La Cucina Italiana

SORRENTO

bellevue syrene 1820

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Mentre a Roma, sul finire del I secolo a. C., si consumavan­o tragedie, c’era chi (il poeta Virgilio), stregato dalla meraviglia del mare, ascoltava il canto delle sirene, affacciato alla terrazza di una villa. La stessa sulla quale sorge oggi questo hotel, di proprietà della famiglia Russo, da sempre meta prediletta di re, imperatori, poeti, artisti, musicisti, scrittori.

Impossibil­e non cedere all’incanto: a picco sulla scogliera, faccia a faccia con Napoli, ha un’aura magica, fuori del tempo. Si passa dalla zona della Villa Pompeiana, fedele ricostruzi­one della casa dei Vetti di Pompei voluta da William Waldorf Astor, alle zone con affreschi del XVII secolo, a quelle dedicate all’arte moderna e contempora­nea. L’imponente glicine e i gelsomini del pergolato che accolgono chi arriva al Bellevue Syrene 1820 profumano e fanno sognare. Come quelli che rallegrano, insieme con una preziosa collezione di piante tropicali, la tenuta dell’hotel Capo Santa Fortunata: i grandi fiori gialli di Helianthus tuberosus (topinambur), quelli rosa di ibisco, quelli rigorosi della datura o più spettinati delle piante di cavolo lasciate andare a fiore, e quelli viola dei convolvoli che crescono sul pergolato dell’uva (nella foto sopra). Qui sei giardinier­i coltivano gli ortaggi che saranno cucinati dagli chef Ivan Ruocco e Salvatore Buonocore.

Le tecniche colturali non prevedono l’uso di sostanze chimiche, a dettar legge sono invece la consociazi­one (cioè si coltivano specie diverse vicine in modo che si sostengano le une con le altre, per esempio le cipolle sotto gli ulivi), la rotazione (anche delle potature: non tutti gli alberi vengono potati ogni anno, per dare maggiore libertà alla pianta) e il concime naturale di un asinello. Nei venticinqu­e ettari di terreno, grande parte è dedicata all’uliveto con la cultivar Minucciola, tipica della penisola sorrentina. L’olio che si usa nel ristorante dell’hotel viene dalla molitura di queste olive: ha profumi erbacei con una punta di rosmarino, e un piacevole piccantino nel finale. Anche il panorama da Capo Santa Fortunata è strepitoso e il mare del Golfo di Napoli, che riempie lo sguardo, ammalia e non lascia scampo: bisogna tornare. bellevue.it/it ➝

«... E tu dice: “I’ parto, addio!” T’alluntane da stu core… Da la terra de l’ammore… Tiene‚ o core‚ e nun turnà? Ma nun me lassà, Nun darme stu turmiento! Torna a Surriento, famme campà! ...»

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Uno dei giardinier­i della tenuta Capo Santa Fortunata che serve le cucine del Bellevue Syrene 1820; uno scorcio dell’hotel e la terrazza La Pergola; sotto, una zona dell’orto.
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