Il gusto del cinema Ciak, si sforna! Andrea Bosca, attore e pasticciere
Divertimento e seduzione. Ma prima ancora famiglia. Questo vuol dire cucinare per l’attore Andrea Bosca. Che ha imparato da piccolo l’arte dei dolci. E non l’ha più dimenticata
Il segreto di una ricetta ben riuscita? Le mani di chi la fa e gli occhi di chi ha guardato farla bene». E Andrea Bosca, attore fra i più richiesti e affascinanti della generazione «under 40», ha osservato molto il lavoro dei suoi genitori, Sergio e Michelina, titolari di una storica pasticceria a Canelli, in Piemonte. Ancora prima, da piccolo, aveva fatto tesoro delle ricette di nonna Rosina. «Era lei che preparava il Mattone delle Langhe, ipercalorica stratificazione di biscotti, caffè, crema, burro e cacao. Ricoperti con le nostre nocciole tostate, dal gusto deciso». Ingrediente-principe dei dolci piemontesi, la nocciola è un po’ il filo rosso che collega infanzia, adolescenza e maturità di Andrea Bosca. «Nella nostra civiltà contadina, la raccolta delle nocciole va di pari passo con la vigna. Nonno Alfredo mi faceva scegliere le nocciole più bianche e, una volta a casa, le tostavamo nel forno. Nasce da qui la torta di nocciole detta Pan Canej (dal nome dialettale di Canelli), fra tutte la mia preferita. Sia a colazione con il latte, sia con il Moscato».
Andrea è andato via di casa a 19 anni, per frequentare la scuola di recitazione del Teatro Stabile di Torino. Vive a Roma da 14 anni, ma non ha mai perso l’abitudine di tornare una volta al mese dai suoi a «mettere le mani in pasta». Quelle mani che lui definisce sorridendo «il mio utensile fondamentale». «Concordo con Carlin Petrini, fondatore di Slow Food, quando dice che non si è mai mangiato così bene come nel dopoguerra, quando tutto si misurava a pugni e le mani sostituivano mixer, bilance, robot da cucina». E guai a non lavare pentole e scodelle subito dopo l’uso, durante la
preparazione di una ricetta. Abitudine che Andrea conserva con scientifica disinvoltura.
Una cosa è certa: le donne della sua vita le avrà conquistate anche prendendole per la gola e non solo ipnotizzandole con gli occhioni blu da cerbiatto. «Cucinare, per me, è sinonimo di famiglia, divertimento, seduzione. Per una cena romantica, punto sulla varietà di antipasti, su un risotto alla parmigiana o un bel filetto di lonza col cavolo nero in crosta di erbette, e per concludere, tortino con cuore caldo di cioccolato fondente».
In barba alle calorie. Che Andrea brucia grazie alla corsa nei parchi di Roma, alla passione per l’hip hop. «Trascorro molto tempo fuori casa e cerco di avere un regime alimentare sano: quando ero sul set della Archibugi per la serie tv Romanzo
Famigliare ho seguito una dieta, mentre in Puglia, durante le riprese de Il capitano
Maria, mi sono calato nel personaggio e ho fatto il pieno di pesce e verdure locali». Se, invece, deve scegliere un piatto rappresentativo di Roma, fila dritto da Gabriele Bonci, il maestro pizzaiolo sostenitore del ciclo di panificazione naturale.
Mentre lava con cura la Marisa, la sua spatola rosa, e controlla in forno la cottura delle lingue di gatto, omaggio al suo animale preferito, Andrea Bosca riflette sul mestiere di attore. E su quello di pasticciere: «Il cinema racconta una storia, lo chef una tradizione. Sono entrambi lavori di squadra, basati su tecnica ed estro. Del cinema apprezzo la verità. Per farlo bene, ci vuole cuore. Così come per un dolce. Perché tutto gira intorno alla connessione emotiva fra le persone».