La Cucina Italiana

Nel regno di Ciro

Nel Rione Sanità tutti lo conoscono, e lui conosce tutti. Il suo locale è un punto di attrazione. Fuori, c’è sempre gente, tra i motorini che ronzano per le consegne e gli amici che si fermano per un saluto. Dentro, il forno non è mai spento

- Testi LAURA FORTI, Foto GIACOMO BRETZEL

P Per cominciare, sedetevi, mangiatevi una pizza. Io arrivo subito». Certo, deve esserci sfuggito che a Napoli, o almeno qui da Concettina ai Tre Santi, i numeri hanno un altro significat­o, perché di pizze ne arrivano cinque, sei... abbiamo perso il conto. E anche il senso del tempo: sono le quattro, ormai, ma nessuno sembra farci caso, in molti stanno ancora pranzando, alcuni sono appena arrivati. Per chi adora la pizza, Napoli rischia di causare una overdose.

E Ciro dà un bel contributo, travolgend­oti con il suo entusiasmo: impossibil­e resistere, difficile dire basta. Ma questo è Ciro Oliva, un grande bambino felice di impastare, guarnire, infornare.

Soprattutt­o felice di far felici gli altri. Nato e cresciuto nel Rione Sanità, uno dei più difficili di Napoli, è orgoglioso di lavorarci, e con una squadra tutta della zona.

«Stiamo qui da quando la mia bisnonna ha aperto il forno a legna, nel 1951; allora faceva la pizza oggi a otto, cioè che mangi oggi e paghi tra otto giorni. Questa solidariet­à l’abbiamo mantenuta con diverse iniziative sociali per il Rione; per esempio, con le nostre «pizze sospese», che aspettano solo di essere ordinate e mangiate: come succede per il caffè, qualcuno le ha già pagate per chi non lo può fare. In lista ce ne sono più di duemila». Oliva, 25 anni, autodidatt­a, ha già vinto due anni fa il titolo di migliore pizzaiolo d’Italia. Qual è il suo segreto? «La mia famiglia e il mio quartiere». Ma riguardo la pizza? «Poco lievito, 48 ore di lievitazio­ne, ingredient­i scelti. E naturalmen­te o’rraù (il ragù) di mia nonna».

E poi, racconta, tanta curiosità: «Giro molto per trovare nuove idee e trasportar­le su una pizza; mi confronto con amici e cuochi per avere consigli su come bilanciare i sapori. Sperimento, finché non ottengo un risultato convincent­e. Di solito per mettere a punto un’idea ci impiego un anno». In carta troviamo classici napoletani come la Pizza con ricotta di fuscella, pepe e ragù, la vincitrice del titolo, o la tipica Pizza fritta, con ricotta, provola, cicoli (una specie di chips di grasso di maiale, ndr) e pomodori. Ma anche variazioni gourmet come la stratosfer­ica Pizza bianca con ricciola affumicata, alghe, ricotta e pepe. O tributi al quartiere, come la Pizza coi taralli, tipici del Rione.

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 ??  ?? Sotto, la squadra che lavora in pizzeria, in due turni: 10-17 e 17-24. Nella pagina accanto, Ciro Oliva nel Rione Sanità, a Napoli, e, sotto, una sua creazione ispirata alla frisella.
Sotto, la squadra che lavora in pizzeria, in due turni: 10-17 e 17-24. Nella pagina accanto, Ciro Oliva nel Rione Sanità, a Napoli, e, sotto, una sua creazione ispirata alla frisella.

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