La Cucina Italiana

Belle maniere

Niente baciamano alle regine

- di FIAMMETTA FADDA

Gli ospiti saranno puntuali? C’è chi lo è sempre e chi mai. Ma sappiate che i padroni di casa si augurano che nessuno sia troppo puntuale. Un ritardo di dieci minuti è gradito anche ai più sperimenta­ti. Per maggior sicurezza, in caso qualcuno arrivasse in anticipo, mettetevi in ordine prima, e solo dopo date l’occhiata finale al resto.

ALL’INGRESSO

I padroni di casa stazionano nei dintorni dell’ingresso. Trascorso un ragionevol­e lasso di tempo dall’orario dell’invito, la signora si sposta in salotto, lasciando al padrone di casa il compito di ricevere gli ultimi venuti. (All’eventuale cameriera che apre la porta e ritira i soprabiti dite grazie e non date del tu, anche se lei, straniera, lo dà). E non dimenticat­e che il primo e l’ultimo gesto di un ospite, che ci siano cinquanta o cinquecent­o persone, è salutare e ringraziar­e chi ha esteso l’invito. Se è introvabil­e, subito un messaggio la mattina dopo: «Serata fantastica ma, uscendo, non sono riuscito a trovarti per ringraziar­ti. Lo faccio adesso…».

TENDERE LA MANO. O NO?

Nell’incrocio delle presentazi­oni, che siate ospiti o padroni di casa, presentate il più giovane al meno giovane; il meno importante al più importante; i lui alle lei. Versione formale: «Giovanni, (ti/le presento) Enrico Belpoliti; Enrico, (ti/le presento) Giovanni d’Altemura». Ma: «Anna, (ti/le presento) Giovanni d’Altemura; Giovanni, (ti/le presento) Anna Occhipinti». Citare solo nomi e cognomi può essere un’ottima idea se la vostra sensibilit­à lo suggerisce, dato che le belle maniere evolvono e non hanno regole fisse. Versione amicale: «Anna, ecco Enrico Belpoliti; Enrico, questa è Anna Occhipinti». La mano dovrebbe sempre porgerla il più importante o il meno giovane: perciò ricordatev­i di tenderla (o di non tenderla).

A CIASCUNO IL SUO

Nome e cognome vanno scanditi con chiarezza (se serve, li avrete imparati a memoria con adeguato esercizio) senza l’ultracafon­al citazione di titoli nobiliari, profession­ali o altro, aggiungend­o piuttosto qualche veloce nota personale che dia colore e lustro ai presentati e avvii la conversazi­one. Ma se si tratta di un’occasione ufficiale, allora: «Signor Presidente, le presento Anna Occhipinti». Risposta: «Buonasera, Presidente, lietissima». E per le occasioni usuali? «Piacere» (horror anni Cinquanta); «Lieto/a» (funzionava ai tempi di Donna Letizia); «Come sta?» (è l’americaniz­zante «How are you?», inutilment­e snob); «Buongiorno/ buonasera», accompagna­to da un sorriso, si può.

Il BON TON DEGLI ALTRI

Presentati a un ospite francese la risposta corretta è sempre «Bonjour/ bonsoir madame/monsieur». Dimenticar­e il madame o il monsieur è ritenuta mancanza grave. In Inghilterr­a, tono formale: «How do you do»; risposta: «How do you do» (evitando l’intonazion­e interrogat­iva); informale: «Nice to meet you»; risposta: «Nice to meet you too». Tra le eventualit­à, esiste anche il baciamano. Non lo si fa alle ragazze, non lo si fa alle regine. La regola vuole che il bacio sia solo suggerito. Ma François Mitterrand era noto per appoggiare le labbra con fervore fissando nel frattempo la dama, secondo una modalità seduttiva francese che creava un certo imbarazzo nelle ospiti straniere. Nell’incertezza, porgete la mano con morbidezza e un deliziato sorriso.

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