La Gazzetta dello Sport - Bologna
Fa tutto il Var L’1-1 non vale, forse c’è il polso di Dumfries
BARCELLONA (4-2-3-1)
Ter Stegen; Sergi Roberto, Christensen (dal 13’ s.t. Piqué), Eric Garcia, Alonso (dal 19’ s.t. Balde); Busquets, Pedri; Raphinha (dal 19’ s.t. Fati), Gavi (dal 39’ s.t. Kessie), Dembelé; Lewandowski
PANCHINA: Pena, Tenas, Ferran Torres, Jordi Alba, Casado, Torre
ALLENATORE:
Xavi ESPULSI nessuno AMMONITI Busquets per gioco scorretto; Gavi per c.n.r.
CAMBIO DI SISTEMA nessuno
BARICENTRO: MOLTO ALTO
(61.3m)
Certe notti sei sveglio o non sarai sveglio mai, canta l’interista Ligabue. L’Inter, che veste i colori della notte, si è svegliata in quella più importante e, con una prestazione infuocata, di cuore e organizzazione, ha realizzato l’impresa: ha sconfitto il Barcellona 1-0 e ora andrà al Camp Nou per difendere il vantaggio in classifica, ammettendo che le due squadre facciano poi gli stessi punti con Bayern Monaco e Viktoria Plzen. Ci andrà come fosse ancora il 2010, disposta a tutto per sopravvivere, dopo aver sconfitto i catalani a San Siro. Era dall’anno del Triplete che l’Inter non batteva il Barça, era da quell’anno che non metteva in fila due partite senza subire gol in Champions. L’Inter di campionato, molle, svogliata e distratta, si è trasfigurata. La difesa che ha subito 13 gol in 8 giornate ha concesso due soli tiri in porta ai catalani e ha cancellato dal campo l’orco Lewandowski. Mai visto. Calhanoglu, lo svampito dei passaggi orizzontali suicidi, è stato perfetto nel ruolo di Brozovic e ha segnato il gol decisivo che gli mancava in Champions dal 2013. Dimarco, infaticabile, che ha iniziato e rifinito l’azione decisiva, ha confermato il suo stato di grazia. Onana è stato bravo e fortunato, come capita agli eroi.
Ma forse è sbagliato spigolare i singoli. L’Inter ha vinto perché per la prima volta in questa stagione è stata squadra in tutto, nell’organizzazione, nella battaglia e nella sofferenza. E qui il primo merito va al più criticato di tutti, Simone Inzaghi, che è riuscito a riaccendere il cuore della squadra e ha disegnato e pilotato la partita perfetta. Il Barcellona ha chiuso con il 72% di possesso? Vero, ha scritto sul pallone ciò che si legge nella cristallerie: “Guardare e non toccare”. Ma lasciare tanta palla agli avversari subendo solo due tiri innocui è un grande merito. Inferiore nella qualità dei singoli, l’Inter poteva venirne fuori solo così: chiudendo gli spazi e lottando su ogni pallone. Mou
Coesione L’Inter ha vinto perché per la prima volta in questa stagione è stata squadra in tutto
Rivincita Il primo merito va al più criticato di tutti, il tecnico, che ha disegnato la partita perfetta
Fa praticamente tutto il Var (quindi Van Boekel): nel bene, nel... mani e nell’incertezza. Primo episodio, minuto 22’ pt: duellando per il pallone con Correa, Garcia commette evidente fallo di mano ma il rigore non viene concesso perché precedentemente con l’ausilio del video, legittimo in quanto Martinez non tocca il pallone - esiste un fuorigioco (di testa) impattante proprio di Lautaro nel contendere il
pallone a Christensen. È un offside antecedente al colpo di... mano: decisivo. Secondo episodio al 21’ st: su cross da destra, Onana tocca di mano ma fra il gesto del portiere e il gol di Pedri c’è una manata di Ansu Fati che azzera tutto. L’1-1 è annullato. Terzo episodio al 45’ s.t.: qui l’arbitro Vincic ammette di non essersi accorto di nulla; il Var pare certificare la non-certezza di tocco - col polso destro - di Dumfries che chiude l’episodio.
5,5 VINCIC
(Arbitro) Più Var che arbitro. Vicino a tutte le azioni ma mancano due gialli e l’intervento su Busquets di Calhanoglu è al limite. Aiutato dall’assistente nel gol annullato a Correa.
5,5 KOVACIC (Assistenti)
5,5 KLANCNIK
rinho, davanti alla tv, avrà rivisto qualcosa di suo. Ma anche il Mago, Burgnich, Facchetti, Guarneri e Picchi, lassù, si saranno divertiti.
Calha-bum
L’Inter capisce subito cosa l’aspetta: per i primi 2 minuti e 13 secondi non tocca la palla che gironzola tra i piedi catalani. Xavi, che alla vigilia aveva fintato un 3-4-3, sorprende con il 4-2-3-1: Gavi sale dalla mediana e si piazza tra i due esterni, alle spalle di Lewandowski. Il vecchio Busquets e il giovane Pedri s’incaricano della costruzione. Il piano di Xavi è chiaro: Gavi, avanzato, deve farsi trovare tra le linee, e tendere un ponte verso Lewa. I due terzini sono sempre altissimi e così