La Gazzetta dello Sport - Bologna
Il bello di Simo Inzaghi: «È la svolta? Penso sia l’inizio, una notte che resta»
Il tecnico: «Imprese così fanno bene Ora serve recuperare in campionato»
ono forse passati i giorni più lunghi, intensi e controversi dell’Inzaghi allenatore: con una vittoria tanto sofferta, quanto nobile e dolce, Simone è uscito dall’angolo buio in cui si era cacciato. La luce non è poi così distante se la cerchi e il tecnico interista lo sa: «La squadra ha fatto una grande gara contro un avversario fortissimo, con tantissima qualità, e questo ci deve dare grande autostima. Sono contentissimo per i giocatori, la società, i tifosi che erano più di 70mila, non capita spesso di battere il Barcellona». In effetti, non capitava dal 2010, anno magico per ogni interista. Anche per chi all’epoca aveva meno di 20 anni e tutt’altri pensieri come il presidente Steven Zhang: «Questa è una delle milioni di ragioni per cui ti amiamo, Inter. Ora continuiamo così», il post d’amore presidenziale su Instagram giusto a fine partita.
SNoi, non io
Fino a ieri nelle orecchie di Simone non hanno pesato tanto le voci su possibili esoneri, gli ultimatum che giravano e quel senso di sfiducia attorno, quanto il fatto che l’Inter sembrava non reagire ad ogni impulso dato dal suo allenatore. Ebbene, con quella palla radente calciata da Calha, regista per una sera per sua ottima intuizione, e con 100’ di mostruosa applicazione difensiva, Inzaghi si è come risvegliato da un lungo sonno. Ha tirato fuori la testa dell’acqua e, riaprendo gli occhi, ha ritrovato ciò che più gli mancava: l’Inter. La sua Inter. Una creatura strana, indecifrabile, pazza per definizione. Non è stata la bellezza, però, a riportarlo a galla, ma l’umiltà che spesso era mancata nell’ultimo periodo: non si era vista nelle dichiarazioni mirabolanti prima delle partite e in campo nella strana isteria collettiva che aveva portato i nerazzurri a non capirsi, a urlarsi addosso e a sbracciare oltre il consentito. Niente di tutto ciò si è visto ieri perché i nerazzurri sono tornati ad essere un blocco di granito, un corpo unico in difesa della linea del Piave: chi mulinava la mani, lo faceva solo per incoraggiare il compagno e non per mandarlo a quel Paese. E l’umiltà ha ritrovato
Una gara così ripaga di tutto il rumore degli ultimi mesi. Anche per Milan Skriniar, che è tornato muro invalicabile nella serata più dura e, soprattutto, con la fascia di capitano al braccio. Chissà che questa notte non possa avere effetti anche sul suo futuro, con un rinnovo da discutere a brevissimo.
la sua naturale dimora nelle parole di Simone a fine partita: «Il noi è tornato a prelevare sull’io, sono stati tutti bravissimi con uno spirito di sacrificio incredibile, altrimenti non batteresti mai una squadra simile».
Scintilla
Se questa sia la scintilla che rimetterà in piedi la macchina, è presto per dirlo, ma un risultato di questo livello, contro un avversario di tale lignaggio, consente di prendere con ben altro stato d’animo il biglietto del treno per Reggio Emilia: il Sassuolo sabato fa molto meno paura. E anche il cammino in Champions, in un girone in apparenza proibitivo, sembra davvero possibile: «Si vedrà se è una scintilla, ma di certo è un bellissimo segnale – ha aggiunto Inzaghi -. Non abbiamo fatto nulla ancora, però abbiamo dimostrato che con sacrificio e corsa, si possono fare serate del genere». Sullo Xavi furioso e “indignato” con l’arbitro, invece, palla in tribuna: «Ho rivisto solo l’episodio del gol di Pedri e c’era fallo di mano, sul resto non so», si è difeso Simone
Nuovo inizio
Il primo tranquillante della serata era stata somministrato all’allenatore dall’a.d. già prima del match: «La società è vicina a lui e il suo futuro non dipende dai risultati immediati. L’esperienza di questi mesi può servire a tutti noi per migliorare e per eliminare gli errori. Inzaghi non si è improvvisato allenatore dell’Inter», le parole di Marotta. Poi, come i 70mila di San Siro Inzaghi ha sofferto per ognuno dei mille palloni che il Barcellona faceva cadere in area e per le proteste si è beccato pure un giallo, mai così dolce. «Può essere un nuovo inizio», ha concluso Simone e, in fondo, c’è da credergli
NUMERO
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Ho visto una squadra compatta, ordinata, solo così si ottengono vittorie del genere
i palloni recuperati
La gioia
(v.d’a.) A sentire Simone Inzaghi, l’alternanza rimarrà anche in futuro. Ma in attesa di capire chi giocherà sabato, André Onana si gode un’altra notte da titolare in Champions, la terza su tre gare da quando veste il nerazzurro: «La Champions è una competizione importante, è chiaro che avere continuità è meglio per un portiere ma la cosa importante è rispettare le decisioni dell’allenatore e le gerarchie del gruppo».
Contento Lui intanto il suo lo ha fatto anche ieri, col solito stile. Un’uscita avventurosa cancellata dal Var che ha annullato l’1-1, ma anche tante cose belle, come un disimpegno con i piedi con tanto di dribbling sull’avversario e diverse uscite alta nel cuore dell’area, per dare sicurezza ai compagni. Con personalità, come si chiede ad un numero uno. «Siamo una grande squadra e vogliamo vincere sempre e oggi lo abbiamo dimostrato, meritando il successo dice André -. Nel calcio, come nella vita, ci sono momenti difficili. Sono molto contento, era una vittoria che tutti volevamo. Tutto il mondo Inter voleva vincere e superare il momento duro».