La Gazzetta dello Sport - Bologna
Lega in continuo pressing per Salvini al Viminale Pnrr, l’appello di Draghi
Il Carroccio tira dritto ma il leader apre ad altri ruoli II premier uscente: «La politica ora collabori»
«al momento non abbiamo alcuna indicazione che la Russia si stia preparando nell’immediato a usare quel tipo di armi». E da parte russa, ieri, i toni sono sembrati perfino conciliatori, almeno a sentire il direttore del Dipartimento per la non proliferazione degli armamenti del ministero degli Esteri, Vladimir Yermakov, e il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, che hanno affermato di non voler prendere parte alla «retorica nucleare» dell’Occidentali. Ma, intanto, a Kiev le autorità hanno distribuito pillole allo iodio in preparazione di un attacco atomico alla capitale.
Sul campo, le forze di Kiev 4 guadagnano terreno.
Proprio nel giorno in cui il Senato russo ha approvato i referendum, l’esercito di Kiev è avanzato nella regione di Kherson, ma anche nel Donbass e nel Lugansk, e ha sfondato sul fiume Dnipro, a 30 km a est della precedente linea del fronte. Un’avanzata ammessa pure dalle autorità filorusse, che ha indotto il vicepresidente del Comitato di Difesa, Dmitry Sablin, a riconoscere che «siamo obbligati a fermarci e a riorganizzarci per ottenere nuove attrezzature e addestrare le nuove reclute».
La via diplomatica, intanto, 5 è sempre più chiusa.
Il presidente Usa Biden ha chiamato il leader ucraino Zelensky. Anche la premier in pectore italiana Giorgia Meloni ha sentito Zelensky: tema, le nuove sanzioni. Meloni ha confermato l’appoggio italiano al popolo ucraino e ha ricevuto l’invito per andare a Kiev. Da ricordare che il governo Draghi si prepara a licenziare il quinto invio di armi all’Ucraina. «Forniture che non aiutano a risolvere il problema del caro-bollette», ha ironizzato l’ambasciata russa a Roma. Zelensky ha pure firmato un decreto sull’impossibilità di avviare negoziati con Putin: Mosca gli ha replicato di attendere un nuovo presidente ucraino. Ma i venti di guerra soffiano pure in Estremo Oriente, dove la Nord Corea, che ha riconosciuto i referendum nei territori filorussi, ha lanciato un razzo balistico nel cielo giapponese. E gli Usa hanno dovuto ricordare di avere un «impegno» nel difendere Tokyo. Mentre manderanno altri 625 milioni di aiuti a Kiev.
Lo sguardo dal fronte
Un missile sorvola il Giappone o hanno capito anche i sassi che al Nord abbiamo perso i voti». L’ex deputato della Lega, Paolo Grimoldi, per conto di Umberto Bossi, lavora al Comitato del Nord «a sup- porto della Lega». Rumoreggia la base del Carroccio nelle stesse ore in cui il suo leader, Matteo Salvini, esce dal consiglio federale del partito con il «pieno mandato per proseguire i lavori con gli alleati» e la lista dei desideri per il governo (a Roma). Quali i ministeri “richiesti”? Interno, Infrastrutture e Trasporti (che, non a caso, ha la delega alle Capitanerie e alla Guardia Costiera), Agricoltura, Affari regionali o Riforme per l’autonomia, nodo questo fondamentale per la Lega. E dove Luca Zaia, governatore del Veneto - che ha suggerito la conferma dei dicasteri leghisti uscenti (Disabilità, Turismo e Sviluppo economico) - vorrebbe un lombardo o uno dei suoi. Proprio un ministro in carica come Giancarlo Giorgetti chiarisce: «Non abbiamo parlato di nomi. Il Viminale solo per Salvini? Mi sembra il candidato naturale...». Anche Sanità, Giustizia e Turismo sarebbero alcuni desiderata emersi.
«LLodo
Ma il pressing del Carroccio per un ritorno del capo agli Interni potrebbe scontrarsi con il cosiddetto “lodo Meloni”: ovvero, nessuno potrà fare il ministro nel suo governo se già lo ha fatto in precedenza nello stesso ministero. Un modo per sancire la discontinuità rispetto all’esecutivo Draghi (al netto delle diverse posizioni fra Salvini e Fratelli d’Ita
Segretario
lia, ad esempio, sul controllo del- le migrazioni). E se Antonio Tajani nega ancora veti di Forza Italia sul leghista all’Interno («decidono il Cav con Meloni e il Colle»), il sindaco di Milano Beppe Sala mette il dito nella piaga: «Il dibattito con Salvini causerà a Meloni più di una preoccupazione». E allora, il leader del Carroccio assicura che farà «quello che serve al Paese», aprendo per la prima volta a opzioni diverse rispetto all’agognato ritorno al Viminale. Poi, elenca gli obiettivi della Lega: «Sbloccare i cantieri fermi, riportare sicurezza nelle città, estendere la flat tax fino a 100 mila euro di fatturato (malgrado Confindustria, ndr), azzerare una volta per tutte la legge Fornero e applicare l’autonomia». Il Carroccio vuole chiudere la stagione dei tecnici in un nuovo esecutivo che i tecnici potrebbe vederli nelle caselle economiche cruciali, con il resto della squadra composta principalmente da politici. Giorgia Meloni riunisce intanto (oggi) l’esecutivo di FdI e lavora al passaggio di testimone sui dossier più delicati: ieri ha (irritualmente) incontrato il ministro della Transizione ecologica Cingolani per concordare la strategia sul tema energia.
Social
«Azioni di singoli Stati tese a sfruttare i propri punti di forza rischiano di interferire nella competitività delle aziende e creare distorsioni nel mercato unico europeo», scrive poi sui social Meloni, con riferimento alla Germania. E c’è chi mormora che Cingolani potrebbe rimanere come ministro (ma il lodo?). In un sudoku che potrebbe vedere Fabio Panetta o Domenico Siniscalco all’Economia, Matteo Piantedosi e Giuseppe Pecoraro verso il Viminale (con Salvini magari all’Agricoltura), Elisabetta Belloni o Tajani agli Esteri, l’azzurra Licia Ronzulli a Salute o Scuola. Ma, intanto, è il premier uscente, Mario Draghi a fissare il punto sugli impegni presi: alla Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, Draghi ha detto che «il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza rappresenta una straordinaria opportunità per sostenere l’economia e rilanciare il Paese. C’è bisogno di collaborazione, ma soprattutto di lavoro, crescita e gestione oculata delle risorse». Presto sarà compito di Meloni. Che, in serata, “apprezza” la disponibilità di Salvini a “cedere” il Viminale: «Conferma la linea del centrodestra, offrire le risposte migliori al Paese. I tempi? Chiedete al Colle, non a me».
LE MINACCE DI KIM
HA DETTO
Il Pnrr non è il piano di un governo ma di tutta l’Italia e ha quindi bisogno dell’impegno di tutti per garantirne la riuscita con gli obiettivi previsti -
Mario Draghi