La Gazzetta dello Sport - Bologna
«Istinto e ritmo alla fine vinco io Questa Virtus vuole tutto»
Il danese è stato spesso decisivo nell’ultimo quarto: «In quei momenti sono più caldo, non ho paura di nulla»
Quando ero fuori non ho mollato. Avevo bisogno di un’opportunità
Vincere l’Eurolega è il top: cambia lo status del club e dei giocatori
Iffe Lundberg
Alla Virtus Bologna dal 2022
ABologna i tifosi Virtus la chiamano “zona Lundberg”. È l’ultimo quarto il terreno di caccia preferito dal 29enne esterno della Virtus che in questa stagione ha deciso diverse partite a favore della squadra di coach Banchi con le sue scariche di canestri nei 10’ conclusivi. Quella di Lundberg in Virtus è la storia di un profilo
“from zero to hero”, dal nulla al successo. La sua prima stagione infatti è finita in tribuna, escluso dalla rotazione degli stranieri, e in seguito messo fuori squadra sotto la gestione Scariolo. Poi l’esonero di Don Sergio e l’approdo di Banchi hanno cambiato le strategie del club, così Iffe è tornato tra i 12 fino a diventare un giocatore importante nella scalata della V nera in Eurolega. «Quando sono uscito di squadra ho continuato a lavorare e a credere in me stesso perché so quello che posso dare in campo – dice -. Poi ho trovato un coach e dei compagni che credono nelle mie qualità. Ora sono felice di essere in questa Virtus. Siamo un bel gruppo, umile e ambizioso al tempo stesso. Avevo solo bisogno di un’opportunità per rimettermi in gioco. Quando mi è stata concessa, l’ho sfruttata bene».
▶Iffe come spiega la sua metamorfosi?
«L’istinto non mi manca.Ho iniziato a giocare a 5 anni a Copenaghen, seguendo le orme di mio fratello. Ma non mi considero uno specialista o un creativo per quello che faccio. Sono le situazioni di gioco che mi spingono a quelle giocate». «Domani in casa affrontiamo il Monaco, è la partita più importante. Vogliamo vincere per avvicinare i playoff. Siamo sulla buona strada e ci crediamo». «Siamo in corsa su tre fronti e sento che possiamo conquistare più trofei. Vincere l’Eurolega sarebbe il massimo perché è il titolo che cambia lo status della squadra e di tutti i giocatori». «Papà nigeriano, mamma danese. Da lei ho preso il cognome. Sono laureato in economia internazionale. Da ragazzino amavo LeBron. Ma i giocatori ai quali mi avvicino di più oggi sono Lillard (Milwaukee) e Westbrook (LA Clippers)». «È il posto migliore per chi fa il mio mestiere. Qui c’è passione, competenza, calore. L’energia che infondono i tifosi della Virtus è straordinaria. Noi vogliamo vincere tanto per loro». ⏻ TEMPO DI LETTURA 2’22”▶Lei ha un gioco da campetto, sa inventare e segnare tiri ad alta difficoltà. Un dono naturale?
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