La Gazzetta dello Sport - Bologna

Poltrone girevoli

Quarto mandato dei presidenti Rielezione proibita col ballottagg­io Il Coni approva: occorrono i due terzi dei voti, ma i leader plurimanda­tari resterebbe­ro comunque esclusi in caso di secondo turno

- Di Elisabetta Esposito

Giovanni Malagò Presidente del Coni lla fine il futuro dei vertici sportivi italiani si è deciso all’unanimità. Ma non senza malumori. Il Consiglio nazionale che si è riunito ieri pomeriggio al Salone d’Onore del Coni ha approvato il documento sui “Principi fondamenta­li degli Statuti delle Federazion­i Sportive Nazionali” che il presidente del Coni Giovanni Malagò ha portato giorni fa al ministro del Sport Andrea Abodi e al capo di gabinetto Atelli che lo avevano di fatto approvato nella sostanza. Con un auspicio: «Il ministro avrebbe gradito un altro orientamen­to su parità di genere e vice under 35 nelle elezioni dei presidenti (indicazion­i totalmente assenti nel documento, ndr). Mi ha invitato a ricordarvi questi temi, io l’ho fatto», ha detto Malagò al Consiglio.

ALe nuove norme

Il nodo che ha animato la discussion­e è un altro: le modalità di accesso al quarto mandato per i presidenti che ne hanno alle spalle tre consecutiv­i. Prima di raccontare cosa è accaduto in Consiglio è necessaria una premessa: il 27 luglio 2023 un emendament­o al decreto per la pubblica amministra­zione aveva cancellato il limite di tre mandati, istituito nel 2018 dall’ex ministro Lotti, precisando che per la riconferma sarebbe stata necessaria la maggioranz­a dei due terzi dei votanti. A questo era seguita il 29 settembre la sentenza della Corte Costituzio­nale che confermava organismi, dalla presidenza al consiglio federale, dopo i Giochi di Parigi (26 luglio-11 agosto 2024). Da settembre a dicembre 2024, il ciclo elettorale riguarderà tutte le federazion­i eccetto quelle degli sport invernali il cui presidente Roda è stato rieletto nel 2022. Il calendario è ancora da definire. L’elezione del presidente del Coni è in programma a maggio 2025. l’illegittim­ità del divieto. Il documento approvato ieri in Consiglio nazionale, redatto da una commission­e di otto presidenti, riprende le indicazion­i dell’emendament­o di agosto, ponendo come condizione per il quarto mandato «che si consegua un numero di voti pari ai due terzi dei voti validament­e espressi (50%+1 degli aventi diritto)». Ma con un paio di aggiunte importanti che hanno fatto storcere il naso a qualcuno. Se il presidente uscente non raggiunges­se i due terzi dei voti, «in assenza di più di due candidati» l’assemblea verrebbe sciolta e riconvocat­a ex novo ma chi punta non al quarto mandato non sarebbe ricandidab­ile. Se invece i candidati fossero almeno tre, si procedereb­be «al ballottagg­io fra i rimanenti con esclusione del presidente uscente». Tradotto: se un candidato al quarto mandato non ottiene subito almeno il 66% dei voti non ha più possibilit­à di essere eletto. Addirittur­a, se pure arrivasse a prendere il 65% in una corsa a tre, al ballottagg­io andrebbero gli altri due.

Il dibattito

Su questi ultimi punti ieri hanno mosso i loro appunti diversi presidenti vicini al loro potenziale quarto mandato. Come Sabatino Aracu della Federazion­e sport rotellisti­ci: «Mi sembrano indicazion­i giuridicam­ente inaccettab­ili. Non devono esserci vessazioni sulle candidatur­e». Ma anche chi non fa parte dei presidenti “longevi”, come Angelo Cito della Federazion­e taekwondo: «Sono molto perplesso, non si può impedire a una persona di candidarsi ad una nuova assemblea». Parole che hanno spinto il presidente Malagò a intervenir­e: «Avete scelto una strada dopo esservi incontrati in commission­e e questo documento è stato già approvato dal ministro che aveva tra l’altro intenzioni diverse. Non approvarlo adesso sarebbe poco serio e anche uno sgarbo istituzion­ale». Risultato? Documento approvato all’unanimità, senza astenuti o tantomeno contrari.

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