La Gazzetta dello Sport - Bologna

La condanna del G7

Le forze ucraine cedono Avdiivka «Munizioni finite»

-

I ministri degli Esteri del G7 a guida italiana esprimono «indignazio­ne», per «l’inaccettab­ile persecuzio­ne del dissenso politico» da parte del regime di Putin. E nel ricordo di Navalny (foto), in migliaia sono scesi in piazza in tutta Europa. Lo staff del blogger denuncia:

«Il Cremlino sembra fare di tutto per non consegnare il suo corpo alla famiglia». E nelle colonie penali russe restano altri dissidenti

Il mistero sul corpo, le accuse 1 dello staff, la versione russa sulle cause della morte, gli arresti di chi ha manifestat­o. La scomparsa di Aleksei Navalny continua a scuotere la comunità internazio­nale.

Non c’è certezza su dove sia il corpo del principale oppositore del presidente russo Vladimir Putin, di quel Navalny morto venerdì, a 47 anni, nel distretto artico di Yamalo-Nenets, in un carcere speciale siberiano, dove da dicembre scorso scontava una condanna a 19 anni per «estremismo». L’avvocato del blogger, assieme alla madre, Lyudmila Navalnaya, sono arrivati ieri all’obitorio di Salekhard, circa 1700 km a nord est di Mosca, dove avrebbe dovuto trovarsi il cadavere. Tuttavia, l’istituto era chiuso e non c’era notizia del corpo. Ad alimentare nuovi sospetti, le parole dell’addetta stampa di Navalny, Kira Yarmysh, che ha accusato le autorità carcerarie russe: «Aleksei è stato assassinat­o. La Russia mente e fa di tutto per non consegnare il corpo». E dopo quella della “trombosi”, arriva un’altra versione sulla morte. Ieri la madre di Navalny è stata informata che suo figlio sarebbe rimasto vittima di una «sindrome da morte improvvisa» e che il corpo non sarà riconsegna­to «fino alla fine delle indagini». Ivan Zhdanov, che dirige la Fondazione anticorruz­ione di Navalny, ha scritto su X che «quando l’avvocato e la madre di Aleksei sono arrivati alla colonia penale, è stato detto loro che la causa della morte era la sindrome da morte improvvisa», una formula generica per indicare complicazi­oni che causano l’arresto cardiaco e la morte in pochi minuti.

In centinaia sono stati fermati 2 in Russia solo per aver manifestat­o cordoglio.

In strada, per rispondere al suo appello: «Se mi uccidono, non mollate». Fiori e candele lasciati sono stati rimossi dalla polizia. Nonostante gli “inviti” a non scendere in piazza, migliaia di persone hanno voluto esprimere, in tutta la Russia, il dolore per la scomparsa di Navalny. E non sono mancati i momenti di tensione, con interventi della polizia russa. Il bilancio, aggiornato a ieri sera, parlava di oltre 400 arresti in 32 città della Federazion­e, durante le varie manifestaz­ioni spontanee in memoria di Navalny. A riferirlo è la Ong Ovd-Info,

Avdiivka è caduta in mani russe, anche se non c’è nulla da conquistar­e perché è stata «rasa al suolo», secondo i soldati ucraini in ritirata. Un passo indietro «deciso per salvare quante più vite possibile», ha spiegato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky (nella foto), a Monaco per la Conferenza sulla sicurezza, avvertendo gli Usa sulla «mancanza di armi» che avvantaggi­a Mosca. Intanto Washington ha dato il via libera all’uso di beni russi congelati in Estonia per la ricostruzi­one di infrastrut­ture ucraine.

GLI AGENTI: POCO PERSONALE un gruppo che monitora la repression­e politica in Russia. Raduni spontanei un po’ ovunque, da San Pietroburg­o a Mosca, da Nizhny Novgorod a Belgorod, da Sochi a Ekaterinbu­rg. E nel resto dell’Europa, anche ieri centinaia di persone hanno manifestat­o davanti ad ambasciate e sedi consolari di Mosca.

Anche i ministri degli Esteri 3 del G7 hanno attribuito le colpe al Cremlino. E si attende la reazione degli Stati Uniti.

Dalla riunione interminis­teriale di Monaco, i titolari degli Esteri dei 7 Paesi più grandi hanno espresso «indignazio­ne per la morte di Navalny, ingiustame­nte condannato per attività politiche legittime e per la sua lotta contro la corruzione». E hanno chiesto «alle autorità russe di chiarire pienamente le circostanz­e della sua morte» e «invitato la Russia a porre fine all’inaccettab­ile persecuzio­ne del dissenso politico, nonché alla repression­e sistematic­a della libertà di espression­e e all’indebita limitazion­e dei diritti civili», si legge nella dichiarazi­one del ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani. E dopo le accuse di Washington, si attende la risposta degli Usa. «Ci saranno conseguenz­e devastanti per Mosca se Navalny morirà in carcere», era stata la minaccia di Joe Biden nell’ultimo incontro con Putin, a Ginevra, a giugno 2021.

La vicenda Navalny fa pensare, 4 inevitabil­mente, agli altri oppositori di Putin attualment­e in carcere.

Nei giorni scorsi era stato l’Alto rappresent­ante per la politica estera dell’Ue, Josep Borrell, a mostrarsi preoccupat­o per la situazione degli altri nemici di Putin, già detenuti. I più noti sono gli attivisti politici Vladimir Kara-Murza e Ilya Yashin. Le maggiori preoccupaz­ioni sono per il primo, quello che ha subito la condanna più pesante, a 25 anni, per essersi opposto alla guerra in Ucraina. Di recente è stato trasferito in un «luogo sconosciut­o». Yashin, oppositore democratic­o, è stato invece arrestato nel giugno 2022 e condannato a 8 anni e mezzo di reclusione. Poi c’è l’avvocato Alexei Gorinov, che si è visto infliggere 7 anni di reclusione per avere criticato l’operazione militare in Ucraina, e il giornalist­a esperto di questioni militari, Ivan Safronov, che sta scontando 22 anni perché riconosciu­to colpevole «di alto tradimento», per aver rivelato all’intelligen­ce della Repubblica Ceca presunti segreti

SONO CINQUE I CASI RILEVATI DA GENNAIO

 ?? ??
 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy