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Libri antichi e diritti tv al setaccio dei magistrati Ecco tutti i punti al centro dell’indagine
Il presidente della Figc indagato per autoriciclaggio Gli atti sono ora al vaglio della Procura di Roma
Gli “spiati”
Il fascicolo romano
Èpassata una settimana da quando dall’inchiesta dossieraggio di Perugia è emerso il nome di Gabriele Gravina. Una settimana in cui ogni giorno sono venuti fuori nuovi elementi e fatti, a partire dall’iscrizione del presidente della Figc nel registro degli indagati della Procura di Roma di mercoledì scorso.
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Quali sono le accuse che gli vengono mosse?
Al momento l’ipotesi di reato formalizzata dal procuratore capo Francesco Lo Voi è quella di autoriciclaggio. Si tratta di un illecito per cui si può procedere d’ufficio, come in questo caso, ma che ne presuppone un altro avvenuto in precedenza. I pm stanno ancora ragionando, carte alla mano, su quale possa essere. L’ipotesi più accreditata è quella che venga affiancato dall’appropriazione indebita che scatta però a fronte di una denuncia che ora non c’è.
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Su quali carte stanno lavorando i pm?
I primi atti su Gravina erano stati trasmessi a Roma il 23 marzo del 2023 dalla Direzione nazionale antimafia (DNA). Si tratta di uno dei dossier acquisiti abusivamente dal tenente della Finanza Pasquale Striano e dal pm Antonio Laudati, entrambi in forza alla DNA e ora indagati dalla Procura di Perugia per falso e abuso d’ufficio, il primo anche per accesso abusivo a dati informatici (33.528 file su 1.531 persone) e illecita divulgazione degli stessi. Qui venivano ipotizzate attività illecite a carico del presidente. Nuovi atti sono stati trasmessi più di recente da Perugia, spingendo la Procura di Roma ha aprire un fascicolo inizialmente senza indagati e ipotesi di reato.
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Qual è la posizione di Gravina?
Voi e dall’aggiunto Cascini. Contestualmente all’inizio dell’interrogatorio è stata formalizzata l’iscrizione al registro degli indagati, posizione che ha permesso a Gravina di avere alcune garanzie come la presenza dei legali. Giovedì ha poi parlato in modo ampio della sua situazione: «In tutta l’attività di dossieraggio sono stato parte lesa. Mi sono dovuto far indagare per potermi difendere, ma non per difendermi dai magistrati che non mi hanno mai rivolto accuse, ma dalle falsità di qualcuno che si diverte con veline anonime... Immagino che la fonte sia sempre la stessa. Ho esibito documenti ufficiali con data certa. Tutto ha avuto risposte e riscontro. Ho chiesto l’accertamento della verità. Ma se ci sono responsabilità voglio sapere i nomi dei mandanti».
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Ma quali sarebbero i fatti di cui veniva accusato nel famoso dossier?
Secondo quella ricostruzione ci sarebbe stato un giro di soldi in seguito a un bando del 2018 per i diritti televisivi della Lega Pro, di cui Gravina era presidente. L’appalto sarebbe andato alla società Isg affiancata da Ginko, ora si indaga sulla regolarità dell’assegnazione, in particolare su un possibile collegamento tra quest’operazione e una compravendita di libri antichi non andata a buon fine da cui il presidente avrebbe trattenuto l’opzione da 350 mila euro. Soldi poi utilizzati per l’acquisto di una casa a Milano per la figlia della sua compagna. Un giro di denaro sui cui oggi la Procura di Roma, a prescindere da come si siano ottenuti i documenti, vuole vederci chiaro.
Sotto la lente
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Qual è la strategia difensiva del presidente?
Intanto viene fatto presente che i diritti tv della Lega Pro hanno un valore minimo e dunque non sarebbe giustificabile un tale interesse. Ma soprattutto i legali del presidente sono convinti di aver portato all’attenzione dei pm una serie di pagamenti tracciabili talmente inattaccabili da chiudere ogni questione. Al centro ci sarebbero soprattutto i libri antichi di Gravina, bibliofilo riconosciuto, e in particolare una collezione da un milione circa che il presidente aveva deciso di vendere. Siamo nel 2019 e un soggetto privato ottiene per 350 mila euro l’opzione all’acquisto valida per 90 giorni. I soldi vengono versati direttamente sul conto di Lorenza Tella, figlia di Francisca Ibarra ovvero la compagna di Gravina: una richiesta del presidente che aveva già intenzione di utilizzarli per comprarle una casa. Ma l’opzione non viene esercitata. A quel punto Tella gli avrebbe fatto un bonifico di 350 mila euro per restituire la somma. E la casa? Gravina avrebbe colmato quella mancanza con un prestito chirografario. Nella seconda parte del 2019 l’acquisto sarebbe invece andato a buon fine e parte della collezione venduta a Mizar, gruppo che si occupa di antiquariato, per circa 200 mila euro (182 mila pound). Anche questo sarebbe tutto documentato.
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Quali sono i tempi adesso?
Il tempo minimo per la chiusura delle indagini dovrebbe essere di circa tre mesi, ma non si può escludere che si possa arrivare a sei. A quel punto il pm chiederà al Gup il rinvio a giudizio o l’archiviazione. Resta aperta la questione competenza territoriale: visto che la casa è stata acquistata a Milano il procedimento potrebbe finire in Lombardia.
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