La Gazzetta dello Sport - Bologna

«Io, Forrest Gump grazie a Gasperini Dea, testa e gambe con Napoli e Reds»

(non a caso a Zingonia lo chiamano Forrest Gump).

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vi: una fase difensiva forte, e la prima partita in calendario».

▶ Su 31 partite, 30 da titolare: da dove è partito il Ruggeri che, acquistato Bakker, si pensava andasse ancora in prestito?

«Dalla fiducia della famiglia Percassi e di Gasperini, dai suoi consigli per farmi crescere dove ero carente. Anzitutto l’attitudine difensiva e dunque la postura del corpo: sembra niente, ma all’avversario basta un centesimo di secondo per rubarti il tempo».

▶ Quando ha capito di essersi preso davvero l’Atalanta?

«Ho segnato a Lisbona e mi è passato davanti agli occhi tutto: gli anni nel vivaio, l’esordio, l’esperienza a Salerno, gli infortuni. Ci ho messo del mio per non mollare mai, per sfruttare ogni chance. E Gasp ne dà a tutti».

Matteo Ruggeri Esterno dell’Atalanta

▶ È il suo terzo maestro. Il primo, Alessandro Bonacina, disse di lei bambino: tiro di sinistro da paura e corsa da adulto. Aveva capito tutto.

«Del tiro lo disse perché un giorno l’avevo colpito in faccia... Ma la corsa devo ancora migliorarl­a nei primi metri».

▶ Se il secondo mentore, Raffaele Bonifacio, non avesse chiesto al suo allenatore di provarla largo a sinistra, oggi farebbe l’esterno o il centrale?

«L’esterno, anche la mia crescita fisica è stata “coerente” con il ruolo. Ma fare il centrale non mi dispiace, tanto nel nostro gioco non stai mai lì fermo in area».

È più facile che Gasp mi dica

“Vai vai” piuttosto che “Stai stai”

Devo migliorare postura difensiva e tempi di gioco, posso fare più gol

L’esterno dell’Atalanta e dell’Under 21: «Anche in azzurro ho dato tutto, sempre con la giusta spensierat­ezza»

▶ Il “regalo” migliore di Gasp?

«Mi ha insegnato la spensierat­ezza nel giocare, è più facile che mi dica “Vai, vai”, che “Stai, stai”

Questo dà valore anche al piede: il sinistro è sempre stato sensibile, però magari ero più “legato”, rischiavo meno la giocata, il cross».

▶ Si rivede un po’ in Gosens?

«Provo a rubargli l’inseriment­o sul secondo palo: devo migliorare i tempi di gioco, posso segnare di più. Ma anche un assist non mi soddisfa meno, anzi».

▶U▼ gol l’ha sfiorato proprio a Napoli, un anno fa: più decisiva per loro o per la Dea, sabato?

«Importante perché ci può dare una bella spinta, ma è presto per definirla decisiva. Non per dire che servirà una partita perfetta: loro hanno qualità, forza, tutto».

▶ Ma non più l’allenatore che l’ha guardata dalla tribuna martedì, contro la Turchia.

«Spalletti è venuto nello spogliatoi­o prima della partita e ci ha fatto un discorso bellissimo: “È come se io e Nunziata lavorassim­o insieme, ogni vostra partita è un’occasione, datemi segnali”. Ho dato tutto come sempre, spero di averlo fatto».

▶ Prima partita con l’Atalanta contro il Liverpool, primo gol a Lisbona: dna europeo e i Reds nel destino?

«Partite dal sapore diverso, sensazioni diverse, un peso diverso. Il Liverpool proveremo a metterlo in difficoltà, con spensierat­ezza. Ogni tanto immagino Anfield pieno, io l’ho visto a porte chiuse per il lockdown, quel prato era un tavolo da biliardo. Da Zogno a Liverpool: mi riguarderò le gambe con i nomi dei miei genitori, Ermanno e Isabella, tatuati. È stato il mio grazie per ciò che hanno fatto per me, anche se soprattutt­o lei non l’ha presa bene, voleva lo cancellass­i: “Mamma, mica l’ho fatto col pennarello...”».

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