La Gazzetta dello Sport - Bologna
BETTINI: «MI REGALO IL RITORNO AD ATENE L’ORO OLIMPICO TI RENDE IMMORTALE»
Il traguardo speciale del livornese che dal 26 agosto correrà il Gold Olympic Tour per celebrare la vittoria più bella: «Quel trionfo mi ha fatto uscire dal mio sport»
Paolo Bettini su ieri e oggi ei suoi primi 50 anni, che festeggia lunedì, Paolo Bettini si porta dietro la convinzione di essere «un ragazzo fortunato», nonostante il pit-stop che lo ha costretto a rimanere qualche giorno ai box: «mi sono regalato dei punti e una cicatrice, ma non ho mai puntato sulla bellezza, mettiamola così». Nel suo bilancio positivo ci sono Veronica, la figlia ventenne che fa l'università a Firenze, e un'indole che lo porta a non stare mai fermo, che sia in volo, sugli aerei che ama pilotare, o in bici, soprattutto nel gravel. Di tutto ciò che ha vinto due Mondiali, tre Coppe del Mondo, due Lombardia, due Liegi-Bastogne-Liegi, una Sanremo, tappe a Giro, Tour e Vuelta - non c'è un solo giorno che il Grillo cambierebbe col 14 agosto 2004, quando ad Atene passò dall'essere campione di ciclismo a eroe immortale. «Nulla vale l'oro olimpico: ti fa uscire dal tuo sport, ti porta nell'Olimpo. E io quest'anno ci tornerò».
▶Dove?
D«Sull'Olimpo. In bicicletta. È il mio regalo per i 50 anni. Ho pensato al Tibet, quindi al Cile, alla Terra del Fuoco. Poi a metà gennaio mi ha contattato Elena Konstantos, la console greca di Livorno. Mi ha ricordato che sono cittadino onorario di Atene, e mentre parlava pensavo: il mio viaggio lo farò là, per rendere omaggio alla Grecia antica, al mito, alla storia, 20 anni dopo».
▶Qual è l’obiettivo?
Il ciclismo di oggi mi piace perché ci sono sei ragazzi che fanno quello che vogliono
«Godermela. Starmene da solo anche 10 ore al giorno. E la Grecia non è mica piatta: mi aspettano 15.440 metri di dislivello».
▶ Fino a quel giorno i non tenevano molto olimpico. ciclisti all’oro
«Io inconsciamente me l'ero messo in testa quattro anni prima a Sydney. Fu lì che capii che la gara olimpica era un altro mestiere, diversa da un Mondiale e dalle classiche. Rientrava nel mio modo di interpretare le corse».
▶Qua▼do è cominciata la rincorsa all’oro?
«Cominciai a lavorarci un anno prima con Franco Ballerini (allora c.t. azzurro, ndr) e Luca Guercilena, quando Visconti vinse su quel percorso gli Europei Under 23. Giovanni mi spiegò così bene il percorso che quando arrivai ad Atene e mi allenai lì mi sembrava
Che botta di averlo già fatto mille volte».
▶È vero che l’oro olimpico fa diventare immortali?
«Alfredo Martini diceva sempre che si diventa ex campioni del mondo, ma campioni olimpici si rimane per sempre. Aveva ragione, naturalmente. La gente ancora oggi mi riconosce per quell'oro. E mi dice: “quanto mi hai fatto piangere”».
▶Il ciclismo oggi com’è?
«Mi piace molto perché ci sono sei ragazzi che fanno quello che vogliono. Mi piace un po' meno perché sei ragazzi sono pochi. Vorrei vederli tutti a tutte le corse. Prendiamo il mio ciclismo. Bettini, Freire, Valverde, Rodriguez, Boonen, Van Petegem, Ul«Lì dov'è caduto Van Aert mercoledì si va a 80 all'ora, è come fare un incidente in moto. Ha saltato Strade Bianche e Sanremo per puntare tutto sul Fiandre. Ma come, salti la Sanremo e corri la Dwars? Nessuno è un padreterno, ai miei tempi vigeva una regola: quando puoi porta a casa il risultato, del dopo non c'è certezza. Noi facevamo a coltellate per un Gp di Camaiore, questi saltano la Sanremo. A me piace Pogacar, che vuole vincerle tutte e si diverte».
▶Ma il Fiandre chi lo vince?
«Dire Van der Poel è banale: li avrà tutti contro, ma magari vince lo stesso. Come alternativa dico Bettiol: alla Dwars ha avuto i crampi, si è svuotato. Dopo una crisi così, se recupera bene il metabolismo lo aiuta».
▶ Bettini in maglia iridata ha mai fatto da gregario a un compagno?
«Ma certo che sì, e per due anni. Avevo in squadra un certo Boonen. E nel 2008 alla Vuelta io e Tom facemmo i gregari nella tappa che vinse Wouter Weylandt».
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Ma mi piace un po’ meno perché vorrei vederli in tutte le corse come facevamo noi
recupero. Wout non potrà partecipare quindi alle classiche primaverili. Nelle prossime settimane prenderemo una decisione in base al suo recupero. A nome di Wout, ringraziamo tutti per il sostegno. Ora auspica di continuare il suo programma di recupero serenamente» conclude la nota del team. È molto improbabile che possa correre anche il Giro d'Italia. A richiedere prudenza è soprattutto la frattura dello sterno, un osso molto forte e spesso, che si trova in un punto cruciale del nostro corpo, appena sopra il cuore. Secondo il medico sportivo Kris Van der Mieren, intervistato dal giornale belga Het Nieuwsblad, la riabilitazione e il ritorno alle corse di Van Aert richiederanno diversi mesi. Il Giro delle Fiandre di domenica era per Wout uno degli obiettivi principali di questa stagione, per il quale aveva anche rinunciato a correre la Sanremo, vinta 4 anni fa. Van Aert è considerato uno dei ciclisti migliori e più versatili al mondo.
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