La Gazzetta dello Sport - Bologna

L’atmosfera «Se sei qui, non vorresti mai stare da altre parti»

Domani si corre la lo svizzero, oggi proprietar­io della Tudor, l’ha vinta tre volte: «L’uomo da battere è Mathieu, però...» «IL È PIÙ DI UNA LEGGENDA VAN DER POEL UN RE MA È UMANO»

- Di Ciro Scognamigl­io

▶Poi?

Figurarsi se poteva perdersi il Fiandre. Neppure un recente infortunio non banale - «Mi sono rotto un osso del piede destro, sono stato con le stampelle per sei settimane» — ha frenato Fabian Cancellara, che nella sua attuale versione di proprietar­io della Tudor è arrivato in Belgio e assisterà alla Ronde dal vivo. Tutt’altro che una sorpresa: da atleta è la classica monumento a cui ha partecipat­o più volte (13), e l’ha vinta in tre occasioni. Come i belgi Buysse, Leman, Museeuw e Boonen. Come il nostro Fiorenzo Magni. Come forse, da domani pomeriggio, quel Mathieu Van der Poel che affronterà l’edizione 108 — 270,8 km da Anversa ad Oudenaarde, 17 Muri e 7 tratti di pavé da grande favorito e da iridato in carica (l’ultimo a trionfare in maglia arcobaleno è stato Peter Sagan nel 2016). A quattro successi, invece, non è mai arrivato nessuno. Cancellara è orgogliosa­mente svizzero, di note origini italiane lucane, per la precisione - ma si può considerar­e anche un fiammingo acquisito.

▶ Fabian, lei ha vinto tre volte anche la Parigi-Roubaix, ma non ha mai avuto tentenname­nti nel prediliger­e il Fiandre rispetto all’Inferno del Nord. Perché?

«Ah, perché nel Fiandre c’è tutto! Muri in pavé, muri senza pavé, continue curve e cambi di direzione, pianura, asfalto, pietre, strappi. Tutto. La Roubaix è decisament­e più lineare ed è “solo” pavé. Il Fiandre non è “sempliceme­nte” una leggenda, è più di una leggenda. E poi...».

«L’atmosfera, l’ambiente. È la corsa di un popolo, di tutta la Nazione. Lo respiri nell’aria. Lo vedi. Te lo senti addosso. Ci si sente al centro dell’universo della bici, non vorresti stare da nessuna altra parte quel giorno se non lì. Ti puoi considerar­e un privilegia­to. Un “eletto”».

▶ Dei suoi tre successi, qual è stato il più bello?

«Il secondo, quello del 2013».

▶ Come mai?

«Per tutto quello che c’era stato alle spalle, mi riferisco in particolar­e agli incidenti che avevo avuto

Il suo livello non è così lontano, però temo che la caduta di mercoledì si sentirà

«La maxi-caduta di mercoledì, nell’Attraverso Le Fiandre, ha cambiato prospettiv­e e avviciname­nto in modo radicale. Van Aert fuori, Stuyven fuori, Pedersen una incognita nel senso che bisognerà vedere come ha recuperato (ieri il danese della LidlTrek ha detto che sarà al cento per cento, ndr). C’è solo da augurarsi che il Fiandre viva comunque di scontri frontali. Se non c’è battaglia sportiva, per il ciclismo è un male».

▶ Vede anche lei l’iridato Van der Poel come il netto favorito?

«Sì. Se in cinque partecipaz­ioni come peggior risultato arrivi quarto, con due successi e due secondi posti, devi esserlo. Può essere il primo della storia ad arrivare a quattro Fiandre vinti, in futuro. Allo stesso tempo, è umano pure lui. Non è imbattibil­e. Ce lo ha ricordato la recente sconfitta alla Gand-Wevelgem. Ogni successo sarà più difficile, adesso».

▶ A che cosa si riferisce? ▶ Capitolo Italia.

«Prima della gara di mercoledì, avrei indicato il nome di Alberto Bettiol come dark horse (sorpresa, ndr). I crampi che ha avuto nel finale, però, sono stati brutti da vedere».

▶ E la sua Tudor? È soddisfatt­o di come sta crescendo?

«Sì, c’è il senso di collaboraz­ione giusto. A marzo abbiamo vinto alla Coppi e Bartali con Bremer, e prima alla Parigi-Nizza con De Kleijn. Dainese si è infortunat­o, rientrerà da martedì al Tour della Loira. Ci siamo, e non vediamo l’ora di debuttare al Giro d’Italia. Per il Fiandre, puntiamo su Trentin: può far bene».

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La mia Tudor cresce nel modo giusto e punterà su Trentin: Matteo può far bene

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