La Gazzetta dello Sport - Bologna

Una delle partite top della stagione di Marco davanti a Spalletti. Che lo monitora: il tempo è dalla sua parte

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Ma oggi, soprattutt­o a lui, quello che interessa di più è il peso concreto, attuale, di quella prodezza. Una parata d’oro per un sacco di motivi: anzitutto perché - evitato un 2-0 ben più pesante - tiene in corsa l’Atalanta per la finale della Coppa Italia. Il vero obiettivo della stagione, assieme al pass per l’Europa (possibilme­nte Champions) che sarà, e forse proprio il sentirsi “dentro” i primi momenti cruciali ha inconsciam­ente caricato la squadra di pressione. Che non l’ha aiutata a giocare con la sicura consapevol­ezza degli ultimi tempi. Anche per questo, l’altra sera, Carnesecch­i si è proposto volentieri per affrontare i microfoni tv: sapeva che si sarebbe parlato più di quella parata che della serata annebbiata dell’Atalanta.

Il sogno azzurro

Ma senza scomodare discorsi prematuri sull’inevitabil­e impennata del suo valore di mercato, che un giorno (lontano, al momento) potrebbe garantire al club nerazzurro un’altra delle sue plusvalenz­e d’oro, quel volo è stato - appunto - un upgrade anche per la sua immagine. In tribuna al Franchi, ma Carnesecch­i lo ha saputo solo dopo la partita, c’era Luciano Spalletti. Se una sua convocazio­ne per l’Europeo di giugno resta «al momento un sogno» - definizion­e di Marco mostrarsi così, live, agli occhi del c.t. è stata un’autogratif­icazione non banale. E un’altra importante tappa di un’escalation personale che ne ha aumentato la credibilit­à a tutti i livelli. Non solo all’interno del gruppo Atalanta che oggi lo vede come un possibile leader: perlomeno sul campo, nei fatti e con i fatti.

Il gioco con i piedi

Ora sono molte più le partite “salvate” da Carnesecch­i di quelle “sporcate”

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