La Gazzetta dello Sport - Bologna

Gara-2 è da record? Sì, è la partita piùlungade­iplayoff

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può capire la difficoltà di questa semifinale. Sono felice di sfidare una formazione di questo valore e poter far vedere che Milano può giocarsela».

Paragone

In questi playoff Milano sta mettendo in mostra molti giocatori di valore. Ai già conosciuti Kaziyski, Ishikawa, Loser e Porro, è il 20enne Ferre Reggers a prendersi la scena. Arrivato in estate come alternativ­a al croato Dirlic, il belga ha conquistat­o partita dopo partita il ruolo di opposto titolare. Mercoledì in gara-2 è stato il trascinato­re con 31 punti (62% in attacco). «Sono contento per il ragazzo e per la società che ci ha creduto in estate riuscendo a vincere la concorrenz­a di altri club interessat­i a lui. Ferre ha grandi margini di migliorame­nto in ogni situazione di gioco. Tra quelli che ho allenato nella mia esperienza da allenatore Reggers mi ricorda per la capacità di capire il campo Alessandro Fei (argento ad Atene, bronzo a Sydney e Londra, ndr) anche se forse Fox era un giocatore un po’ diverso». E in campo non sembra avere mai la

Milano-Perugia, gara-2 della semifinale scudetto, è durata 2 ore e 51 minuti (il quarto set di 37’ è quello durato di più). La partita giocata mercoledì all’Allianz Cloud è la più lunga della storia in una serie playoff.

Il record di durata in una gara di Superlega vede ancora la presenza di Milano: il match dell’ottava giornata del 23 novembre 2021 giocata sempre al Palalido con la vittoria 3-2 di Cisterna dopo una sfida durata 2 ore e 55 minuti.

minima paura nonostante la giovane età. «Questa caratteris­tica fa parte del dna della mia squadra e Ferre si è integrato alla perfezione in questo gruppo. Sente la fiducia dei compagni».

Giramondo

Nel suo percorso da allenatore Piazza ha vissuto esperienze in Polonia e Grecia oltre a guidare la nazionale olandese. «Sono state le più formative. Nessuno ti difende ma sei la persona più importante del progetto. Ma soprattutt­o devi affrontare certe situazioni parlando una lingua diversa dalla tua». Cresciuto con maestri del calibro di Bebeto e Daniele Bagnoli, Piazza in questi anni milanesi ha fatto vedere di non temere le “varianti” tecniche e tattiche. «Vedere Loser (centrale argentino, ndr) ricevere e attaccare nella stessa azione? Lì c’è qualcosa degli insegnamen­ti di Bebeto. La cosa determinan­te è che Agustin ha scelto di mettersi al servizio della squadra».

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