La Gazzetta dello Sport - Bologna
Lo squalo sulla maglia racconta anche l’arte
annesso ristorante. Come fa a gestire tutto?
«Mi aiutano il mio staff e mia moglie Patrizia, che ha il paradiso assicurato. Sono fatto così, mi piace coinvolgere tutti i sensi, e poi la collaborazione con la famiglia Rana è diventata amicizia. Arrivano materie prime dalla Sardegna che il loro chef Francesco Sodano trasforma. Antonella Rana è bravissima. Io ho pensato all’allestimento, ho creato i sottopiatti. Adoro la ceramica, è come il pane. Lavoro con un’azienda nata a metà Ottocento e nei primi tempi uno dei vecchi ceramisti nemmeno mi salutava, perché non conoscevo la tecnica. Ma la tecnica a volte ti limita. A me piace mettere le figure che creo in forno e se escono con le bolle pazienza. È il fuoco che decide, è l’imprevisto che mi affascina».
▶ Per non farsi mancare niente, c’è anche la collaborazione con Nodo, azienda specializzata in mobili outdoor.
«Ci siamo incontrati a Orticolario, a Como, e abbiamo pensato di fare qualcosa insieme. Poi il progetto si è espanso: non soltanto sedie, ma tappeti, lampade, divani... diciamo che ci siamo fatti prendere la mano».
▶Come nasce il suo amore per l’architettura e il design?
«Sono un fan dell’architettura brutalista, che in molti casi è minimalista, come sono io quando comincio a lavorare sugli stracci e poi cambio».
▶Il legame fra la sua idea di moda e il mondo del design e dell’architettura qual è?
«Il caos organizzato. Sono capace di organizzare un mosaico nel quale trovano posto i miei progetti. E mi piace esplorare e confrontarmi con la realtà: ho appena finito di lavorare con un fotoreporter molto bravo, Francesco Bellina, che mi ha chiesto di portare i miei abiti nel quartiere Ballarò, a Palermo, in mezzo ai migranti. È stato coinvolgente».
▶Marra⏻, lei esprime concetti poetici, frequenta tanti campi creativi. Per caso scrive?
Risata. «No, perché Patrizia lo fa molto bene. Sarei secondo e io gioco sempre per vincere».
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