La Gazzetta dello Sport - Bologna
Quel numero in comune
soprattutto in una dote rara: l’essere decisivo quando serve.
▶Materazzi, è stato suo il primo messaggio a Gianluca dopo la rete in Europa League?
«Non gli scrivo tanto... Penso non serva, soprattutto quando hai un rapporto come il nostro: solido, di stima e affetto, costruito negli anni. Sono semplicemente contento del percorso che sta facendo: sta raccogliendo ciò che merita».
▶Si ricorda la prima volta che l’ha incontrato?
«Giocava a Perugia, altra cosa che ci unisce. Mi chiama Renzo Luchini, un leggendario massaggiatore, e mi fa: “Qua c’è uno che impazzisce per te, sei il suo idolo e si è pure tatuato il 23”. Sono andato a incontrarlo, gli ho portato la maglia e da lì è nato tutto: ho visto una luce speciale. Ora è romanista, ma a quei tempi per lui esisteva solo l’Inter...».
▶I▼ cosa consiste quella luce?
«Nel fatto che tira dritto per la sua strada. Anche se crea controversie, fa discutere e finisce per dividere, lui non cambia: i suoi tifosi lo amano, i rivali lo odiano, proprio come succedeva a me. È una dote, significa essere veri. E poi è un ragazzo buono come il pane: mai confondere il campo e quello che succede fuori».
▶Co▼corderà, però, che il suo pupillo a volte è un po’ spigoloso, anche se è migliorato molto.
«Quello è carattere, qualcosa difficile da cambiare. Ma si matura col tempo e riuscire a correggere certi errori è segno di intelligenza. Non parlatemi, però, della bandiera sventolata dopo aver vinto il derby: quello è uno
Gianluca Mancini gioca con la maglia numero 23 proprio in onore di Marco Materazzi, da sempre il suo idolo calcistico
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Marco Materazzi su Gianluca Mancini
È vero e buono come il pane: con Mou o De Rossi è sempre leader
Merita di giocare titolare in azzurro Con gli interisti Acerbi e Bastoni