La Gazzetta dello Sport - Bologna

AUGUSTA NATIONAL VIAGGIO NEL TEMPO QUI NON SI TELEFONA E NON SI FANNO FOTO

Sul campo più verde, che ospita il torneo più prestigios­o, tutto è meraviglia. Ma qui i selfie sono vietati

- Di Matteo Dore

L’abbigliame­nto ha regole non scritte: niente cappellini girati

In macchina si percorre Washington Road, un vialone di centri commercial­i e catene di fast food, chiese dai culti strani e pubblicità di fiere delle mitragliat­rici. A un certo punto si gira a destra e improvvisa­mente ci si ritrova nel 1990, o nel 1975, cambia poco. Entrare all’Augusta National è un viaggio nel tempo. È come essere a Disneyland, mancano solo Topolino e Paperino, ma ci sono Jack Nicklaus e Gary Player che sono anche meglio. Benvenuti al Masters, dove tutto è meraviglia. Per esempio, lo sapete che…

Non si può correre

I Patrons - come qui chiamano gli spettatori - non possono correre. Al massimo camminare molto veloci come marciatori in trance agonistica. Il primo obiettivo è arrivare a mettere la propria seggiolina di metallo di fianco a un green. A quel punto si può anche andare in giro tranquilla­mente perché nessuno ti porterà più via il posto.

Sullo schienale metti un cartellino con il tuo nome e il gioco è fatto. Tutti possono sedersi sulle sedie altrui, ma quando arriva il proprietar­io bisogna alzarsi.

Sono vietati i cellulari...

Non si possono portare i telefoni cellulari, bisogna lasciarli a casa o in macchina, non basta tenerli sempliceme­nte spenti. E se qualcuno deve chiamare urgentemen­te? Nessun problema, lungo tutto il percorso ci sono decine di telefoni fissi, attaccati a pareti di legno come nei film americani degli anni Quaranta. Le chiamate sono gratuite.

...e anche le foto

Dal lunedì al mercoledì, giorni di pratica, sono ammesse le macchine fotografic­he, ma non si può trasmetter­e nulla. Da giovedì vietate anche quelle. Niente foto ricordo o selfie.

Meglio vestirsi bene

Niente jeans, niente cappellini con la visiera girata sulla nuca. Ci sono regole di comportame­nto non scritte che è meglio seguire senza discutere. E se non si conoscono? Nel dubbio se una cosa si può fare o no è meglio non farla.

Il cibo non manca mai

Quando viene fame o sete basta fermarsi a una Concession­s, cioè al bar. Costa tutto pochissimo. Un sandwich al pimento cheese - parere personale: è quasi immangiabi­le, troppo piccante - viene un dollaro e mezzo. Un panino con il pollo tre dollari. Una birra sei. Prezzi che in un qualsiasi bar di Augusta andrebbero almeno triplicati.

Lo shopping è un rito

C’è un negozio grande come Piazza Duomo a Milano. Si fa la fila, spesso lunghissim­a, con il serpentone umano che si arrotola avanti e indietro, ma quando finalmente si è dentro ci si

può sbizzarrir­e con la fantasia. Volete uno gnomo che sembra un nano da giardino? 50 dollari. Un cappello? Da 35 a 99. Un ombrello? 45. Un paio di calze? 15. Più felpe, magliette, tazze, poster, mutande, guinzagli per il cane e ciotole per il gatto. E mille altri oggetti che si possono acquistare solo dentro il National, non esiste vendita online. Qui non accettano contanti, solo carte di credito. C’è gente che spende migliaia di dollari in pochi secondi. Il giro d’affari è segreto, ma si dice che si aggiri tra i 70 e gli 80 milioni di dollari in una settimana.

Si vive nell’ignoranza

Al Masters odiano la modernità. I leaderboar­d sono compilati a mano, non si possono usare radioline, non ci sono grandi schermi che facciano vedere le immagini o diano informazio­ni. Uno spettatore in campo è tagliato fuori dal mondo, non sa nemmeno come sta andando il torneo. Ci sono tabelloni che riportano le primissime posizioni, tutto il resto del gruppo chissà che cosa sta facendo… L’unico leaderboar­d completo è di fianco al fairway della 1. Ma non si capisce niente perché non riporta mai i totali ma solo lo score di ogni buca. E bisogna mettersi lì a fare i conti.

Tutto è verde

Che piova o tiri il vento non si troverà nemmeno una foglia fuori posto. Centinaia di addetti puliscono i prati e tolgono anche gli aghi dei pini. Cartacce per terra? Ma figuriamoc­i, qui svuotano i cestini ogni due minuti. E quando piove viene sparpaglia­ta per terra una roba verdastra che puzza anche un po’. Ma l’immagine è salva.

Non ci sono brand

Non c’è nessun logo oltre quello del Masters. Il produttore svizzero di orologi che sponsorizz­a il tutto? C’è ma non si vede. La casa automobili­stica che mette i soldi? Invisibile. La birra? È di tre tipi, ma hanno nomi di fantasia, non marchi riconosciu­ti. Perché qui esiste solo il Masters. Senza tempo, infinito, eterno. Unico.

Cestini svuotati ogni due minuti. Tolgono pure gli aghi dei pini

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L’iconica buca 12, il cuore dell’Amen Corner, cioè l’angolo più famoso dell’Augusta National: sono le 3 buche (11, 12 e 13) che spesso decidono chi sarà il vincitore
L’Amen Corner L’iconica buca 12, il cuore dell’Amen Corner, cioè l’angolo più famoso dell’Augusta National: sono le 3 buche (11, 12 e 13) che spesso decidono chi sarà il vincitore
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