La Gazzetta dello Sport - Bologna

«Degni della Grande Inter Ci siamo ripresi lo scudetto prestato al Milan nel 2022»

- Di Luca Taidelli

Piazza Duomo

Scala, via per l’ultimo tratto attraverso via Santa Margherita e via Mengoni fino in Duomo. L’arrivo è previsto alle 20, un dj set aspetterà i giocatori sulla Terrazza 21 dove lo speaker interista Mirko Mengozzi presenterà i campioni uno a uno.

Si canta

Come prassi in questi casi, il prefetto di Milano Claudio

Sgaraglia ha disposto il divieto di somministr­azione e vendita di alcolici e l’asporto in contenitor­i di vetro e lattine (ammesso, invece, il consumo al tavolo) con queste specifiche: dalle 10 alle 18 in zona san Siro, dalle 15 alle 21 in zona Sempione e Arco della Pace, dalle 16 alle 3 di notte nella macroarea del Duomo. Uno scudetto tanto atteso, però, avrà pure un surplus di celebrazio­ni: il 19 maggio, dopo InterLazio, ultima gara casalinga, Lautaro sbaciucchi­erà e alzerà al cielo di Milano la coppa dello scudetto e alcuni cantanti di provato “interismo” si esibiranno a San Siro. Il club ha già strappato l’ok di un peso massimo come Ligabue, mentre si attende risposta da Andrea Bocelli. Max Pezzali sarà come spesso capita allo stadio con sciarpa nerazzurra, ma non si sa ancora con certezza se parteciper­à al live: in fondo in quello stesso stadio, canterà poco dopo, il primo luglio. In scaletta Il Pagante e il front man Eddy Veerus farà sentire ai tifosi la versione del coro “E per la gente che...” realizzato assieme alla Nord. A meno di cambi in scaletta nelle prossime due settimane, l’altro tormentone “Ho fatto un sogno” non si sentirà al Meazza: la hit del trio Tananai-Madame-Rose Villain, voluta direttamen­te dal club e appena rilasciata in streaming, sarà cantata solo al Castello Sforzesco in un live privato per squadra e dipendenti. L’ultimo momento di questa lunga festa, il 19 maggio, sarà lì, nel cuore della città, ma più intimo degli altri.

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Su Barella ianfranco Bedin era il cucciolo della Grande Inter, inventato mediano dal Mago Herrera al posto di Carlo Tagnin. L’allora ragazzo di San Donà di Piave è stato il più giovane a vincere scudetto, coppa dei Campioni e Interconti­nentale. Un simbolo della corazzata nerazzurra che il 15 maggio 1966 col 4-1 sulla Lazio, conquistò il decimo scudetto, quello della stella precedente al bis di Lautaro&C.

G▶ Bedin, quale fu la prima sensazione quel giorno?

«Quella di toccare il cielo con un dito, perché ero un ragazzino alla sua prima esperienza, pieno di energia ed entusiasmo. Mi sentivo invincibil­e. Herrera a un certo punto decise che io, che fino ad allora avevo fatto l’attaccante esterno nella squadra riserve segnando un sacco di gol, avrei preso il posto di Tagnin, che era stanco. Non so cosa aveva visto in me, fatto sta che il Mago era un visionario. Vincemmo la prima partita, poi la seconda e non uscii più».

▶Prima della stella, vinceste l’Interconti­nentale, malgrado... i sassi degli argentini.

«Che esperienza con l’Independie­nte ad Avellaneda! Dopo il 3-0 per noi nell’andata di San Siro, là ricordo alcuni dei nostri in panchina con il caschetto protettivo. Peirò fu colpito da un sasso lanciato con la fionda. Giocò con un bernoccolo gigante. Al momento di entrare allo stadio, il nostro pullman rimase bloccato in una sorta di agguato, con le auto parcheggia­te male apposta per non farci passare. Quando iniziò il lancio di pietre, per fortuna l’autista decise di fare strike distruggen­do tutte le fiancate per portarci in salvo».

▶Nel ‘66 avrebbe creduto che per la seconda stella sarebbero serviti altri 58 anni?

SABATO 27 APRILE 2024 LA GAZZETTA DELLO SPORT

Il simbolo dello scudetto, ha segnato a raffica ed è un vero uomo Inter. Non come Lukaku...

Quello che mi assomiglia di più. Grande lottatore, ma anche tecnico. E segna pure

perdere un’altra volta e la nostra di vincere. Invece è arrivata anche il successo che rende il nostro campionato ancora più straordina­rio. Sei derby vinti di fila non li dimentica nessuno».

▶ Quanto le ha fatto piacere raggiunger­e la seconda stella prima del Milan?

«Lo prendo anche come un risarcimen­to per lo scudetto che abbiamo prestato loro 2 anni fa...».

è▶ Da Rivera a Eusebio, lei era il mediano che marcava l’avversario più tecnico. Epoche diverse, ma in chi si rivede dell’Inter di oggi?

«Barella. Lottatore eccezional­e, che fa anche gol».

▶Chi è invece il giocatore simbolo di questo scudetto?

«Lautaro. Ha segnato a raffica quando si pensava che le reti di Lukaku ci sarebbero mancate. E poi il Toro, a differenza dell’altro, è un vero uomo Inter che vive per questa società. Sono contento che sia lui il nostro capitano».

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Gianfranco Bedin, al centro, con Mario Corso, Giacinto Facchetti (sullo sfondo), Spartaco Landini e Sandro Mazzola
LIVERANI Mediano della Grande Inter Gianfranco Bedin, al centro, con Mario Corso, Giacinto Facchetti (sullo sfondo), Spartaco Landini e Sandro Mazzola
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Piazza XXV Aprile
Via Filippo Turati
Viale della Liberazion­e
Viale Elvezia Piazza XXV Aprile Via Filippo Turati Viale della Liberazion­e
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Mezzala Inter
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Su Lautaro Capitano Inter

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