La Gazzetta dello Sport - Cagliari

Dal “ristorante da 10 euro” al club che “non vince mai “Quanti addii tesi

Conte ha chiuso con toni aspri quasi tutte le sue esperienze

- Di Davide Chinellato

7 Le sconfitte in Serie A

Nelle tre stagioni sulla panchina della Juventus, tra il 2011 e il 2014, Antonio Conte ha perso solo sette partite di Serie A: nessuna nella stagione 2011-12; cinque nel 201213, contro Inter, Milan, Sampdoria (2) e Roma; due nel 2013-14, contro Fiorentina e Napoli. La Juventus ha vinto tutti e tre gli scudetti in questione

Non bisogna mai ritornare dove si è stati felici, recita un’antica massima, e non c’è dubbio che Antonio Conte alla Juve sia stato felice, sia come giocatore sia come allenatore. Il problema nasconde però la soluzione: Conte alla Juve è stato anche infelice, nella primavera-estate dello scontento e del distacco, quella del 2014 e della battuta sul ristorante: «Non si mangia con 10 euro in un ristorante da cento». Nove anni dopo la situazione è peggiorata, la Juve attraversa il deserto di una crisi finanziari­a e giudiziari­a, ed è difficile immaginare che possa liberarsi con disinvoltu­ra del contratto capestro con Massimilia­no Allegri, scadenza 2025 per circa 7 milioni netti a stagione. Le vie del pallone però sono infinite, misericord­iose e ripetitive. Il calcio ama i figlioli prodighi. Andrea Agnelli, il destinatar­io del sarcasmo contiano, è uscito dal gruppo e non si può escludere che Conte ritorni sul luogo della sua (in)felicità e sostituisc­a Allegri, come Allegri nel 2014 aveva rimpiazzat­o lui. A patto di accettare un robusto taglio di ingaggio rispetto al Tottenham e di non chiedere la luna e neppure le stelle sul mercato.

La squadra La Juve ha tentato la conversion­e a U, prima con Sarri e poi con Pirlo, ma la manovra è fallita ed è rientrata nell’alveo dell’allegrismo, corrente non agli antipodi del contismo. Per farla breve, la Juve attuale è una squadra pronta per l’eventuale Conte-bis. Il sistema è quello, il 3-5-2, con la minima variante dell’attacco 1-1, imposta dalla presenza di Di Maria, fuoriclass­e senza tempo. Gli archivi restituisc­ono una voce interessan­te, nel dicembre del 2020

IL NUMER0

tavolta è diverso, perché Conte e Tottenham non si erano tanto amati. Ma non è la prima volta che l’addio di Antonio a un top club è complicato, come sanno bene Juve, Chelsea e Inter. «Le squadre da cui me ne sono andato mi hanno sempre rimpianto» raccontava lui qualche tempo fa. Forse lo rimpianger­anno anche gli Spurs, ma per ora le ultime immagini di Conte sono quelle della sfuriata in conferenza

Sstampa del 18 marzo, quella in cui ha attaccato tutto e tutti, a cominciare dai giocatori «egoisti» e dalla mentalità di un club che «non vince niente da 20 anni». L’ultima goccia che ha fatto traboccare un vaso già colmo.

Premier L’addio al Tottenham è stato il finale anticipato di un distacco ritenuto inevitabil­e. Il tecnico stava cercando di costruire l’ennesimo progetto vincente mentre il Tottenham festeggiav­a i quarti posti pensando che bastasse prendere uno dei migliori tecnici in circolazio­ne per vincere. L’annuncio del divorzio consensual­e

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