Belinelli infinito A 38 ANNI

TIRA, SEGNA, VINCE IL CAPITANO ACCENDE LA VIRTUS CON LE SUE MAGIE

a Virtus era in vantaggio di 5 punti all’inizio del secondo quarto. Nel giro di 35 secondi Milano si è trovata a -16. Nel frattempo Marco Belinelli ha segnato due volte da tre punti. Quindi in difesa ha commesso fallo su Nikola Mirotic che non l’ha presa bene e sono volati spintoni. Avrebbe potuto innervosirsi, deconcentrarsi. Invece, per l’antisportivo all’ala dell’Olimpia, Beli ha segnato i due liberi e dopo sei secondi sei un’altra tripla. Undici a zero in 35 secondi, tutto suo. Massimo vantaggio per la squadra, strappo nel punteggio mai ricucito fino in fondo. L’ultima magia di Belinelli è la più incredibile per tempistica e importanza del momento, nonché della partita.

Da quando è tornato nel 2020, ogni anno le sue percentuali al tiro da tre crescono. E nei playoff ancora di più

Numeri Il capitano della Virtus compirà 38 anni il 25 marzo e sta giocando una delle migliori stagioni della sua già lunga e scintillante carriera. Aveva 16 anni quando esordì in Serie A con la Virtus: Ettore Messina lo mandò in campo il 4 aprile 2002 contro Udine a Casalecchio di Reno. E lui segnò una tripla. La prima di una serie che prosegue da 22 anni e che non accenna a diminuire. Alla sua età, i numeri dicono che in questa stagione ha già giocato 51 partite tra Serie A, Eurolega, Supercoppa e Coppa Italia. In campionato resta in campo per una media di 21,2 minuti, segnando 14 punti a partita con la media del 40,9 per cento da tre, la migliore delle ultime 4 stagioni. In Eurolega gioca poco di più, 22,5 minuti, è il miglior realizzatore della squadra con 14,6 punti (in Serie A meglio solo Toko Shengelia con 14,7) e il 41% nelle triple. Spesso i suoi punti sono nei momenti importanti della partita. Dopo la vittoria con Milano, Luca Banchi ha detto che «Marco ha un fiuto innato per giocare bene questo tipo di partite». Da quando è tornato in Italia, verso la fine del 2020, le sue percentuali al tiro da tre punti sono sempre migliorate. In più nei playoff crescono ulteriormente. Il primo anno tirava da tre con il 34,2 per cento in stagione regolare e il 34,8 nei playoff chiusi con lo scudetto. Il secondo anno dal 34 per cento al 37,5 nei playoff, e l’anno scorso dal 35,7 al 44,7.

Passione

È probabile che il numero maggiore di ore della sua vita, sonno a parte, sia passato su un campo di basket. Tirare, tirare, tirare. Solo così si diventa uno specialista. Belinelli aggiunge una passione smisurata per il basket e a una voglia di arrivare che a parole tutti hanno ma c’è chi ha più di altri. Quel tiro, spesso fuori equilibrio e con poca parabola, è frutto di un lavoro che potrebbe stancare dopo oltre vent’anni di carriera. Ma è soprattutto quel tiro che lo ho portato dove non è arrivato nessuno dei grandi giocatori della storia del basket italiano. Proprio 10 anni fa, il Beli vinse la gara del tiro da tre punti all’All Star Game Nba. E soprattutto, il titolo con San Antonio in giugno. Stessa maglia bianconera, stesso numero 3 di oggi. Solo poco più di un anno fa, languiva in panchina senza neanche entrare in campo per 10 partite di Eurolega. La polemica con l’allora tecnico Sergio Scariolo è durata lo spazio di un ironico post fatto di emoticon su Twitter. Quando è tornato in campo, ha ripreso a segnare. Giocare di rincorsa è il suo destino. Belinelli è stato scelto da Golden State nel 2007 con il numero 18. L’anno prima Andrea Bargnani era stato il numero 1 del draft. Danilo Gallinari nel 2008 con l’8. La prima scelta europea di sempre e il predestinato Gallo hanno generato attenzioni e aspettative maggiori di Belinelli che, al momento, è colui che ha raccolto le maggiori soddisfazioni sia in Nba che in Italia.

Parole In campo e fuori, è uomo di poche parole. «Alla prossima», ha scritto infatti su Instagram dopo la partita di domenica. Tre le foto postate. Due mentre è al tiro e una dei tifosi che lo acclamano. Lui di spalle saluta con la primogenita Nina Sophie in braccio.