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ATTENTATO A MOSCA COLPI DI MITRA E FIAMME NELLA SALA CONCERTI L’ISIS: «SIAMO STATI NOI»
Spari in un teatro, poi l’incendio: almeno 40 morti e 150 feriti Il commando in fuga e la rivendicazione. C’è un primo fermato Kiev: «Noi non c’entriamo». Il Cremlino: punizioni durissime
La sparatoria in un teatro di Mosca, con almeno 40 vittime e oltre un centinaio di feriti (tra cui dei bambini). Le fiamme e gli attentatori in fuga. Il blitz, compiuto da 5 uomini in tuta mimetica, è stato rivendicato dagli estremisti islamici dell’Isis. Ma si indaga... La Russia ha rivissuto l’incubo della strage di Beslan, nel 2004. E l’Europa, l’orrore del Bataclan, nel 2015, almeno per la modalità e i luoghi scelti dai terroristi. Nei video, si vedono gli attentatori avanzare nell’atrio del Crocus City Hall, grande teatro a nord-ovest di Mosca, e sparare con i mitra su chiunque trovassero davanti. Poi, la scena si è spostata all’interno della sala, dove il pubblico era in attesa del concerto dei Picnic, una rock band. Colpi di mitra, urla e panico, sangue e corpi tra le poltrone. Il commando avrebbe fatto esplodere almeno una granata e lanciato delle bottiglie incendiarie, che hanno provocato le fiamme poi propagatesi all’intera struttura. Centinaia di persone hanno cercato rifugio sul tetto del teatro, mentre la sala iniziava a bruciare. La struttura ospita fino a 6.200 persone e quasi tutti i biglietti del concerto erano stati venduti. «I componenti della band stanno tutti bene», hanno scritto i Picnic sui social.
1Terroristi in fuga, forze speciali 2 russe al lavoro: si indaga per terrorismo.
È caccia ai 5 uomini del commando, anche se dalle immagini circolate si è visto un arresto, confermato dalle forze speciali. Il presidente russo Vladimir Putin è stato immediatamente informato, mentre veniva convocato il Consiglio di sicurezza nazionale. Attorno al teatro in fiamme c’è stato per tutta la notte un continuo via-vai di ambulanze. I sanitari hanno cercato di soccorrere i feriti nel più breve tempo possibile, mentre i vigili del fuoco portavano in salvo le persone che si erano riversate sul tetto per sfuggire agli spari e poi alle fiamme. Nel corso della notte è crollata una parte del tetto, divorato dalle fiamme, ma l’incendio era sotto controllo nel giro di poche ore. Il Comitato investigativo russo ha aperto un’indagine per terrorismo. Nel parcheggio del Crocus City Hall è stata trovata un’auto imbottita di esplosivo, portata lì dal commando. In Russia tutti gli eventi pubblici sono stati annullati. E sarebbe per ora scongiurato un coinvolgimento dei nostri connazionali. «Non abbiamo segnalazioni relative a italiani coinvolti nell’attentato di Mosca» ha spiegato al Tg1 il ministero degli Esteri, Antonio Tajani «Ho parlato con il nostro incaricato d’affari a Mosca, con il consolato, e anche l’Unità di crisi è allertata. Stiamo seguendo minuto per minuto», ha detto.
Avvisaglie di un allarme terroristico erano circolate un paio di settimane fa, provenienti dagli Usa e dal Regno Unito.
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L’ambasciata degli Stati Uniti a Mosca, lo scorso 7 marzo, aveva diffuso un “alert” nel quale segnalava il rischio di attacchi terroristici nella capitale russa nei giorni successivi. «L’ambasciata sta seguendo dei rapporti in cui si parla di estremisti con piani imminenti per colpire grandi assembramenti di persone a Mosca, inclusi i concerti. Consigliamo ai cittadini americani di evitare tali occasioni nelle prossime ore», si leggeva in un comunicato. E anche l’ambasciata britannica a Mosca aveva, in seguito, diffuso una notizia simile. Dopo
L’ORRORE E LE RICERCHE l’allarme americano, anche il ministero degli Esteri italiano aveva ribadito le raccomandazioni già in vigore da tempo, tornando così a “suggerire” ai connazionali presenti a Mosca di «continuare ad evitare, nelle prossime settimane, ogni forma di assembramento nella capitale, ivi inclusa la partecipazione ad eventi culturali con una grossa affluenza di pubblico».
Ucraina e Usa assicurano: 4 «Nessun coinvolgimento di Kiev». Ed è scontro con Mosca.
L’attentato, rivendicato sui canali Telegram dall’Isis, farebbe pensare ad un’azione degli avversari della Russia, dopo due anni dall’invasione dell’Ucraina. Il presidente Usa Joe Biden è stato subito informato della strage di Mosca e da Washington è arrivata una prudente smentita di un possibile ruolo dell’alleato di Kiev. «Al momento, non vi è alcuna indicazione che nella sparatoria siano coinvolti elementi ucraini, ma è appena successo e stiamo valutando», ha detto il portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale, John Kirby. «L’Ucraina non ha nulla a che vedere con l’attacco terroristico al Crocus City Hall di Mosca» ha aggiunto Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. E un rappresentante del Corpo dei volontari russi (Rvc), un’unità paramilitare russa che combatte al fianco delle forze ucraine, ha negato «qualsiasi coinvolgimento». La “difesa” di Washington nei confronti di Kiev fa infuriare la Russia, che ha chiesto agli Stati Uniti «di condividere, se ne ha, le informazioni in possesso. Se gli Stati Uniti hanno o avevano dati attendibili su quanto accaduto, allora devono immediatamente trasferirli a noi», ha detto la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova. E anche l’Unione europea si è detta «scioccata e inorridita dalle notizie dell’attacco terroristico a Mosca» e «condanna qualsiasi attacco contro i civili», ha scritto su X il portavoce per la Politica estera dell’Ue, Peter Stano.
La guerra, Navalny e il voto.
Oltre alla guerra in Ucraina, che da tempo ha superato il tra
gico traguardo dei due anni, il 16 febbraio scorso c’è stata la morte del dissidente Alexei Navalny, con le cause ancora tutte da chiarire; poi, il tira e molla sull’autopsia e sui funerali del blogger anti-Putin, con le esequie che si sono svolte in un clima blindato e con centinaia di persone a invocare il nome del nemico n.1 del Cremlino, mobilitati anche grazie ai messaggi lanciati dalla vedova, Yulia Navalnaya. Poi, le elezioni, nello scorso weekend, con il plebiscito per il presidente Putin e le accuse di «irregolarità» arrivate dall’Occidente, per la nota opacità del sistema politico russo. E ieri il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, per la prima volta ha parlato di «Russia in guerra», non più di operazione speciale. E tutta l’Europa si interroga sugli scenari possibili, compreso il rischio di escalation. Per gli osservatori ogni strada è plausibile: dal ruolo dei separatisti ceceni ad ambienti interni filo-Kiev. «Se verrà accertato che si tratta di terroristi del regime di Kiev, è impossibile trattare diversamente loro e i loro ispiratori ideologici. Tutti loro devono essere trovati e distrutti senza pietà. Compresi i loro leader. Morte per morte» ha detto Dmitry Medvedev, capo del Consiglio di sicurezza russo, come sempre nel ruolo del “falco” del Cremlino.