La Gazzetta dello Sport - Cagliari
Catania-Padova ultimo atto: 1500 bambini unici spettatori
Una finale di ritorno, quella di Coppa Italia di Serie C, che si giocherà quasi nel deserto. Catania-Padova, dopo il 2-1 dell’andata in favore dei veneti, stasera alle 20.30 si disputerà a porte chiuse con la sola presenza di 1.500 ragazzini (e dei loro accompagnatori) delle scuole calcio affiliate al club di casa. Gli incidenti provocati all’Euganeo nel match d’andata (11 gli arresti, 17 i daspo per i teppisti che hanno assaltato il settore avversario) hanno portato la Lega a confermare il provvedimento.
Qui Catania
Le parole del vice presidente Vincenzo Grella aprono alla speranza di una vittoria: «Possiamo lottare per ribaltare il match, vorremmo portare a Catania il primo trofeo della storia del calcio cittadino e regalare la Coppa al nostro presidente Ross Pelligra che continuerà a investire per il rilancio del calcio». A rimetterci è stata la società che ha già dovuto chiudere le porte per la gara di campionato contro il Giugliano (rischia ancora di precipitare nei playout e vanificherebbe il percorso in Coppa non disputando gli ottavi dei playoff, bonus concesso da chi si aggiudica il trofeo o, come in questo caso, va in finale contro un avversario che ha già in tasca questa possibilità) non avrà l’incasso di 20 mila persone da dividere con padovani e Lega e ha subìto un danno d’immagine non indifferente. Prima del via i giocatori e la terna entreranno in campo accompagnati da 25 ragazzini che esibiranno una maglia con una frase all’insegna della non violenza e del rispetto.
Qui Padova
Il tecnico Vincenzo Torrente non si fida del 2-1 conquistato all’andata: «Per portare a casa la Coppa dobbiamo disputare la partita perfetta, senza il minimo errore» ha sintetizzato. E l’ad Alessandra Bianchi, a proposito delle porte chiuse parzialmente: «Condividiamo l’intento della Lega Pro, i sorrisi e il tifo sano dei bambini sono la risposta migliore. Ma non possiamo non sentirci parte lesa per avere subìto un vile attacco a casa nostra e per l’impossibilità per i nostri tifosi di seguire la gara in Sicilia per passione, per scoprire o riscoprire una zona turistica o solo per spirito aggregativo. Confidiamo in un comportamento virtuoso dei ragazzi catanesi e dei loro accompagnatori (questa frase è stata criticata negli ambiente catanesi, ndr) perché sia una serata di vero sport. A Padova ci sono stati momenti di paura, rischiavamo un secondo Heysel».