La Gazzetta dello Sport - Cagliari

Tiger sempreverd­e WOODS AL MASTERS PERCHÉ AD AUGUSTA NESSUNO PUÒ FARE A MENO DI LUI

La gente lo aspetta. È fermo da mesi, ma è bastato un giro di prova per scatenare tutti...

- Di Matteo Dore

iger, il tuo secondo nome è Mistero. Tiger Mistero Woods. Tanto è sempre sotto la luce dei riflettori quando è in campo, così poco o nulla si sa di lui fuori dai green. La fissazione per la privacy lo accompagna da sempre, la sua vita privata è tenuta nascosta al mondo salvo esplodere in mille schegge quando il giocattolo si rompe e tutto diventa pubblico. Tradimenti, incidenti, arresti. Tiger non si è fatto mancare niente e le disavventu­re non hanno fatto altro che aggravare la sua ossessione per la segretezza. Ora le domande che lo inseguono sono meno drammatich­e di una volta, ma sono un brusio continuo: gioca o non gioca? Come sta? La gamba come va? E quell’influenza che lo ha fermato che cosa era davvero? E il suo swing a che punto è? Sabato l’Internet del golf è andato in fibrillazi­one quando un sito specializz­ato nel seguire gli aerei dei Vip ha segnalato che il jet privato di Tiger era atterrato al piccolo aeroporto di Augusta, in Georgia. Poco dopo, il giornalist­a Bob Harig di Sports Illustrate­d ha lanciato la notizia che il cinque volte vincitore del Masters si trovava all’Augusta National e che avrebbe giocato un giro con il presidente del club Fred Ridley e l’amico Justin Thomas. E se è vero che due più due fa sempre quattro, tutti sono arrivati alla conclusion­e che Woods la prossima settimana sarebbe stato in campo per il suo 26° Masters. Ma nel mondo di Tiger due più due può fare qualsiasi cifra. E la domanda rimane: giocherà?

Diritto eterno Al Master tutto è diverso da un torneo normale, anche i meccanismi di qualificaz­ione. In una gara del Pga Tour i giocatori devono iscriversi entro il venerdì della settimana precedente, se non lo fanno sono fuori. Dalla bella clubhouse nell’esclusivis­simo e inaccessib­ile club in Washington Road 2604,

Augusta, Georgia, vengono invece spediti degli eleganti inviti su carta speciale a tutti coloro che soddisfano i requisiti richiesti. I primi 50 al mondo, per esempio. O i campioni degli altri Majors. O i past winners. Cioè quelli che hanno vinto il torneo in passato e che hanno il diritto perpetuo (o quasi, l’età a un certo punto consiglia di smettere) di partecipar­e all’appuntamen­to della seconda settimana di aprile. Spetta a loro comunicare che non hanno intenzione di presentars­i, se non lo fanno sono dentro. E Tiger non si è ritirato, quindi è lecito immaginarl­o in campo…

Il più inatteso

A 14 anni di distanza vince il

suo quinto Masters, il 15° Majors. Lo premia Patrick Reed

Manca da mesi Woods non gareggia da quando ha abbandonat­o il Genesis Invitation­al di febbraio durante il secondo giro a causa di un attacco di influenza. E quel torneo era il primo appuntamen­to dal ritiro di un anno fa al Masters, poco prima di farsi operare – per la millesima volta, chi tiene più il conto ormai – alla caviglia destra per un artrite post traumatica. Però l’Augusta National è casa sua. La prima volta che si presentò al tee della 1 dopo aver percorso Magnolia Lane era il 1995. Aveva 19 anni ed era ancora dilettante. Passò il taglio, cosa che non fece l’anno dopo, sempre da amateur, e fu l’ultima volta in cui non è riuscito a qualificar­si per il week end. Da allora una serie ininterrot­ta di 23 tagli passati – record eguagliato con Gary Player e Fred Couples – che se quest’anno diventasse­ro 24 farebbero di lui l’unico nella storia con una simile striscia di soddisfazi­oni. È vero che il Masters racconta una storia lunga novant’anni ed è più grande di qualsiasi interprete, ma Tiger è diverso. Ne ha vinti cinque, battuto solo da Jack Nicklaus con sei. E se quest’anno riuscisse a entrare nel week end, farebbe cifra tonda di round giocati: 100. La gente è lì per lui, per rivivere le emozioni del 1997 quando stabilì il record sul secondo con 18 colpi di vantaggio, per riassapora­re il gusto del 2001 quando vincendo in Georgia stabilì il Tiger Slam, unico nella storia ad essere il campione in carica contempora­neamente in tutti e 4 i Majors dopo i successi nello Us Open, Pga e British Open nel 2000. Il pubblico si muove in massa per lui, lo va a cercare, lo segue, si può sapere quale buca sta giocando sempliceme­nte ascoltando il rumore della gente. Tiger non è il Masters. Ma il Masters senza di lui non è la stessa cosa.

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