La Gazzetta dello Sport - Cagliari
Questo Milan deve essere rinforzato, non solo rifinito. Servono leader: quelli che sembravano esserlo hanno dimostrato che non lo sono. Leao e Theo hanno steccato ancora una volta
del genere o come quella di Mkhitaryan liberato davanti a Maignan da un altro strafalcione difensivo (Tomori). Sommer si esalta ancora su una stoccata ravvicinata di Calabria (40’). Vantaggio onesto all’ora del tè, di corto muso solo per la tenerezza offensiva dei nerazzurri.
Ancora Thuram Qui Inzaghi deve aver detto più o meno così: «Ragazzi, se la chiudiamo è meglio. Poi pensiamo ai coriandoli». Thuram, che è un tipo lesto, ci mette 4’ ad eseguire l’ordine. Il francese si allarga a sinistra come nel derby d’andata. Forse Maignan è ingannato dal ricordo: si aspetta un altro scaldabagno all’incrocio lontano, invece Marcus chiude il rasoterra sul primo palo, 2-0. L’opposizione di Tomori è imbarazzante. Pioli inserisce il centravanti (Giroud). Leao, che non sarà mai un 9, torna in periferia. Loftus-Cheek arretra al posto del deludente Reijnders. Entra anche Chukwueze. Con due ali forti e una torre, il Milan recupera un senso tattico e, finalmente, anche un po’ di rabbia, mentre i cambi ammorbidiscono l’Inter. Il gol di Tomori al 35’ arroventa la Sud che intravede la possibilità di accompagnare alla porta i festaioli. La partita sfuma in una zuffa da saloon: espulsi Theo, Dumfries e Calabria. Finisce 2-1. Divampa la festa della Beneamata: il paradiso in casa del Diavolo. Gli altoparlanti sparano musica a palla per coprire i canti di gioia della Nord. Eclissare la seconda stella, invece è impossibile. La prossima maglia dei campioni d’Italia assomiglierà alla Notte stellata di Van Gogh: il nero, il blu e due globi dorati.
TEMPO DI LETTURA 4’20”