La Gazzetta dello Sport - Cagliari
Èun Nadal a terra
Il quasi 38enne Rafa non è ancora guarito, Roland Garros a rischio: «Ma non finisce il mondo, a Madrid gioco per il pubblico»
«SE STO COSÌ DICO NO ALLO SLAM E NELLA MIA PUNTO AI GIOCHI»
omenica sera Rafa Nadal era al Bernabeu a vedere il suo Madrid contro il Barcellona. Un bel Clásico per lui, vinto 3-2 dalla squadra di Ancelotti che ha così messo le mani sulla Liga. Quella sera è stato registrato il più ampio gap anagrafico nella storia dei MadridBarça: 21 anni e 307 giorni tra il 38enne Luka Modric e il 16enne Lamine Yamal. Oggi, sulla terra del Manolo Santana alla Caja Magica di Madrid, si registrerà un mismatch molto simile: tra il quasi 38enne Rafa Nadal e il 16enne americano Darwin Blanch, 2007 come Yamal, corrono 21 anni e 117 giorni.
Evoluzione
Blanch avrà addosso, senza pietà alcuna, tutto il Manolo Santana. Perché gli è toccato in sorte il vero match dell’evoluzione della specie... Il mito Nadal si sta sgretolando per l’usura, statua granitica esposta troppo a lungo alle intemperie di una carriera giocata sempre oltre i propri limiti fisici e oggi piena di crepe. «Se fossimo al Roland Garros non scenderei in campo», ha detto ieri il maiorchino con grande onestà in una conferenza stampa sentita e sofferta e attraversata da grandi onde emozionali: «In nessun’altra parte del mondo mi hanno trattato tanto bene come qui, e per questo, solo per motivi affettivi, ho deciso di scendere in campo. È l’ultima volta, sì. Lo so che la gente mi ha visto tornare da grandi infortuni così tante volte che quasi non ci crede, o che spera che anche stavolta ci sia un comeback. Ma non sarà così». Lo ammette con un groppo in gola. Questo è un torneo che ha vinto cinque volte, che ha aiutato a crescere: «Non mi aspetto alcun omaggio, sono io che devo ringraziare questa gente che tante volte mi ha fatto volare oltre l’ostacolo col proprio sostegno». Affettuoso, riconoscente, emozionato. E ferito: «L’ultima settimana di allenamenti mi ha offerto alcune cose positive, e altre meno. La battuta è migliorata, altri aspetti del gioco no. Siamo sinceri: non sono certo in grado di competere al 100%. E mi conoscete, non voglio ingannare nessuno: io se non posso dare tutto in campo sto male».
La sofferenza L’animale competitivo che ha frullato il sangue di Rafa spingendolo oltre il dolore in tante occasioni è sempre vivo: «Ho detto che sto male, così come sono stato male nel secondo set a Barcellona contro De Minaur, vedendo che mi lasciavo andare senza poter opporre resistenza. Non ero felice, per niente». Sta parlando della scorsa settimana, del ritorno in campo nel suo Godò, vinto 12 volte, sul campo a lui già intitolato, dopo oltre 100 giorni di assenza. La vittoria con Cobolli con la battuta a mezzo servizio e la sconfitta il giorno dopo con l’australiano di Spagna. Rafa ha giocato 3 partite nel 2023 e 5 nel 2024. Il corpo piange, si dispera, lo limita. Lui ieri le lacrime le ha trattenute, e oggi sul centrale dovrà continuare a trattenersi: prima fisicamente e poi emotivamente: «Non voglio pregiudicare il lavoro che sto facendo per arrivare a Parigi».
Siamo sinceri: non sono in grado di competere al cento per cento
Grida smorzate Non sarà facile nemmeno per lui. Così come per i suoi fedelissimi parrocchiani. Già a Barcellona abbiamo vissuto in diretta l’evoluzione del grido di battaglia che l’ha accompagnato in questa carriera infinita: i tradizionali “Vamos Rafa!” al circolo del quartiere di Pedralbes erano di puro sostegno difensivo, inviti a non mollare più che ad azzannare l’avversario come un tempo. Del resto quello visto in questi giorni è un Rafa che si dibatte tra malinconia e rabbia: il tempo che passa e il fisico flagellato che non risponde. «Vediamo cosa succederà nelle prossime tre settimane: l’obiettivo è arrivare al
È la mia ultima volta qui: non ci sarà un altro grande ritorno Rafael Nadal Numero 1 Atp per 209 settimane