La Gazzetta dello Sport - Cagliari

PANCHINE D’ORO

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Il “tedesco” ▶Buongiorno signor Voeller, giovedì prossimo il Leverkusen incontra la Roma in semifinale di Europa League, proprio come un anno fa: quanto è diverso da quello della stagione scorsa? «Innanzitut­to sta vivendo un momento eccezional­e, ha vinto il campionato tedesco per la prima volta, si può immaginare. In ogni posto della Germania in cui vado si compliment­ano per il gioco, tutti riconoscon­o che non è stata una questione di fortuna, casuale o altro. E poi ci sono altri protagonis­ti, rispetto alla semifinale in cui passò la Roma».

▶Co◻a possono dare in più?

«Il Bayer in questa stagione ha messo in rosa giocatori importanti, penso a Granit Xhaka, centrocamp­ista, che è il grande leader di questa squadra. Poi Victor Boniface, Alex Grimaldo, Patrik Schick, con cui abbiamo parlato anche nei giorni scorsi della Roma. E tanti altri. Nella primavera scorsa va ricordato che l’allenatore era qui da pochi mesi, adesso invece ha fatto una stagione completa e si è visto. Xabi Alonso è il miglior acquisto che si poteva fare. Io vedo le partite in casa, in trasferta non vado, ma dal vivo ti accorgi sempre di un gioco incredibil­e»

▶Perché?

«Perché è un calcio dominante. Sembra proprio quello di Pep Guardiola quando arrivò in Bundesliga, al Bayern. Il Leverkusen ha sempre in mano la partita, dal primo all’ultimo secondo. Sempre aggressivo. Non è un caso se in tutta la stagione finale contro l’Argentina fu decisa da un rigore di Brehme, assegnato proprio per fallo su Voeller. La capitale è anche la città della sua seconda moglie, Sabrina. Con la Roma ha vinto una Coppa Italia, con il Marsiglia la Champions 1993. finora non ha ancora perso una partita in tutte le competizio­ni».

▶ Xabi Alonso è diventato subito una star fra gli allenatori: visto da vicino, com’è, come lavora?

«Bravissima persona, sempre corretto, allena come giocava, ha un grande stile. E ha migliorato tanti giocatori. Penso a Jonathan Tah, il difensore centrale: con Xabi Alonso ha fatto un salto in avanti incredibil­e. Ma non è l’unico».

▶Oltre alle mosse del tecnico, un nome sopra agli altri da temere?

«Florian Wirtz, il nostro pupillo anche in nazionale, è un fuoriclass­e: è ancora migliore rispetto all’anno scorso, lui fa davvero la differenza»

▶ E’ stato sorpreso anche lei dalla stagione o già aveva visto qualcosa di importante in sviluppo?

«Che potesse lottare per il nostro scudetto si era capito anche in estate, ma vincerlo in questa maniera non se lo aspettava nessuno. In tutte le partite che ho visto erano sempre vittorie meritate, soltanto lo Stoccarda lo ha messo in difficoltà, nella sfida di coppa era alla pari».

▶Daniele De Rossi prenderà appunti: come giudica la sua avventura sulla panchina romanista? «Sono contento per la Roma, per Daniele. Ci siamo scambiati alcuni messaggi, compliment­i vari. Siamo amici non so da quanti anni. E’ un bravissimo ragazzo e sta diventando anche un grande allenatore. Sono felice se arriva in Champions League, lo merita».

Allena come giocava, ha un grande stile e ha migliorato tanti giocatori

▶Ha visto giocare la sua Roma?

«Sì. l’ho già vista un paio di volte: mi è piaciuta, gioca in un modo diverso da quello di Josè Mourinho».

▶Perché?

«I giocatori sono molto disciplina­ti in campo, hanno un sistema e una tattica chiara: sarà difficile anche per il Leverkusen, che probabilme­nte avrà più possesso palla, però sono sicuro che si dimostrerà una sfida ad alto livello, proprio da semifinale europea, bella per la gente»

▶ E lei come la vivrà?

«Sono stato invitato dal Leverkusen per questa trasferta. Sono contento di vedere una partita all’Olimpico, con questi tifosi eccezional­i, con questo spettacolo straordina­rio. Sono felice, perché anche per me è qualcosa di particolar­e. Sarà anche questa volta una sensazione strana, per quello che ho fatto a Leverkusen e perché la Roma per me è una storia indimentic­abile, e in città sono nati anche tre dei miei cinque figli. Spero che sia una bella partita anche al ritorno, qui in Germania. Andrà in finale chi avrà giocato meglio e avrà così meritato il passaggio del turno».

Wirtz

Il nostro pupillo anche in nazionale, fuoriclass­e. Lui fa davvero la differenza

Cos’è cambiato in un anno? Gioco aggressivo, sembra quello del Bayern di Guardiola

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