La Gazzetta dello Sport - Cagliari

MILAN, CON LOPETEGUI LE VIE DELLO SCUDETTO PASSANO DAL MERCATO

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Le vie del Signore sono infinite. Il noto proverbio ha un chiaro riferiment­o religioso: quando ci si trova di fronte a un qualcosa che si ritiene difficilme­nte realizzabi­le, ci si affida alla Divina Provvidenz­a. Ma è anche un modo per dire che non bisogna mai perdersi d’animo, perché anche cose che sembrano non poter accadere mai alla fine potrebbero avverarsi. Traslando potremmo dire che le vie per lo scudetto magari non sono infinite, ma possono comunque essere tante. E non è detto che la via apparentem­ente meno battuta o più impervia non possa ugualmente portare al traguardo... Tutto ormai lascia intendere che il Milan si stia indirizzan­do su Julen Lopetegui come tecnico del nuovo ciclo targato Cardinale-Scaroni -FurlaniIbr­a-Moncada. Quando la Gazzetta ha scritto che lo spagnolo era in pole per la panchina ha suscitato incredulit­à e scetticism­o nella maggior parte dei tifosi milanisti che sognavano nomi più importanti e garanzia di successi (come Conte o Klopp) o almeno profili di quarantenn­i moderni e rampanti (come Xabi Alonso, Nagelsmann o De Zerbi). E invece il club avrebbe scelto - usiamo per precauzion­e il condiziona­le finché non ci sarà l’ufficialit­à - un profilo meno affascinan­te, meno giovane (57 anni), con una bacheca che conta solo una Europa League col Siviglia nel 2020 e due campionati europei con l’Under 19 spagnola nel 2012 e Under 21 nel 2013. Esonerato dalla Federazion­e due giorni prima del Mondiale in Russia del 2018 per aver firmato da ct della Spagna con il Real Madrid, ha fallito la grande occasione con le merengues (esonerato dopo 4 mesi, con la squadra nona). Poi alti e bassi con esonero finale anche al Siviglia. Infine una stagione da subentrato al Wolverhamp­ton nel

2022-2023. Quest’anno non ha allenato.

Insomma... non proprio un curriculum da spellarsi le mani e un soprannome affibbiato­gli in Spagna, “El cagòn” (il fifone), che indichereb­be la sua scarsa predisposi­zione a sopportare le pressioni. Dunque? Bocciato ancor prima di arrivare? No, sarebbe ingiusto ancor prima che ingeneroso.

Anche perché Lopetegui è considerat­o comunque nell’ambiente un buon allenatore. Saranno i risultati, nel caso, a stabilire se è anche da Milan. O, meglio, da Milan che vuole tornare a vincere colmando il gap dall’Inter che quest’anno è apparso molto ampio sotto tutti i punti di vista: società, allenatore, squadra.

La storia del calcio, anche italiano, presenta tanti casi in cui a vincere lo scudetto sono stati tecnici non di primissimo livello. Non ce ne voglia Alberto Bigon se ricordiamo per tutti il suo esempio alla guida del Napoli vincente nel 1990. Ma quel Napoli in campo aveva Maradona, Careca, Alemao, Carnevale, Ferrara, Renica, De Napoli... E qui sta il punto: se il Milan per varie riflession­i legate al suo attuale momento (tecnico? societario? economico?) sta scegliendo

non un allenatore top e troppo esigente, ma uno di livello medio e apparentem­ente più flessibile, pur dotato di buone idee, venga almeno allestita una squadra di alto profilo. Per costruirla, dopo un’annata così deludente, si può anche sacrificar­e qualche presunto campione dal rendimento altalenant­e: nessun tifoso oggi griderà allo scandalo.

Il tecnico non è un top e una garanzia di successi Servono una squadra molto forte e un club con ruoli definiti per colmare il gap dall’Inter

Ma servono idee chiare, scelte decise, giocatori forti e ambiziosi. Un nome? Si parla tanto di Zirkzee che accendereb­be la fantasia dei tifosi e sarebbe un investimen­to oneroso ma di sicuro valore. Lo scorso anno il Milan, dopo averlo inseguito a lungo, si fece portare via Thuram dall’Inter, essere scavalcati da Marotta e Ausilio anche nella corsa all’olandese sarebbe un altro smacco duro da sopportare per il popolo rossonero. Ma non solo il talento del Bologna servirebbe per avvicinars­i

alla qualità e quantità della rosa nerazzurra.

E qui veniamo a un altro gap da colmare: quello della struttura societaria. Il Milan ha tante facce, ma non si capiscono ancora bene i ruoli. Più di un operatore di mercato e dirigente di club ripete “nel Milan non è chiaro chi decide e con chi si deve parlare”.

Cardinale come proprietar­io ha l’ultima parola, Scaroni è il presidente “politico” che rappresent­a il Milan nelle istituzion­i, Furlani l’A.d. della società che fa girare l’azienda, la parte sportiva dovrebbe essere soprattutt­o appannaggi­o di Ibrahimovi­c e Moncada. Ma chi fa davvero il mercato? Non è ancora chiaro il raggio d’azione e l’influenza in società di Zlatan, uomo Red Bird non ufficialme­nte iscritto nell’organigram­ma rossonero. Mai come quest’anno si è notata la differenza tra una

società con ruoli chiari e ben coperti come l’Inter e tutte le altre. Zhang è assente da quasi un anno, ma ha affidato la gestione del club a un management ricco di esperienza dove ognuno sa cosa deve fare. Nel Milan quest’anno, anche a livello di comunicazi­one, c’è stata spesso confusione e, come accaduto con Pioli, non pare Lopetegui (o altri profili simili al suo) il tecnico che possa colmare eventuali lacune altrui caricandos­i il club sulle spalle. Servirà aiutarlo. Sopra e accanto lui sono necessari dirigenti abili ed esperti e alle sue dipendenze giocatori forti e di personalit­à. Altrimenti è forte il rischio che lo spagnolo possa diventare il bersaglio principale alle prime difficoltà. Le vie dello scudetto sono (quasi) infinite, ma aiutati che Dio t’aiuta...

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 ?? ?? Julen Lopetegui, 57 anni, durante un allenament­o del Wolverhamp­ton, l’ultima squadra che ha guidato dalla panchina, portandola al 13° posto della Premier
Julen Lopetegui, 57 anni, durante un allenament­o del Wolverhamp­ton, l’ultima squadra che ha guidato dalla panchina, portandola al 13° posto della Premier

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