La Gazzetta dello Sport - Cagliari

SINNER È già re del Foro

PANATTA LO INCORONA «LO ACCOGLIERA­NNO COME UN SANTO»

- Di Riccardo Crivelli

era una volta l’ottavo re di Roma. Si chiamava Adriano, era nato a due passi dal Foro Italico e tutte le volte che si affacciava sul Centrale la passione ribollente dei tifosi faceva tremare perfino il marmo delle tribune. Panatta, l’eroe di casa, il figlio prediletto della Città Eterna, nel 1976 è stato l’ultimo italiano a vincere gli Internazio­nali, nell’anno della prima rivoluzion­e delle racchette tricolori, che uscivano finalmente dall’élite dei circoli per scoprirsi fenomeno di massa. Da allora, e per un tempo che è sembrato un’eternità, la speranza che un nostro giocatore potesse tornare a replicare quei fasti rimaneva un’idea sospesa nel mondo dei sogni. Fino all’apparizion­e divina del Rosso di Sesto Pusteria, Jannik Sinner, il ragazzo delle montagne che ormai è diventato un’icona pop nonché il fidanzato d’Italia, trascinand­o il tennis in tutte le case e conferendo­gli una popolarità in grado di rivaleggia­re con il calcio.

Torneo da record

Oggi, non prima delle 12.30, Sinner debutta a Madrid da testa di serie numero uno nel derby contro Sonego, in un torneo che nelle sue parole della vigilia avrebbe dovuto rappresent­are solo un passaggio verso i veri obiettivi della stagione sulla terra: «In Spagna — aveva detto infatti dopo Montecarlo — alternerò un duro lavoro in palestra alle partite per mettere benzina nel motore, sarò contento di passare un paio di turni, poi a Roma e al Roland Garros tornerò a focalizzar­mi con la mentalità di arrivare fino in fondo». Ora, è difficile immaginare un agonista feroce come lui, per di più in stato di grazia, affrontare con superficia­lità qualunque tipo di partita, ma è vero che la programmaz­ione puntiglios­a fin qui è stata uno dei segreti dei suoi successi. E Roma, per il significat­o che riveste, è uno di quegli appuntamen­ti che mantengono un posto speciale nel cuore e nel calendario della Volpe Rossa. Dopo aver riportato la Davis in patria a 47 anni di distanza dalla la generazion­e dorata di Santiago del Cile, dopo aver ridipinto d’azzurro uno Slam dal Roland Garros di Panatta del 1976, un trionfo al Foro a quasi mezzo secolo dall’ultimo aprirebbe definitiva­mente a Jannik le porte del paradiso: «Ho giocato in tante arena nel mondo, ma nessuna è magica come il Centrale». Intanto gli Internazio­nali, e lo dicono i numeri, si stanno via via tramutando in una sorta di pellegrina­ggio laico per garantirsi la visione soprannatu­rale del più amato e del più popolare sportivo italiano del momento: +36% di biglietti venduti, incasso di 22,5 milioni solo con la prevendita che ha già eguagliato quello complessiv­o dello scorso anno, la soglia delle 298.500 presenze del 2023 già alla portata e sicurament­e superata in questi giorni, con una stima finale di 350.000 spettatori per i 13 giorni di gara.

Tutti lo vogliono

Sinnermani­a senza limiti, insomma: tutti lo vorranno,e non solo tra le statue del Foro per un selfie o un autografo; ma la gestione del campione nelle due settimane del torneo sarà improntata quasi esclusivam­ente al rigoroso impegno agonistico, fatti salvi un paio di eventi con gli sponsor. Si sa che gli è stata chiesta la disponibil­ità per un’esibizione con Dybala, l’attaccante della Roma, al Foro oppure in un’area monumental­e della città, e per una visita istituzion­ale al Campidogli­o, ma per il momento le risposte sono rimaste in sospeso. La Federazion­e, dal canto suo,

Jannik Sinner

Intanto oggi a Madrid, non prima delle 12.30, sfida Sonego. Boom di biglietti agli Internazio­nali con un +36% rispetto al 2023 E Dybala vuole palleggiar­e in piazza con lui

durante il torneo gli metterà a disposizio­ne uno spazio personale alla lounge Fitp dove rilassarsi fuori dalle aree comuni ai tennisti e in cui rifugiarsi per qualche momento più raccolto con il team e la famiglia lontano dalla ressa che si produrrà ogniqualvo­lta si muoverà all’interno degli impianti. Dall’ottavo re Adriano all’Imperatore Jannik, con l’incoronazi­one che arriva proprio da Panatta: «Sinner è amato da tutti perché è un grandissim­o campione, un ragazzo per bene, educato ed equilibrat­o, non sbaglia mai una dichiarazi­one, non ha mai un gesto di stizza in campo, rispetta gli avversari. Noi diventammo popolari quasi senza volerlo, oggi ci sono i media e i social che amplifican­o tutto, la sua dimensione di star non è paragonabi­le alla nostra. Ma se la merita, perché fa tutto bene e sembra quasi arrivare da un’altra era. In Italia lo accogliera­nno come un santo, e lo dico con rispetto». Tuttavia, come dà, Roma può anche prenderti l’anima per troppa passione: «Non sarà il suo caso — analizza Panatta — perché Jannik non sente mai la pressione, quando entra in campo è concentrat­o sulla partita e null’altro. Adesso ha anche imparato a gestire qualche mattana degli avversari, quando capitava a me l’istinto era di saltare la rete e uccidere chi stava di là». E pare davvero venire da un’altra epoca il ricordo della prima vittoria di Sinner a Roma, da 263 del mondo, nel 2019 contro l’americano Johnson dopo avergli annullato un match point e dopo aver battuto Musetti nelle prequalifi­cazioni. Queste furono le sue parole di allora: «Credo di aver mostrato alla fine la mia qualità migliore, quella di trovare sempre una soluzione per provare a vincere la partita. Ma lavoro per migliorare». Non è cambiato niente. Ed è questo il segreto della grandezza.

Ho giocato in tante arene in tutto il mondo, ma nessuna ha la magia del Centrale del Foro Italico

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di Adriano, Jannik punta ad eguagliarl­o anche a Roma, dove vinse nel 1976
Il re e l’erede Adriano Panatta, 73 anni, scherza con Jannik Sinner, 22: dopo aver riportato la Davis e uno Slam in Italia a 47 e 48 anni di distanza dai trionfi di Adriano, Jannik punta ad eguagliarl­o anche a Roma, dove vinse nel 1976

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