La Gazzetta dello Sport - Cagliari
SINNER È già re del Foro
PANATTA LO INCORONA «LO ACCOGLIERANNO COME UN SANTO»
era una volta l’ottavo re di Roma. Si chiamava Adriano, era nato a due passi dal Foro Italico e tutte le volte che si affacciava sul Centrale la passione ribollente dei tifosi faceva tremare perfino il marmo delle tribune. Panatta, l’eroe di casa, il figlio prediletto della Città Eterna, nel 1976 è stato l’ultimo italiano a vincere gli Internazionali, nell’anno della prima rivoluzione delle racchette tricolori, che uscivano finalmente dall’élite dei circoli per scoprirsi fenomeno di massa. Da allora, e per un tempo che è sembrato un’eternità, la speranza che un nostro giocatore potesse tornare a replicare quei fasti rimaneva un’idea sospesa nel mondo dei sogni. Fino all’apparizione divina del Rosso di Sesto Pusteria, Jannik Sinner, il ragazzo delle montagne che ormai è diventato un’icona pop nonché il fidanzato d’Italia, trascinando il tennis in tutte le case e conferendogli una popolarità in grado di rivaleggiare con il calcio.
Torneo da record
Oggi, non prima delle 12.30, Sinner debutta a Madrid da testa di serie numero uno nel derby contro Sonego, in un torneo che nelle sue parole della vigilia avrebbe dovuto rappresentare solo un passaggio verso i veri obiettivi della stagione sulla terra: «In Spagna — aveva detto infatti dopo Montecarlo — alternerò un duro lavoro in palestra alle partite per mettere benzina nel motore, sarò contento di passare un paio di turni, poi a Roma e al Roland Garros tornerò a focalizzarmi con la mentalità di arrivare fino in fondo». Ora, è difficile immaginare un agonista feroce come lui, per di più in stato di grazia, affrontare con superficialità qualunque tipo di partita, ma è vero che la programmazione puntigliosa fin qui è stata uno dei segreti dei suoi successi. E Roma, per il significato che riveste, è uno di quegli appuntamenti che mantengono un posto speciale nel cuore e nel calendario della Volpe Rossa. Dopo aver riportato la Davis in patria a 47 anni di distanza dalla la generazione dorata di Santiago del Cile, dopo aver ridipinto d’azzurro uno Slam dal Roland Garros di Panatta del 1976, un trionfo al Foro a quasi mezzo secolo dall’ultimo aprirebbe definitivamente a Jannik le porte del paradiso: «Ho giocato in tante arena nel mondo, ma nessuna è magica come il Centrale». Intanto gli Internazionali, e lo dicono i numeri, si stanno via via tramutando in una sorta di pellegrinaggio laico per garantirsi la visione soprannaturale del più amato e del più popolare sportivo italiano del momento: +36% di biglietti venduti, incasso di 22,5 milioni solo con la prevendita che ha già eguagliato quello complessivo dello scorso anno, la soglia delle 298.500 presenze del 2023 già alla portata e sicuramente superata in questi giorni, con una stima finale di 350.000 spettatori per i 13 giorni di gara.
Tutti lo vogliono
Sinnermania senza limiti, insomma: tutti lo vorranno,e non solo tra le statue del Foro per un selfie o un autografo; ma la gestione del campione nelle due settimane del torneo sarà improntata quasi esclusivamente al rigoroso impegno agonistico, fatti salvi un paio di eventi con gli sponsor. Si sa che gli è stata chiesta la disponibilità per un’esibizione con Dybala, l’attaccante della Roma, al Foro oppure in un’area monumentale della città, e per una visita istituzionale al Campidoglio, ma per il momento le risposte sono rimaste in sospeso. La Federazione, dal canto suo,
Jannik Sinner
Intanto oggi a Madrid, non prima delle 12.30, sfida Sonego. Boom di biglietti agli Internazionali con un +36% rispetto al 2023 E Dybala vuole palleggiare in piazza con lui
durante il torneo gli metterà a disposizione uno spazio personale alla lounge Fitp dove rilassarsi fuori dalle aree comuni ai tennisti e in cui rifugiarsi per qualche momento più raccolto con il team e la famiglia lontano dalla ressa che si produrrà ogniqualvolta si muoverà all’interno degli impianti. Dall’ottavo re Adriano all’Imperatore Jannik, con l’incoronazione che arriva proprio da Panatta: «Sinner è amato da tutti perché è un grandissimo campione, un ragazzo per bene, educato ed equilibrato, non sbaglia mai una dichiarazione, non ha mai un gesto di stizza in campo, rispetta gli avversari. Noi diventammo popolari quasi senza volerlo, oggi ci sono i media e i social che amplificano tutto, la sua dimensione di star non è paragonabile alla nostra. Ma se la merita, perché fa tutto bene e sembra quasi arrivare da un’altra era. In Italia lo accoglieranno come un santo, e lo dico con rispetto». Tuttavia, come dà, Roma può anche prenderti l’anima per troppa passione: «Non sarà il suo caso — analizza Panatta — perché Jannik non sente mai la pressione, quando entra in campo è concentrato sulla partita e null’altro. Adesso ha anche imparato a gestire qualche mattana degli avversari, quando capitava a me l’istinto era di saltare la rete e uccidere chi stava di là». E pare davvero venire da un’altra epoca il ricordo della prima vittoria di Sinner a Roma, da 263 del mondo, nel 2019 contro l’americano Johnson dopo avergli annullato un match point e dopo aver battuto Musetti nelle prequalificazioni. Queste furono le sue parole di allora: «Credo di aver mostrato alla fine la mia qualità migliore, quella di trovare sempre una soluzione per provare a vincere la partita. Ma lavoro per migliorare». Non è cambiato niente. Ed è questo il segreto della grandezza.
Ho giocato in tante arene in tutto il mondo, ma nessuna ha la magia del Centrale del Foro Italico