La Gazzetta dello Sport - Lombardia

Dallo United ai soldi di Riad Così esce dal calcio vero

La ricca scelta d’Arabia rappresent­a comunque un inevitabil­e viale del tramonto per il campione portoghese CR7 ha capito che non poteva più competere per essere il migliore al mondo

- GETTY di Fabio Bianchi INVIATO A DOHA s TEMPO DI LETTURA GETTY

Ronald’oro Nel fotomontag­gio, Cristiano Ronaldo, 37 anni, indossa la maglia gialloblù dell’Al-Nassr di Riad

Edunque sarà Cristiano d’Arabia. Dire che era nell’aria sarebbe una bugia. Quell’addio farcito di polemiche dal Manchester United era sembrato più un grido di battaglia che una rinuncia ai grandi palcosceni­ci. Il CR7 bulimico, insaziabil­e di trofei, di record e di vetrine, il Ronaldo che non vuole perdersi nemmeno un minuto di qualsiasi partita, che spara a zero su Ten Hag che voleva fargli giocare tre minuti e che qui al Mondiale in pratica manda a quel paese in diretta mondiale il suo c.t. Santos, dava l’impression­e di un generale ferito in cerca di altri eserciti per ricomincia­re la sfida con il mondo, con la gloria, con se stesso.

Canto del cigno Invece adesso questo Mondiale è diventato d’improvviso il canto del cigno. E la scelta d’Arabia un viale del tramonto, ricoperto d’oro ma pur sempre un viale del tramonto. Una scelta ponderata la sua, perché CR7 non ha mai lasciato nulla al caso nella sua carriera. Il fisico curato come un vaso Ming, la crioterapi­a per durare il più lungo possibile nell’Olimpo degli dei del pallone, ogni squadra scelta per precisi motivi. Anche la Juventus, certo. Forse il Ronaldo pieno di sé ma realista ha capito che sta finendo un’epoca, la sua. E di conseguenz­a sta finendo l’eterna sfida con Leo Messi. Perché non sarà più la stessa: CR7 segnerà più di Messi all’Al Nassr, ma su piani diversi del loro videogioco. Non vale più. D’altronde anche nel meraviglio­so film di Ridley Scott, i duellanti a un certo punto non si sfidano più. I soldi contano, quella degli arabi è la classica offerta che non si può rifiutare. Una barcata di milioni che ricordano gli emiri che hanno voluto questo sfarzoso Mondiale. Ma c’è dell’altro. C’è la consapevol­ezza che le cose intorno a lui stanno cambiando. Non è mai stato simpatico a tutti, Ronaldo, non come Messi. Il suo ego e la sua arroganza, davano fastidio. Ma Ronaldo è sempre stato abbastanza diretto, questo dobbiamo concedergl­ielo. E anche severo con se stesso. “A Bola”, quotidiano sportivo portoghese, ha fatto un sondaggio, chiedendo se lui meritasse di giocare titolare in questo Mondiale. Beh il 70% ha risposto di no. E le statistich­e di contorno hanno confermato: CR7 è disconness­o dal resto della squadra. Ma non dalla realtà. Se anche i tuo tifosi ti voltano le spalle, forse è venuto il momento di salutare. Meglio i milioni che il lento declino. Intendiamo­ci, il declino per CR7 significa non essere più il migliore, perché uno come lui starebbe ancora bene in molte squadre. Ma lui ha capito che non può più essere il pretendent­e al trono. C’è un nuovo sceriffo in città, anche per il suo eterno rivale Leo. Si chiama Kylian Mappé. La nuova epoca è sua, questo è chiaro. Dunque, meglio un buon retiro da mille e una notte, come le favole nate nel deserto, che scomodi paragoni con i nuovi emiri del calcio. Ma una cosa è certa: Ronaldo è qui al Mondiale e la nuova avventura è in stand by. Lui proverà a portare il Portogallo più in alto possibile, con buona pace di Santos e dei tifosi che non lo vogliono più. Cristiano d’Arabia può attendere ancora un pochino.

Cristiano Ronaldo Nato a Funchal il 5 febbraio 1985, Cristiano ha iniziato la carriera in patria per poi passare al Manchester Utd. nel 2003. Poi Real, Juventus e di nuovo United. Campione d’Europa col Portogallo nel 2016, oltre a innumerevo­li trofei a livello di club (tra cui 5 Champions League), ha vinto per cinque volte il Pallone d’oro

Il passato Cristiano con le maglie di Juve, United e Real. Nella foto in alto, scattata quest’anno, è ancora vestito da Red Davils: col Manchester United ha chiuso il 22 novembre

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