La Gazzetta dello Sport - Lombardia
Un silenzio di rabbia dopo l’urlo a Rapuano «È una vergogna!» Per il Cholito prima espulsione da quando è in Italia
Il rosso a Simeone ha scatenato la protesta Ma al suo Napoli è mancato soltanto il gol
con voce pacata, davvero stavolta non vuole alzare i toni. Però è infastidito, come giusto che sia dopo una sconfitta così bruciante. E anche dispiaciuto per un rosso evitabile che adesso aumenterà l’emergenza in attacco della squadra. «Se tu sei in emergenza devi anche essere prudente e la prudenza va utilizzata. Uno deve usare anche prudenza: dispiace che la Lega, che fa solo disastri, abbia modificato il discorso di portarsi dietro dal campionato le espulsioni e le diffide. Bisognava metterlo sul tavolo nel prepartita: io posso considerare la Supercoppa qualcosa di meno importante, ma per un allenatore o un giocatore, quando gioca contro una squadra come l’Inter, non gli puoi andare a dire che è una specie di show. Anche perché poi i tifosi si incazzano, e invece sono i primi da rispettare, perché sono i committenti del calcio». Il presidente ha parlato anche dell’Arabia («è il paese del futuro, Dubai e Doha sono anni indietro ormai») ed è tornato sui toni dei post partita. Un passo in avanti. In attesa che anche il suo Napoli torni a correre in campionato e si rimetta in scia per la Champions. 3’03”
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Vittorie azzurre
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Possesso palla
Allenatore na serata di sacrificio meritava forse un finale diverso. Per il Napoli, per Mazzarri, per tutti i tifosi che avranno sofferto insieme ai loro beniamini davanti alla tv. Ma il Napoli si è ritrovato, ha di nuovo un’anima di squadra, ha riacquisito con orgoglio la voglia di lottare tutti insieme. E questa è una grande vittoria morale, che potrebbe sbloccare le gambe e la testa dei campioni a lungo in crisi. Ciò che è mancato nella finale di Riad, forse, è il guizzo finale. La convinzione di poter far male alla miglior difesa del campionato, mettendoci dentro una determinazione diversa negli ultimi venti metri. Il Napoli ha fatto quello che doveva, sono mancati i singoli, sono mancate le stelle più luminose. Il rosso al Cholito, poi, ha riportato alla mente a quello subito da Pandev a Pechino per proteste, nell’altra Supercoppa persa da Walter contro la Juve. Un’altra notte nera, dopo una prestazione lodevole.
I prossimi impegni in calendario per il Napoli
ULo sfogo
La rabbia di Mazzarri è riassunta tutta nello sfogo in panchina subito dopo l’episodio che ha cambiato il match. «È una vergogna, state rovinando la partita» ha urlato in faccia a Rapuano, incredulo per il secondo giallo al suo centravanti. La rabbia, soprattutto, nasce da un diverso metro di misura utilizzato dall’arbitro, in particolare nella prima frazione di gioco. Eppure Walter ci ha creduto anche dopo essere rimasto in 10: ha tolto i due esterni, sembrava una follia. Ma con Lindstrom ha trovato strappi e profondità inaspettati, alleggerendo la pressione interiarrivato sta. E poi ha inserito Raspadori, per provare anche a tenere su palla, perché altrimenti si sarebbe schiacciato in area fino al 90’. Il suo Napoli ha resistito bene, ha bloccato un’Inter che per stessa ammissione di Mazzarri è stata “straripante” contro la Lazio. L’ha studiata a fondo e per poco non l’ha sorpresa.
Ma, come detto, il suo nuovo Napoli è mancato negli ultimi trenta metri. Perché Politano si è sacrificato come un leone nei raddoppi su Calhanoglu, per oscurare la fonte di gioco nerazzurra. Perché Simeone più che attaccare la profondità correva disperatamente all’indietro, per recuperare palla. In area il Napoli ci è Che beffa per Giovanni Simeone. Quella rimediata ieri sera a Riad nella finale di Supercoppa italiana contro l’Inter, infatti, è la prima espulsione dell’attaccante argentino nelle 280 partite che ha giocato, in tutte le competizioni, con i club da quando è arrivato in Italia nel 2016 tesserato dal Genoa. Simeone dopo la maglia rossoblù ha vestito quelle della Fiorentina, del Cagliari, del Verona e, dall’estate 2022, quella del Napoli, realizzando in tutto 66 reti poco, ma quando lo ha fatto, c’è voluto il solito Sommer formato supereroe a salvare l’Inter e a indirizzare la partita. Già, quel destro a giro di Kvara a inizio ripresa sembrava una parabola perfetta, di quelle che avrebbe potuto riempire le sigle delle prossime edizioni di Supercoppa. E invece resta il rammarico, enorme, per la prodezza di Sommer e il gol che non è arrivato. Il Napoli è spuntato, si sa. Un giocatore come Osimhen non si può regalare agli avversari per più di un mese ma queste sono le regole del gioco e bisogna adattarsi, anche se a malincuore.
Nuova magia
Ma adesso il mago Walter deve mettere mano al manuale dei trucchi e trovare una magia per andare a Roma a giocarsi quantomeno alla pari la sfida Champions con la Lazio. Senza Kvara, Simeone e Cajuste squalificati, senza Osimehn e Anguissa in Coppa d’Africa, senza Olivera che sarebbe stato fondamentale ieri, visto il problema al piede di Mario Rui. Eppure il Mazzarri visto a Riad ha stupito per le idee e per il coraggio: con umiltà, ha rimesso i suoi in buona condizione e li ha convinti che tutto è ancora possibile. Chissà, allora, che a Roma non possa toccare subito a Ngonge. O che non sia arrivato finalmente il momento di Lindstrom: il mago Walter in cinque giorni dovrà rigenerare l’animo ferito dei suoi. Per quanto visto in Arabia Saudita, è una missione che può portare comodamente a termine.
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Implacabile. E’ il titolo del libro di Tim Grover, storico preparatore e mental coach di Michael Jordan e Kobe Bryant: Federico Gatti lo aveva consigliato a Dusan Vlahovic in autunno, quando i gol faticavano ad arrivare e l’attaccante viveva un periodo complicato anche per problemi fisici. Non sappiamo se il serbo nel frattempo abbia completato la lettura, di sicuro il titolo ha portato fortuna, perché da lì è partita la risalita di DV9: dalle 5 reti nelle prime 16 gare, Dusan il terribile è passato alle 6 nelle ultime 5. Finale di 2023 coi botti a Frosinone e poi un avvio di 2024 che neanche la più rosea delle chiaroveggenti poteva prevedere: nessuno come lui e meglio di lui nei top 5 campionati europei, 5 centri in 3 match, uno ogni 52’, il mese più prolifico di sempre anche se non è ancora finito. «Decidi. Impegnati. Agisci. Vinci. Ricomincia». Così Grover spinge i sui seguaci ed è ciò che ha fatto Vlahovic in un momento in cui i pianeti non ne volevano sapere di allinearsi. Si è rimesso in gioco e ha ritrovato l’equilibrio psichico e la brillantezza fisica che sono il piedistallo di ogni successo, perché quando il fisico regge tutto diventa più facile, ma resta sempre la testa il motore di tutto. In un mese DV9 ha scalato la classifica dei marcatori, lasciandosi alle spalle tutti tranne Lautaro Martinez, staccatissimo a quota 18.
Inseguendo i top player
«Testa dura, spalle larghe, cuore grande»: così l’attaccante bianconero ha riassunto la serata di Lecce, con una chiosa oracolare: «Ci attende ancora un lungo cammino, ma insieme possiamo arrivare lontano...». A Lecce Vlahovic ha rivisto Sandro Mencucci, a.d. della Fiorentina dal 2002 al 2019, e Pantaleo Corvino, l’uomo che lo scoprì e lo portò in Italia. Quando lo strappò al Partizan per un milione e mezzo quella cifra pareva uno sproposito per un centravanti 18enne considerato sì bravino, ma lento e pesante. Quattro anni più tardi quel metro e novanta di muscoli e motivazioni fruttò alla Viola 70 milioni (più altri 10 di bonus) e una ricchissima plusvalenza. La pubalgia e le difficoltà della (e con) la Signora avevano portato a una flessione del suo rendimento e di conseguenza anche del suo valore, che nel nuovo anno è tornato a schizzare. Se il serbo continuerà a tenere certi ritmi da paura il termometro del calciomercato potrà salire ancora, fino a sfiorare
LA RINASCITA Dopo la flessione del 2022-23 il suo valore è tornato a schizzare: se continua a segnare così può sfiorare i 100 milioni
Domenica saranno due anni esatti di Vlahovic alla Juventus. I bianconeri hanno acquistato il bomber serbo il 28 gennaio 2022 dalla Fiorentina investendo 70 milioni più bonus. quella tripla cifra a cui solo i top player possono aspirare.
Con la Juve oltre i limiti
Vlahovic in Italia è, dopo Lautaro, il giocatore con la miglior media gol: uno ogni 113’. In Serie A solo l’interista argentino ne fa uno a match (85’), mentre se allarghiamo lo sguardo ai marcatori più prolifici d’Europa ne troviamo 4 sotto quota 100 (Kane, Mbappé, Dovbyk e Haaland). Vlahovic segna quanto Bellingham e poco più di Salah, fuori dal podio ma comunque in una posizione privilegiata. Credete che DV9 sia soddisfatto? Assolutamente no, perché lui vuole diventare quello che Grover definisce un «cleaner», l’avversario più motivato e più caparbio che si possa immaginare. Uno che rifiuta i limiti e soffre di una singolare dipendenza, quella dal successo. Dusan ha fatto lo sgambetto al destino che quest’estate voleva portarlo lontano da Torino e ha dimostrato alla sua Signora che un amore può uscire persino rafforzato da una crisi. Il bacio lanciato a Lecce verso i tifosi è solo l’ennesima pubblica dichiarazione. E la frase che gli disse Cristiano Giuntoli appena arrivato alla Juventus come responsabile dell’area tecnica («Insieme faremo grandi cose») mentre impazzavano le voci di mercato è diventata il primo mattoncino su cui costruire il futuro.
Gol per lo scudetto
Adesso quei 10 milioni che guadagna, grazie a un contratto con ingaggio a salire (partito da 7) pesano un po’ meno sulle spalle. Vlahovic sta dimostrando la bontà del suo investimento e la Juventus se lo gode, sapendo che quest’estate tutto può succedere ma che in ogni caso una eventuale cessione sarebbe compensata da un ricco incasso, che permetterebbe di finanziare il mercato che verrà. Un’eventualità che al momento il ragazzo non ha messo in conto, perché alla Juventus sta bene e vuole restarci. Non a caso club e agente del giocatore, Darko Ristic, stanno già discutendo dell’allungamento del contratto (che scade nel 2026) di una o due stagioni, che consentirebbe alla Juventus di abbassare i costi di ammortamento. I rapporti sono ottimi, perciò se ne riparlerà più avanti, quando la stagione avrà contorni più definiti. «Per essere il migliore non basta arrivare in cima, devi saperci restare», insegna Grover. Esattamente ciò che Vlahovic vuole fare. Segnare per vincere, questa è la sua missione. Per la Juventus e per lo scudetto. 3’54” gol