La Gazzetta dello Sport - Lombardia

Il mancino azzurro tra Inter e Lakers È UNA COPPA ITALIA CHE PIACE UN MONDO A BOLOGNA C’È GIÀ ARIA DI OLIMPIADE Novità in campo per ridurre i tempi: la battuta entro 15” Stella in Giappone Lo spinge un Paese

IL MONITO DI MATTARELLA «ISRAELE NON NEGHI IL DIRITTO A UNO STATO» AJA: A GAZA SI EVITI IL GENOCIDIO

- Francesco Rizzo

TRENTO: MICHIELETT­O

Lo schiacciat­ore di Trento non è ancora riuscito a fare spazio nel suo palmares per la Coppa Italia. Vicino all’oro mondiale ed europeo con l’Italia e allo scudetto (2022-2023) e alla Supercoppa (2021) con Trento, il 22enne nato a Desenzano del Garda - la stessa località che ha dato alla luce Marcell Jacobs e Sonny Colbrelli - rilancia la sfida per il trofeo che ancora non ha alzato. Tifoso dell’Inter e dei Los Angeles Lakers, con Javier Zanetti e LeBron James come idoli, Ale in questa stagione viaggia con numeri importanti - 271 punti in 16 giornate di Superlega (17 di media), 80 in 6 match di Champions – e guiderà l’Itas alla quindicesi­ma semifinale consecutiv­a per il club che ha già vinto tre volte la Coppa Italia (2010, 2012 e 2013). Il giusto viatico per un anno che culminerà con le Olimpiadi, torneo al quale l’Italia non è ancora ufficialme­nte qualificat­a, anche se attraverso il ranking dovrebbe essere una formalità.

MONZA: CACHOPA

Champions League. Da due stagioni è a Perugia e per ora ha conquistat­o due Mondiali per Club e due Supercoppe. La due giorni di Bologna regala al 27enne polacco l’occasione di aggiungere un trofeo alla collezione prima di dare l’assalto alle Olimpiadi con la Polonia, nazionale con cui nel 2023 si è laureato campione d’Europa. Intanto si gode Perugia e l’Italia in compagnia della fidanzata Kasia che “tradisce” solo per la playstatio­n con il gioco “Call of Duty”.

MILANO: ISHIKAWA

La terza semifinale di fila, il tentativo di fare un ulteriore passo avanti nella crescita di un club, la Powervolle­y, che solo 10 anni fa (stagione 2014-2015) faceva l’esordio in Superlega: a guidare le ambizioni di Milano ci sarà Yuki Ishikawa. Il 28enne schiacciat­ore capitano del Giappone è alla nona stagione in Italia. Dopo le esperienze a Modena, Latina, Siena e Padova, nell’estate 2020 è approdato a Milano. A spingere Ishikawa c’è tutto il suo Paese, dove le riviste sportive parlano delle sue imprese, soprattutt­o ora che a Firenze gioca la sorella Mayu, 23 anni. In estate guiderà la sua nazionale ai Giochi.

Modena è a quota 12 1979 1980

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Alla cerimonia del Quirinale 1 per il Giorno della Memoria, che si celebra oggi, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella sceglie di citare Primo Levi.

In particolar­e, un passo dello scrittore superstite dell’Olocausto: «La storia della deportazio­ne e dei campi di concentram­ento non può essere separata dalla storia delle tirannidi fasciste in Europa». Ed è a suo modo significat­ivo, a pochi giorni di distanza dall’appello di Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche: davanti alla scelta del Movimento degli studenti palestines­i di convocare un corteo a Roma evocando lo stesso Levi («Le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre»), Di Segni chiese di «lasciare lo scrittore alla nostra memoria». Ma nell’accostamen­to fra citazioni c’è tutto il delicato equilibrio di questo 27 gennaio: si ricorda l’orrore della Shoah mentre Israele è in guerra con Hamas e in Europa riemerge l’antisemiti­smo. Dal 7 ottobre, secondo il Viminale, è stato registrato un «netto incremento di episodi: 135 fino al 31 dicembre». E in Germania, post 7 ottobre, sono stati 2.249 i reati a sfondo antisemita. Mattarella addita «il pregiudizi­o che ricalca antichi stereotipi antiebraic­i, potenziato dai social media», ricorda che «le comunità ebraiche sanno che l’Italia è la loro casa» ma accosta «l’angoscia per gli ostaggi nelle mani crudeli di Hamas» a quella per le vittime nella Striscia (oltre 26 mila, dato che l’intelligen­ce israeliana considera attendibil­e) e pone due temi. Una reazione così «drammatica per i civili» rischia «di far sorgere nuove leve di odio» e «coloro che hanno sofferto il turpe tentativo di cancellare il proprio popolo sanno che non si può negare a un altro popolo il diritto a uno Stato». La soluzione dei “due Stati”, appunto, che Israele respinge. Come la leadership di Hamas.

Ma a preoccupar­e non è il 2 dibattito, è la piazza.

Proprio per il timore che il Giorno della Memoria diventi occasione di tensioni, il capo della Polizia,

Vittorio Pisani, ha previsto il rinvio delle manifestaz­ioni in favore di Gaza in calendario oggi: l’associazio­ne dei Palestines­i in Italia ha quindi spostato a domani il corteo di Milano. Stop della Questura anche a Roma. Mentre Maya Issa, presidente del Movimento degli studenti palestines­i che sottolinea di «rispettare profondame­nte le vittime della Shoah» - commenta: «È grave che la comunità ebraica incida su una decisione già presa dall’autorità competente che aveva autorizzat­o il corteo. Oramai per noi sarà definita come “comunità israeliana”. Il 27 gennaio è la tomba della coerenza». Si annunciano comunque sit-in (a Milano, Napoli, Roma) e cortei antimilita­risti (Cagliari). La premier Meloni ammette: «La questione ci preoccupa, al di là del merito della manifestaz­ione. Rispettiam­o il diritto di manifestar­e». E il Viminale sollecita «buonsenso».

Crescono molto i timori 3 della comunità ebraica.

«La pietà non può essere a corrente alternata, dove commuovono i bambini di Gaza ma non indignano quelli israeliani vittime di Hamas: non è antisemita criticare un governo, ma lo è puntare l’indice contro un popolo», riassume il presidente della Comunità ebraica di Pisa, Andrea Gottfried. Gli fa eco il rabbino capo di Torino, Ariel Finzi: «Il mondo civile, quando c’è una guerra fra una tirannia e una democrazia, si schiera dalla parte della tirannia e pensa che la tirannia voglia la pace e la democrazia voglia la guerra». Mentre Victor Fadlun, presidente della Comunità Ebraica di Roma (a pochi giorni dal caso-Acca Larenzia e dalla sentenza della Cassazione sul saluto romano), mette il dito in un’altra piaga: «Il braccio alzato è il segno di una profonda ignoranza non solo della storia, ma della democrazia». Il tutto accadeva nelle stesse ore in cui, dall’Aja, arrivava il pronunciam­ento della Corte Internazio­nale di Giustizia: «Israele adotti tutte le misure in suo potere per impedire atti di genocidio a danno dei palestines­i di Gaza e prenda immediate ed efficaci misure per migliorare le condizioni umanitarie nell’enclave, garantendo accesso agli aiuti umanitari e ad altri servizi di base». Decisione «totalmente aberrante — si sfoga Di Segni — che fa male e distorce il significat­o di quel “mai più” pronunciat­o così convintame­nte all’indomani della guerra».

Vediamo cosa è stato deciso 4 all’Aja e perché fa discutere.

Nel caso intentato dal Sudafrica contro Israele con l’accusa di genocidio nella Striscia, il principale organo giudiziale dell’Onu non ha soddisfatt­o la richiesta di un immediato cessate il fuoco. Ma ha fissato sei misure urgenti, tra cui quella che Israele «non di

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 ?? AP ?? Il verdetto La Corte dell’Aja, in Olanda, durante la lettura del verdetto di ieri: a presiedere, l’americana Joan Donoghue, 66 anni, che è stata eletta nel settembre 2010. La Corte internazio­nale di Giustizia, fino a oggi, non ha mai condannato per genocidio nessuno Stato
AP Il verdetto La Corte dell’Aja, in Olanda, durante la lettura del verdetto di ieri: a presiedere, l’americana Joan Donoghue, 66 anni, che è stata eletta nel settembre 2010. La Corte internazio­nale di Giustizia, fino a oggi, non ha mai condannato per genocidio nessuno Stato
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