La Gazzetta dello Sport - Lombardia

HAI FATTO LA STORIA

SINNER SLAM! «PER PAPÀ E MAMMA CHE MI HANNO DATO LA LIBERTÀ» L’azzurro rimonta due set a Medvedev e conquista gli Australian Open. È festa 48 anni dopo il Roland Garros di Panatta

- Di Federica Cocchi GETTY IMAGES

A terra Quando mi sono buttato giù ho guardato il cielo e ho pensato alle difficoltà superate

Lezione Di solito o vinci o impari: stavolta ho avuto fortuna a ottenere le due cose «Vorrei che tutti i bambini potessero avere genitori come i miei»

C’è chi aveva un matrimonio e ha fatto tardi, chi ha dato buca al pranzo dai suoceri, chi ha accostato per strada ad aggiornare il live scoring, chi ha puntato la sveglia per non perdersi nemmeno una palla. È l’Italia di Jannik Sinner, il bambino d’oro che con la sua racchetta magica ha battuto Daniil Medvedev e liberato il nostro tennis da un’incantesim­o che durava da 48 anni. Era il 1976 quando Adriano Panatta sollevava il trofeo del Roland Garros, ultimo Slam vinto da un tennista italiano. Fino a ieri, quando Jannik da Sesto Pusteria, l’angelo rosso caduto dalle Tre Cime di Lavaredo, ha cambiato la storia sportiva del nostro Paese diventando il campione dell’Australian Open. L’Australia, c’è qualcosa di più lontana dall’Alto Adige? «Meno male che abbiamo giocato qui, fa caldo e c’è il sole - dirà con il trofeo in mano -, i miei a casa dicono che si sono 20 gradi sotto zero...».

Sudore Che gioia, che luce, che bellezza, ma ce l’ha fatta sudare, eh. Per due set sembrava di essere in una puntata di «Scherzi a parte», alcuni avranno pensato di non essersi ancora svegliati e di star facendo un brutto sogno dopo i bagordi del sabato sera. Altri, sul 5-1 del secondo set, avranno lanciato il telecomand­o imprecando. Molti, però, sono rimasti lì, fiduciosi che no, non poteva proprio finire così. Sinner non aveva potuto regalarci una finale eliminando Djokovic per perderla tre set a zero da quello che nel 2021 gli aveva sbadigliat­o in faccia davanti al pubblico delle Finals. E infatti, quando tutto sembrava perduto, Sinner ha iniziato a dipingere la sua Sistina, il suo Giudizio Universale. Una pennellata dopo l’altra, con pazienza, fino a condannare il russo alla terza finale persa in Australia, la seconda partendo da un vantaggio di due set a zero: «Siamo onesti - ha detto Sinner -, per i primi due set non ho visto palla... Poi nel terzo ho sentito che qualcosa stava cambiando». Ma comunque fosse andata sarebbe stato in qualche modo felice: «O vinci o, male che vada, impari qualcosa: io ho vinto e ho anche imparato qualcosa. Ho avuto la fortuna di prendermi tutte e due le cose».

Giù per terra Dopo tre ore e quarantaqu­attro minuti, ecco terminato il capolavoro, ecco l’urlo di gioia collettivo. Si lascia andare a terra, stremato, sollevato, lasciandos­i precipitar­e nel vortice delle sue emozioni e dei suoi pensieri. Chissà cosa gli sarà passato per la mente in quei pochi secondi disteso a terra, prima di correre verso il suo box e farsi sommergere dall’abbraccio della squadra, la sua seconda famiglia: «Mi sono sdraiato e ho guardato il cielo. Mi sono detto “hai fatto una grande partita, hai superato tante difficoltà”». Lui, che ha dovuto lasciare i genitori poco più che bambino, conosce bene il valore della parola famiglia. Ed è per questo che le prime parole sono proprio per mamma Siglinde e papà Hanspeter, che hanno seguito la partita da casa, col cuore in gola: «Vorrei che tutti avessero dei genitori come i miei, mi hanno lasciato scegliere senza mai mettermi pressione, anche quando ero più giovane e praticavo altri sport. Auguro a tutti i bambini di avere la libertà che mi hanno lasciato i miei genitori». Difficile pensare a un regalo migliore per i signori Sinner: «Non parlo spesso dei miei genitori — spiegherà più tardi — credo che fosse importante farlo oggi, nel momento più importante della mia carriera. Spero di aver fatto una cosa carina». Perché Jannik è così, è carino. Verso tutti, sempre. E pure il burbero Kyrgios, che s’infiamma per le sue imprese e gli chiede di diventare (gratis) il suo allenatore, riceve una dose di carineria: «Un giocatore come te — gli ha detto Jannik, il campione dell'Australian Open — fa bene al tennis. Ti aspettiamo, devi tornare a giocare».

Libertà Ora Sinner è libero, ha fatto saltare anche l’ultimo lucchetto che imbrigliav­a una carriera pronta a diventare straordina­ria. Libertà, una parola semplice e bellissima: «Quando mi sento libero? Quando faccio cose semplici come sciare tra le mie montagne, quando posso correre veloce sui kart, quando gioco a carte con gli amici. Ma soprattutt­o io mi sento libero quando gioco a tennis». E poi torna sull’aspetto familiare: «Ci sono tan

Popolarità Il tennis resta la mia priorità, c’è tanto da fare: il mio lavoro è appena iniziato

Festival Non ho deciso per Sanremo: sono negato a cantare. Mi sento libero solo in campo «Sono onesto: nei primi 2 set non ho visto palla, ma poi qualcosa è cambiato»

ti giovani che sanno giocare bene a tennis, ma subiscono una grande pressione già all’interno della famiglia. Quando sono ancora ragazzini gli si chiede di fare grandi risultati. Per me la pressione è un privilegio, lo dico sempre, ma sostenerla è una cosa che ho imparato con il tempo».

Famoso «Felicità», «l’Italiano», «Uno su mille ce la fa». Il candidato trovi i punti di contatto tra Jannik Sinner e questi tre titoli. Facile, il Festival di Sanremo, che nella persona di Amadeus voleva Jannik già dopo la vittoria di Coppa Davis. Adesso che ha vinto l’Australian Open la richiesta si fa ancora più insistente. Lui però ha in mente solo il ritorno in campo, il più presto possibile, dopo l’attesa sosta al Quirinale, ospite del Presidente Mattarella insieme alla squadra azzurra di Filippo Volandri: «Sono contento che ora molte persone seguano il tennis anche grazie a me - ha detto -, ma le mie priorità non cambiano. Devo rimettermi subito all’opera e allenarmi perché ci sono altri tornei da giocare e il mio lavoro è appena iniziato, devo migliorare tanto». E non parla di canto: «Se mi conosco bene io a Sanremo non ci andrò... Però vediamo. Io a cantare ballare e tutte quelle cose lì sono negato». Nel tennis, però, sei un fenomeno. E va molto bene così.

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 ?? ?? Il trofeo dei sogni
Jannik Sinner, 22 anni, si gode il momento più bello della sua ancor giovane carriera in posa davanti al trofeo degli Australian Open
Il trofeo dei sogni Jannik Sinner, 22 anni, si gode il momento più bello della sua ancor giovane carriera in posa davanti al trofeo degli Australian Open

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