La Gazzetta dello Sport - Lombardia
Anatomia DI UNA rimonta
SINNER GLACIALE IL SUPEREROE CHE NON SI ARRENDE Lucido e implacabile: in Davis aveva annullato tre match point a Djokovic, in finale ha recuperato due set a Medvedev
Le porte del paradiso si spalancano alle 13.32 di una fantastica domenica italiana per accogliere Jannik, la nuova divinità del tennis, il ragazzo dai capelli rossi partito dalle montagne dell’Alto Adige e adesso signore dello Slam dell’altro mondo. Il romanzo che riscrive la storia personale del nuovo fenomeno delle racchette, e senza dubbio quella dello sport italiano, richiedeva la forza epica dell’eroe che non si arrende mai, che scruta da vicino il baratro e poi ascende al cielo: dopo un’ora e 26’ di partita, e due set, la finale della 112a edizione degli Australian Open è semplicemente il duello tra Superman e un ragazzino spaesato, con Medvedev a possedere il mantello magico.
Che fare? Il doppio 6-3 è lo specchio perfetto di ciò che si è visto in campo fino a lì: il russo
AVVIO SHOCK Nei primi due set il servizio e il ritmo del russo hanno fatto la differenza: era un duello impari
tiene percentuali altissime alla battuta (86% alla fine del primo set), mentre Jannik trova solo una prima su due e soprattutto varia pochissimo la direzione, consentendo al rivale di avvicinarsi alla riga di fondo per rispondere. Daniil può comandare a piacimento gli scambi, alzare il ritmo e mettere pressione da dietro già dai primi colpi, un piano tattico da provetto scacchista. Come sembrano lontane le ultime tre sfide tra i due e le tre vittorie di fila di Sinner, come sembra pesare il macigno della prima finale in un Major al cospetto di chi sta giocando la sesta. Tanto che, al cambio di campo di fine secondo set, la Volpe Rossa lancia uno sguardo afflitto verso l’angolo, con gli occhi disillusi di chi sente impotente e chiede che fare: «Non mi riesce niente», si sente sussurrare dalla flebile voce del numero 4 del mondo.
Che testa A quel punto, le statistiche raccontano che Sinner ha vinto una volta sola (su nove) rimontando da 0-2, proprio in Australia un anno fa contro Fucsovics al terzo turno, e questa non è certo la partitella nel cortile di casa. Eppure, una cosa ci ha insegnato la sua carriera, e soprattutto ce lo hanno raccontato gli ultimi quattro mesi: la feroce determinazione a rimanere attaccato al match, la lucida freddezza nella reazione ai momenti difficili, quando sei inchiodato al muro. Contro Djokovic, nella semifinale di Coppa Davis, Jannik risalì dal 4-5 0-40 del terzo set annullando tre match point al numero uno del mondo e ottenendo il break decisivo nel game successivo; a Melbourne, era sotto 5-1 nel tiebreak del secondo set contro Andrej Rublev ai quarti e poi ha conquistato sei punti consecutivi, stritolando le certezze del russo, senza contare il quarto set meraviglioso ancora con Djokovic dopo aver perso il terzo con match point a favore. Forza mentale soprannaturale: e perciò, quando all’inizio del terzo set della finale ritrova le percentuali al servizio, gioca più vicino al campo e aumenta la velocità del dritto mentre l’Orso moscovita è meno reattivo sulle gambe e smarrisce il dritto, il cielo della notte australiana si rischiara. Punto dopo punto, game dopo game, la Volpe Rossa si rimette al centro del villaggio, con la perla dell’ace con cui annulla l’unica palla break di Medvedev sul 3-3 del quarto set. L’ultimo sussulto del russo. Il punto dell’apoteosi, prima di sdraiarsi sfinito ed ebbro di felicità sulla Rod Laver Arena, è un dritto lungolinea che finisce la corsa all’incrocio delle righe. Dritto nella storia.
LA RESURREZIONE Ancora una volta Jannik è rimasto con la testa dentro la partita: e ha finito per dominare l’avversario