La Gazzetta dello Sport - Lombardia
Arriva l’argentino Pellegrino dal Milan Botheim se ne va Saviola, Detari, Uribe, Nani Quando la Serie A diventa il viale dorato del tramonto
Succede che le magie del passato non si vedano più e che l’addio sia malinconico. Ma non è così per tutti
Nella difesa a tre mi piace fare il centrale: io darò il massimo e faremo di tutto per rimanere in Serie A
Fabregas a Como: pochi lampi prima di dare l’addio. E lo stesso anche Guardiola a Brescia
Marquez se la cavò a Verona, Hagi fece sognare Brescia, Junior incantò Pescara
PTriantafyllos Pasalidis Difensore della Salernitana
rima del TFR, una passerella in Serie A non si nega a nessuno. Men che meno al campione che declina al passato dribbling e tackle, ma porta ancora con sé l’eco di un antico trionfo, un nome spendibile e soprattutto il peso della propria storia. In provincia il fu campione riscuote sempre un certo entusiasmo quando arriva, ma se l’entusiasmo è lo stesso quando parte allora - ehm, ehm - qualcosa non ha funzionato.
Da Detari a Nani
Ricordate il centravanti di (poco) sfondamento Mario Jardel? Arrivò in Italia a trent’anni: quindici chili prima aveva vinto la Scarpa d’Oro, confermandosi uno dei più implacabili marcatori d’Europa. Capitò in una delle squadre più sgangherate della storia del nostro calcio, l’Ancona. Aveva problemi con l’alcol, scivolò presto nell’apatia, di gol nemmeno l’ombra. Una decina d’anni fa Javier Saviola - dopo River Plate, Barcellona, Real Madrid e Benfica - finì a Verona. Considerato il rendimento, tornò buono per un selfie da mandare agli amici: hai visto con chi sono, lo riconosci El Conejo? Lajos Detari è stato il miglior calciatore ungherese degli ultimi cinquant’anni, un genio rimasto però incastrato nella lampada. Il Burino della via Pál si presentò a Bologna dicendo: «Nel mio piede ci cantano gli uccellini». Ma forse gli si era strozzata la voce, ai pennuti. Più di recente: Nani, dopo aver allungato la carriera come un chewing gum, apparve un giorno d’inverno a Venezia, come una maschera di Carnevale che sbuca all’improvviso nella nebbia. Era svincolato, fermo da qualche mese, con insospettabile ottimismo firmò un contratto di un anno e mezzo, ma quando il Venezia precipitò in Serie B rescisse e salutò la compagnia.
Anche Guardiola
Parliamo di marziani buoni per una gita fuori porta. O sul lago di Como, vedi Fabregas, che ha vissuto la sua ultima stagione da calciatore come rincorsa per quella da allenatore. Certe scelte si risolvono in esperienze di fine carriera umanamente ricche ma professionalmente poco gratificanti: Guardiola a Brescia, per dire. Dipende anche dove atterra il marziano. Julio Cesare Uribe, peruviano, aveva un nome da imperatore e piedi dolcissimi. In Sudamerica all’inizio degli anni 80 era considerato alla stregua di Zico e Maradona. Lo chiamavano “El Diamante”, perché brillava come una stella. Però nel Cagliari 1982-83 finì con il predicare nel deserto. Il greco Anastopoulos, noto nei locali di rebetiko di Atene come “Il Baffo del Pireo”, in patria segnava caterve di gol, se la tirava da divo, viaggiava in elicottero: ma nell’Avellino targato 1987 viene sfuocato persino nella figurina. Roque Junior, Pentacampeon con il Brasile nel 2002 a
Yokohama solo un anno e mezzo dopo il trionfo firmò per il Siena: capì in un attimo quanto sia difficile passare da Ronaldo il Fenomeno a Gianni Guigou senza battere ciglio. Intendiamoci, non sempre butta male. Leo Junior a Pescara (e fu samba in Piazza Salotto) visse una seconda giovinezza. La parabola di Gheorghe Hagi - Real Madrid, due anni a Brescia, Barcellona è irripetibile: una parentesi seminata di bellezza. Il monumento del calcio messicano Rafa Marquez ha giocato onestamente un anno e mezzo a Verona: era un fermoimmagine in mezzo al campo, ma sudava carisma e comandava il gioco alzando il sopracciglio. E a fermare quel fenomeno (lui lo era davvero) di Futre - alla Reggiana negli anni 90 - fu un destino cinico e baro, non le difese italiane. Ma di solito il crepuscolo degli dei alla periferia del calcio è un sipario che cala in silenzio e in sala non applaude nessuno, se ne sono già andati tutti altrove. Nell’imbrunire di una carriera, vi è custodita una malinconia che ferisce. L’immenso Garrincha, qualche anno dopo aver incantato il mondo con le sue celebri finte, consumato da una vita distratta e disperata, all’alba degli anni 70 seguì l’amore, ovvero la fuoriclasse della canzone brasiliana Elza Soares che si esibiva in giro per il mondo. Quando lei si fermò a Roma, lui raccattò quel che rimaneva di sé stesso e finì a giocare con il Sacrofano, tra operai e studenti. Diecimila lire a partita, il prezzo della nostalgia, quando è davvero canaglia.
Non si ferma il mercato dell’Hellas, che cerca gli ultimi rinforzi in tutti i reparti. Il d.s. Sean Sogliano nella serata di ieri ha chiuso per un difensore, Fabien Centonze, terzino destro francese di 28 anni del Nantes. Nonostante la stazza imponente, 190 centimetri per 82 chili, è un giocatore molto rapido che può anche essere impiegato a sinistra o esterno di centrocampo. Cresciuto nel Grenoble, ha debuttato come professionista nel 2015 in Ligue 2 con l’Evian. Dopo due stagioni al Clermont, è passato al Lens e poi al Metz. Nel settembre 2022 è stato acquistato dal Nantes. Quest’anno 3 presenze in Ligue 1 e 2 in Coppa di Francia. Dopo le uscite di Hien, Doig, Terracciano, Gunter e Amione, potrebbe essere utile un altro rinforzo per il reparto arretrato. Oggi si proverà l’assalto finale al greco Konstantin Manolas, ex Roma e Napoli, svincolato dallo Sharjah emiratino. Sembrava potesse andare al Sassuolo, che ieri ha dato la stretta finale su Kumbulla, e dunque l’Hellas si è rifatto sotto.
Attacco
Per il reparto offensivo, che si prepara a salutare Mboula diretto verso il Racing
Duttile
Santander e Henry che piace al gent, l’Hellas ha ottenuto una risposta positiva dai portoghesi del Vitoria Guimarães (da dove è arrivato l’omonimo centrocampista Dani Silva) dopo l’offerta di 3 milioni più bonus per l’attaccante brasiliano di 26 anni André Silva (23 presenze stagionali, con 9 reti e 2 assist), atteso oggi in città per le visite mediche e la firma sul contratto.
Centrocampo
Dopo aver formalizzato ieri il riscatto anticipato di Sulslov dal Groningen, si cerca un innesto anche per il centrocampo. Trattativa in chiusura quella per l’esterno sinistro serbo Stefan Mitrovic, 21 anni, con 13 presenze stagionali nella Stella Rossa, di cui 3 in Champions, e una rete segnata in campionato. Vista la giovane età e la discreta esperienza già accumulata, con già due gettoni nella nazionale maggiore serba, il club gialloblù punterebbe a ottenerne il cartellino.