La Gazzetta dello Sport - Lombardia
Un gol per toccare quota 20 in Serie A per 3 anni in fila
Re del gol
troppo veloce per fare il centrale e a 11 anni mi spostò avanti». Mossa chiave per il Toro, soprannome che gli darà a 17 anni Santiago Reyes, compagno di squadra al Racing, perché Lautaro si scontrava con tutto e tutti. Una forza della natura che qui ha imparato a frenare gli impulsi da cartellino.
Famiglia e Milano
Figlio di Mario, ex terzino sinistro e poi infermiere in una casa di riposo («Ha trasmesso la passione per il calcio a me e ai miei fratelli Jano e Alan. I soldi erano molto pochi, dormivamo tutti e cinque in una stanza, ma un piatto in tavola e un pallone non ci sono mai mancati») e di Vanesa, governante, il Toro è appassionato di basket - a Bahia Blanca sono nati il mito Ginobili e Palacio, ora cestista dopo i tanti gol con Genoa e Inter - di Con una rete Lautaro arriverebbe a quota 20 in Serie A per il terzo anno consecutivo dopo averne realizzati 21 nei due tornei precedenti. Soltanto Meazza dal ‘29 al ‘34 e Nyers dal ‘48 al ‘52 ce l’hanno fatta con la maglia dell’Inter. Riuscirci già stasera contro la Juve avrebbe un valore doppio per il Toro, autore di un gol nella sfida d’andata allo Stadium e mai capace di segnare ai bianconeri per due gare di seguito
asado e ‘pastel de papa’, piatto a base di patate e carne. La forza la trova in famiglia, con Augustina che gli ha dato Nina e Theo. A sigillare il rapporto con Milano, città che ama, pure l’apertura di un locale in Brera.
Mito Falcao
Il Toro è cresciuto col mito di Falcao, bomber colombiano che ammirava ai tempi del River. Il primo e ultimo cui ha osato chiedere la maglia. Il passaggio al Racing, nel 2014, lo avvicina ad un altro mito come Diego Milito, che lì fa il dirigente. La carriera di Lautaro lievita come un soufflé, nel 2018 il grande salto in Italia. Tiene botta nella prima stagione all’Inter, con Spalletti che lo dosa alle spalle di Icardi («Mauro mi ha dato un aiuto decisivo per ambientarmi»). Il decollo con l’avvento di Conte e l’addio di Maurito. Ora, con Inzaghi, la continuità del top player. E una storia ancora da scrivere. 3’13”