La Gazzetta dello Sport - Lombardia

FANTASIA, ESTRO E INTELLIGEN­ZA ROMA-INTER SI DECIDE IN MEZZO

De Rossi deve arginare Calhanoglu e punta sul momento magico di Pellegrini. Inzaghi si affida alle incursioni di Barella e dell’ex Mkhitaryan

- Di Andrea Pugliese e Davide Stoppini GETTY

Si gioca lì, si decide lì questo Roma-Inter. Lì dove De Rossi ha macinato chilometri di sudore da calciatore, dove Inzaghi ha costruito l’anima delle sue vittorie. Diceva Fabio Capello, in un’intervista alla Gazzetta: «Il centrocamp­o dell’Inter vale quello delle grandi d’Europa». Baciami ancora, giocando sulla pronuncia delle prime sillabe di Ba-rella, Cia-lanoglu e Mi-khitaryan. Ecco: quanto la Roma riuscirà a impedire quel bacio? Quanto limiterà il turco, l’uomo intorno al quale tutto ruota? Quanto controller­à gli inseriment­i e le letture di Barella e Mkhitaryan? E quanto ancora, al contrario, riuscirà a far male con Pellegrini? La chiave è qui. E gli attaccanti aspettano con ansia le eventuali soluzioni.

La regia Il meccanismo Inter è ormai un giochino mandato giù a memoria. Con ritocchini messi in atto in questa stagione da Inzaghi. Ovvero le posizioni non più fisse delle due mezzali: spesso, molto spesso, durante le partite nerazzurre si vedono Barella e Mkhitaryan dalla stessa parte del campo, così da portare superiorit­à numerica nella zona del possesso palla. Ma tutto parte da Calhanoglu. Lo prendevano in giro, quando diceva di vedersi tra i primi cinque registi d’Europa. In effetti sbagliava, ma forse per difetto. Hakan gioca lungo e corto indifferen­temente. Ma soprattutt­o, ha una capacità di smarcarsi dai controlli predispost­i dai tecnici avversari che impression­a. La Roma farà bene - e De Rossi ha considerat­o l’idea - di tenere d’occhio il turco a dovere, magari provando più a schermare lui, a controllar­e e sporcare le linee di passaggio. Compito che spetterà anche a Paredes, ovviamente. L’argentino ha la fiducia totale di De Rossi: «Ce ne sono pochi in Italia e nel mondo con la sua qualità», ha detto l’allenatore gialloross­o del suo centrocamp­ista. Dove deve migliorare? Nel trovarsi sulle linee del pallone, ha suggerito lo stesso De Rossi. Ecco, oggi è un banco di prova importante, forse il più importante da quando c’è stato il cambio di allenatore in casa gialloross­a. Paredes aveva la fiducia totale anche di Mourinho, ma con lui sembrava trotterell­are, andare a basso ritmo, con la fase difensiva che spesso se non era un optional, poco ci mancava. Con De Rossi, invece, Paredes è diventato ancora più centrale, grazie anche alla sua capacità di incidere nel possesso palla dei gialloross­i.

Azzurro Ma le scintille sono anche altrove. Perché da una parte del campo si troveranno faccia a faccia Barella e Pellegrini. Una sfida azzurra, con vista sull’Europeo. Barella è l’uomo che in nerazzurro strappa, attacca gli spazi, va che è una bellezza. Ai tempi in cui era ancora a Cagliari c’era un alto dirigente della Roma che diceva che non sarebbe mai diventato un calciatore di spessore internazio­nale, a causa della sua statura fisica. Ed invece ad avercene di giocatori così, con quella fame e quella cattiveria agonistica. Barella è unico, nel suo genere, perché ha un po’ (tanto) di tutto e tutto di qualità prelibatis­sima. Come prelibato è anche il momento di Lorenzo Pellegrini, il capitano gialloross­o, che viene da tre gol in tre partite, cosa che non gli era

I quattro big

Da sinistra i due gialloross­i Bryan Cristante e Lorenzo Pellegrini e i nerazzurri Hakan Calhanoglu e Nicolò Barella mai successa prima in carriera. Le voci familiari, l’anello di Mourinho ritrovato nel suo armadietto (con tanto di bigliettin­o polemico) e i fischi dell’Olimpico sono fattori che, messi tutti insieme, avrebbero potuto metterlo anche in ginocchio. Ed invece Lorenzo ha reagito, si è tolto la ruggine di dosso e forse ha fatto anche uno scatto mentale. Insomma, il fatto che sia tornato a giocare bene, benino, a tratti anche molto bene proprio dopo l’addio di Mou ha creato anche mille voci, per alcuni versi maligne. Ma Pellegrini deve andare avanti per conto suo, senza guardarsi alle spalle. Tanto che se De Rossi cambierà qualcosa oggi sarà proprio grazie alla sua

Paredes adesso è fondamenta­le per il possesso palla, mentre Cristante è l’ago della bilancia a livello tattico

Il regista turco è il barometro perfetto, ma ad andare sono soprattutt­o le due mezzali. Che spesso giocano anche vicine

duttilità, alzandolo magari a fare il trequartis­ta di sinistra per inserire in mediana Bove, più funzionale a compiti di contenimen­to e di marcatura. Perché in mezzo l’Inter è fortissima e lì va contrastat­a al meglio per provare a batterla.

Dall’altro lato E se è fortissima, lo è anche grazie a un ex romanista. Mkhitaryan è l’imprescind­ibile di Inzaghi: è il giocatore di movimento, dunque portieri esclusi, con il maggior minutaggio in stagione. Rende bene l’idea del livello di fiducia che l’allenatore ripone sull’armeno. Ausilio vide lungo, due stagioni fa, quando lo strappò proprio alla Roma, provocando un discreto mal di pancia da parte dell’allora tecnico gialloross­o Mourinho. È il più grande rimpianto di Inzaghi in riferiment­o alla finale di Champions a Istanbul: chissà, ci fosse stato lui dall’inizio e in buone condizioni... L’armeno è uomo a tutto campo, sembra quasi migliorato con il passare del tempo sotto questo aspetto. È decisivo anche in fase difensiva, è determinan­te nel triangolo magico con Dimarco e Bastoni sulla sinistra, uno dei tanti punti forti dell’Inter. Cristante, che spesso lo incrocerà, ha un vantaggio: lo conosce bene, con lui ha condiviso spogliatoi­o, allenament­i, pensieri e parole. Proprio il centrocamp­ista romanista sarà importante anche nel saper scalare sulla sua destra: s’è visto bene, nelle prime uscite di De Rossi, anche per coprire le sortite offensive di Karsdorp. Ecco, in quella zona di campo l’Inter spesso costruisce le sue fortune: il compito è arduo. Ma del resto per pensare di fermare l’Inter bisogna ragionare su obiettivi alti. La lettura è chiara. Poi starà alla capacità di De Rossi e Inzaghi magari cambiare qualche posizionam­ento o qualche lettura a gara in corso. Loro lo sanno, che il manico della partita è lì in mezzo.

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