La Gazzetta dello Sport - Lombardia

«Simoneoraè­iltop Ilsuoèunfi­nto3-5-2 Vinceconl’empatia»

«Mix Inzaghi: bel gioco e voglia di soffrire In lui un po’ di Pep, di Gasp e altri grandi»

- di Luca Taidelli ◻ TEMPO DI LETTURA

Amici dai tempi della Lazio, Massimo Oddo e Simone Inzaghi sono rimasti legatissim­i.

▶ Oddo, avrebbe detto che Inzaghi sarebbe diventato un tecnico top?

«Lo prendevo in giro già a fine carriera, quando era acciaccato, “smetti e allena”, perché lui lo diceva, era ‘malato’ di calcio, studiava tutti, guardava ogni tipo di partita. Poi una carriera del genere non la si poteva immaginare per nessuno. Tantissimi giocatori quando smettono cercano di percorrere questa strada, ma le panchine in Serie A sono 20... Lui ce l’ha fatta con grande merito e un pizzico di fortuna nel percorso, visto che nel 2016 alla Lazio doveva arrivare Bielsa, che poi disse no, mentre Simone era destinato alla Salernitan­a. Un conto è iniziare dalla Serie A, un altro essere in B».

▶ Però quello che ha ottenuto dopo se lo è meritato.

«Assolutame­nte, oggi è il miglior tecnico italiano. E non perché allena l’Inter ed è in testa. Gestisce una squadra organizzat­a, messa benissimo in campo, che sa affrontare ogni tipo di partita e che ottiene risultati. La forza dell’Inter non è solo tecnico-tattica, ma anche mentale. Avere campioni che sanno anche soffrire quando serve è un valore aggiunto, merito del tecnico che sa trasmetter­e più concetti: attaccare, difendere, giocare bene e soffrire».

▶ Inzaghi ha anche il merito di avere valorizzat­o una rosa con diversi uomini su cui qualche anno fa in pochi avrebbero scommesso?

«Acerbi sembrava in declino, Calhanoglu e Mkhitaryan erano in scadenza, Thuram lo conoscevan­o in pochi, mentre la Juve ha speso tantissimo per giocatori di nome. Va reso merito al tecnico che li ha assemblati ma anche ai dirigenti che si sono mossi alla grande sul mercato. Ora Calha e Miki sono tra i top al mondo. Non basta avere 11 campioni, li devi far giocare insieme e pensare alla stessa maniera. Da fuori, il primo merito di Inzaghi è l’empatia. Quando i giocatori vogliono bene al tecnico, poi si stringono a lui anche nelle difficoltà».

▶ E a livello di campo?

«L’Inter gioca bene perché lui ha saputo modernizza­re il 3-5-2. Nelle sue squadre vedo un po’ di Guardiola, un po’ di Gasperini e di altri grandi. Lui non cambia sistema perché non è statico, non vedi mai gli esterni che fanno solo gli esterni, spesso entrano, mentre Barella può essere chiuso o aperto. I braccetti spingono, Darmian e Dimarco diventano ali in un 4-2-4...».

▶ Quando vi vedete, lo prende in giro perché sostituisc­e sempre un giocatore ammonito?

Ride. «Certo! Anche se ora ha la fortuna di avere calciatori di valore quasi simile, quindi se deve inserirne uno ha più senso togliere quello che con un altro cartellino lascerebbe la squadra in dieci».

▶Però Mkhitaryan, giallo al 51’ con la Juve, non l’ha sostituito...

«Infatti lunedì mi ha detto “erano tre anni che non tenevo in campo fino al 90’ uno ammonito...».

▶ Come finisce Roma-Inter?

«Gara da tripla. La Roma è forte e De Rossi bravissimo. Alla Spal (nel febbraio scorso, quando Oddo subentrò in panchina a Daniele, ndr) c’erano tracce evidenti del suo buon lavoro. Ed è più facile trasferire le sue idee vincenti ai campioni gialloross­i che a giocatori di Serie B».

▶ Chi vince lo scudetto?

«L’Inter domenica è stata superiore alla Juve sotto ogni aspetto, ma la squadra di Allegri non mollerà. E la Champions ti prosciuga».

▶Inzaghi in Champions riuscirà ad eliminare l’Atletico dell’amico Simeone?

Toglie gli ammoniti ma con la Juve a Miki non ha rinunciato

«Altra bella sfida tra due grandi ‘malati’ di calcio». 2’50

 ?? LAPRESSE ?? Laziali Oddo e Inzaghi in maglia Lazio: insieme in biancocele­ste hanno vinto la Coppa Italia nel 2004
LAPRESSE Laziali Oddo e Inzaghi in maglia Lazio: insieme in biancocele­ste hanno vinto la Coppa Italia nel 2004

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