La Gazzetta dello Sport - Lombardia
Il mondo di Jannik si è capovolto Staff, testa, fisico tutto in due anni
Oggi Musetti Jannik forse mercoledì Sinner dovrebbe esordire mercoledì nel primo turno dell'Atp 500 di Rotterdam. Il rivale all'esordio sarà il n. 63 Van de Zandschulp. Intanto oggi inizia il torneo sul veloce indoor olandese con Lorenzo Musetti che affronta un altro olandese: Tallon Griekspoor (n. 30) alle 19.30. Niente da fare per Giulio Zeppieri, fermato nel turno decisivo delle qualificazioni da Zizou Bergs
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A febbraio 2022 la rottura con l’allenatore Piatti e l’arrivo di Vagnozzi Adesso è campione Slam e a Rotterdam “vede” il n.3
ra è a Rotterdam, dove si prepara a scendere in campo forse mercoledì nell’Atp 500, ma due anni fa, proprio di questi giorni, il mondo di Jannik Sinner iniziava la sua rivoluzione. Prima qualche sussurro, poi voci, infine la notizia piombata come una secchiata d'acqua gelida: «Jannik Sinner e Riccardo Piatti si separano». Era da qualche tempo che si parlava dell’affiancamento di un supercoach a Sinner, per progredire e aggiungere qualcosa nel suo gioco, ma pochi immaginavano che Jannik avrebbe lasciato il nido di Bordighera e l’allenatore che lo aveva cresciuto per cambiare completamente strada. Una scelta presa con scetticismo da buona parte dell’ambiente, soprattutto alla notizia del nuovo tecnico che avrebbe seguito l’allora 20enne talento tennistico italiano. Simone Vagnozzi era il coach designato, conosciuto principalmente per essere stato a fianco di Marco Cecchinato nel periodo
Omigliore della carriera, quando il palermitano, battendo Djokovic, era arrivato alla semifinale del Roland Garros nel 2018. L’accostamento al virgulto dai capelli rossi però faceva tremare i polsi: da un grande saggio del tennis a un nome relativamente nuovo e sulla carta meno esperto. Ma il seme della rivoluzione era stato piantato e col senno di poi, mai decisione si rivelò più azzeccata.
Deciso Una delle caratteristiche di Sinner, lo abbiamo imparato in questi anni, è la sua risolutezza. La prima volta in cui è saltata agli occhi è stata proprio due anni fa. Spiegava così la scelta di cambiare rotta: «Non dimentico i sette anni con Riccardo, dove mi hanno portato. Ma avevo bisogno di uno scatto. E sono convinto che non tutti avrebbero avuto il coraggio di prendere una decisione come la mia». E lo ha ribadito anche dopo aver conquistato lo Slam, nell’anno migliore della sua carriera: «Mi sono buttato nel fuoco - ha detto a Roma due settimane fa -, a volte nella vita ci vuole coraggio, e io penso di
Riccardo Piatti il primo coach Jannik Sinner insieme a Riccardo Piatti, con cui per sette anni ha lavorato all'Accademia di Bordighera raggiungendo per la prima volta la Top 10 averlo avuto». Ma non è stato facile neanche per Simone Vagnozzi, con tutti gli occhi addosso e la responsabilità di avere tra le mani il talento più grande degli ultimi 50 anni di tennis: «Non ho mai avuto paura - ha raccontato il tecnico nei primi giorni dell'anno - altrimenti non avrei nemmeno cominciato. Invece da subito ho iniziato a toccare diverse cose nel gioco di Jannik».
Il puzzle Ma soprattutto da subito si è creata una intesa a livello umano, cresciuta in questi mesi e allargata a una squadra che è stata cucita addosso pezzo dopo pezzo come un abito su misura che ora lo veste alla perfezione. Ad affiancare Vagnozzi è arrivato Darren Cahill a portare l’esperienza con i campioni Slam, a mettere ordine e dare consigli preziosi, lasciando comunque in mano a Simone la parte tecnica e tattica. Umberto Ferrara, che già lavorava con Vagnozzi ai tempi di Cecchinato, è stato chiamato per rinforzare il fisico esile di Jannik, migliorare la resistenza, mettere su un po’ di muscoli: «Non avrò mai un fisico da Baywatch scherzava Sinner in Australia -, ma ora mi sento più forte fisicamente, posso alzare il livello e tenerlo alto per un tempo più lungo e questo mi fa sentire più sicuro di me». E così, dopo i tanti acciacchi del 2022, in cui più volte l’altoatesino ha dovuto arrendersi a vesciche e intoppi muscolari, il 2023 è stato in crescendo, fino all’esplosione degli ultimi mesi con le vittorie di Pechino e Vienna, la storica conquista della Davis, e l’affermazione definitiva del primo Slam. Oggi, dopo due anni dalla grande rottura, Sinner ha nel mirino il numero 3 del ranking, è un giocatore sempre più maturo, consapevole e sicuro delle proprie scelte che, nonostante i timori iniziali, hanno pagato: «Le critiche sulle mie scelte nell’arco della carriera potranno sempre arrivare - ha detto a Rotterdam -, è normale. L'importante è che io resti sempre fedele al mio percorso».