La Gazzetta dello Sport - Lombardia

Il mondo di Jannik si è capovolto Staff, testa, fisico tutto in due anni

- Di Federica Cocchi s TEMPO DI LETTURA

Oggi Musetti Jannik forse mercoledì Sinner dovrebbe esordire mercoledì nel primo turno dell'Atp 500 di Rotterdam. Il rivale all'esordio sarà il n. 63 Van de Zandschulp. Intanto oggi inizia il torneo sul veloce indoor olandese con Lorenzo Musetti che affronta un altro olandese: Tallon Griekspoor (n. 30) alle 19.30. Niente da fare per Giulio Zeppieri, fermato nel turno decisivo delle qualificaz­ioni da Zizou Bergs

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A febbraio 2022 la rottura con l’allenatore Piatti e l’arrivo di Vagnozzi Adesso è campione Slam e a Rotterdam “vede” il n.3

ra è a Rotterdam, dove si prepara a scendere in campo forse mercoledì nell’Atp 500, ma due anni fa, proprio di questi giorni, il mondo di Jannik Sinner iniziava la sua rivoluzion­e. Prima qualche sussurro, poi voci, infine la notizia piombata come una secchiata d'acqua gelida: «Jannik Sinner e Riccardo Piatti si separano». Era da qualche tempo che si parlava dell’affiancame­nto di un supercoach a Sinner, per progredire e aggiungere qualcosa nel suo gioco, ma pochi immaginava­no che Jannik avrebbe lasciato il nido di Bordighera e l’allenatore che lo aveva cresciuto per cambiare completame­nte strada. Una scelta presa con scetticism­o da buona parte dell’ambiente, soprattutt­o alla notizia del nuovo tecnico che avrebbe seguito l’allora 20enne talento tennistico italiano. Simone Vagnozzi era il coach designato, conosciuto principalm­ente per essere stato a fianco di Marco Cecchinato nel periodo

Omigliore della carriera, quando il palermitan­o, battendo Djokovic, era arrivato alla semifinale del Roland Garros nel 2018. L’accostamen­to al virgulto dai capelli rossi però faceva tremare i polsi: da un grande saggio del tennis a un nome relativame­nte nuovo e sulla carta meno esperto. Ma il seme della rivoluzion­e era stato piantato e col senno di poi, mai decisione si rivelò più azzeccata.

Deciso Una delle caratteris­tiche di Sinner, lo abbiamo imparato in questi anni, è la sua risolutezz­a. La prima volta in cui è saltata agli occhi è stata proprio due anni fa. Spiegava così la scelta di cambiare rotta: «Non dimentico i sette anni con Riccardo, dove mi hanno portato. Ma avevo bisogno di uno scatto. E sono convinto che non tutti avrebbero avuto il coraggio di prendere una decisione come la mia». E lo ha ribadito anche dopo aver conquistat­o lo Slam, nell’anno migliore della sua carriera: «Mi sono buttato nel fuoco - ha detto a Roma due settimane fa -, a volte nella vita ci vuole coraggio, e io penso di

Riccardo Piatti il primo coach Jannik Sinner insieme a Riccardo Piatti, con cui per sette anni ha lavorato all'Accademia di Bordighera raggiungen­do per la prima volta la Top 10 averlo avuto». Ma non è stato facile neanche per Simone Vagnozzi, con tutti gli occhi addosso e la responsabi­lità di avere tra le mani il talento più grande degli ultimi 50 anni di tennis: «Non ho mai avuto paura - ha raccontato il tecnico nei primi giorni dell'anno - altrimenti non avrei nemmeno cominciato. Invece da subito ho iniziato a toccare diverse cose nel gioco di Jannik».

Il puzzle Ma soprattutt­o da subito si è creata una intesa a livello umano, cresciuta in questi mesi e allargata a una squadra che è stata cucita addosso pezzo dopo pezzo come un abito su misura che ora lo veste alla perfezione. Ad affiancare Vagnozzi è arrivato Darren Cahill a portare l’esperienza con i campioni Slam, a mettere ordine e dare consigli preziosi, lasciando comunque in mano a Simone la parte tecnica e tattica. Umberto Ferrara, che già lavorava con Vagnozzi ai tempi di Cecchinato, è stato chiamato per rinforzare il fisico esile di Jannik, migliorare la resistenza, mettere su un po’ di muscoli: «Non avrò mai un fisico da Baywatch scherzava Sinner in Australia -, ma ora mi sento più forte fisicament­e, posso alzare il livello e tenerlo alto per un tempo più lungo e questo mi fa sentire più sicuro di me». E così, dopo i tanti acciacchi del 2022, in cui più volte l’altoatesin­o ha dovuto arrendersi a vesciche e intoppi muscolari, il 2023 è stato in crescendo, fino all’esplosione degli ultimi mesi con le vittorie di Pechino e Vienna, la storica conquista della Davis, e l’affermazio­ne definitiva del primo Slam. Oggi, dopo due anni dalla grande rottura, Sinner ha nel mirino il numero 3 del ranking, è un giocatore sempre più maturo, consapevol­e e sicuro delle proprie scelte che, nonostante i timori iniziali, hanno pagato: «Le critiche sulle mie scelte nell’arco della carriera potranno sempre arrivare - ha detto a Rotterdam -, è normale. L'importante è che io resti sempre fedele al mio percorso».

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