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Barella, il no a Guardiola e la firma ormai vicina (col premio di risultato)

- Di Davide Stoppini MILANO s TEMPO DI LETTURA GETTY

Sarà l’italiano più pagato: 7 milioni tra fisso e variabile, oltre ad alcuni bonus legati agli incassi del club

arella fino al 2029: la tavola è apparecchi­ata, deve decidere Steven Zhang quando dare il via alle danze. Ma il rinnovo è stato impostato tra l’Inter e l’agente del giocatore, Alessandro Beltrami. Due incontri ci sono già stati, il primo a Lisbona, l’ultimo a Riad nei giorni della Supercoppa. E un prossimo vertice tra le parti ci sarà a Madrid. Ma il più è fatto, non c’è distanza tra le parti né sulla volontà, né sulle cifre, né sulle modalità dell’accordo.

BL’idea E sono proprio le modalità la parte più interessan­te di un rinnovo che tecnicamen­te scatterà, con ogni probabilit­à, dal primo luglio prossimo ma che sarà definito nei dettagli molto prima. L’Inter sta studiando, per Barella come Lautaro, l’idea di far partecipar­e i giocatori agli incassi che il cammino internazio­nale della squadra garantisce alla società. In estrema sintesi: quanto più l’Inter guadagnerà dal percorso in Champions, o dal futuro Mondiale per club, tanto più i giocatori vedranno aumentare il loro ingaggio. È un’idea innovativa. Di fatto, ai giocatori non sarebbe più riconosciu­to il classico premio per la vittoria del trofeo, ma è come vedessero inserito nel loro contratto un premio di risultato in base agli introiti del club.

Top italiano Barella ha già oggi un accordo fino al 2026 che gli garantisce mediamente un ingaggio - variabile di stagione in stagione - da 6 milioni di euro all’anno. È già al top dunque, in termini di stipendio, dentro la rosa dell’Inter. Difficile immaginare che la base fissa del futuro accordo possa cambiare molto. Ecco perché Barella e l’Inter stanno dialogando più che altro sulla parte variabile del contratto, passaggio peraltro convenient­e anche per la società stessa in termini di financial fair play. Di fatto, Barella arriverà a guadagnare 7 milioni di euro a stagione con il nuovo accordo, grazie all’inseriment­o di bonus facili, alcuni quasi automatici legati a obiettivi davvero minimi. A questi, si aggiungera­nno i premi citati in precedenza. Di fatto, Barella è destinato a diventare il calciatore italiano più pagato della Serie A e il secondo dell’Inter dietro Lautaro: anche per l’argentino i giorni di Madrid saranno importanti, perché in quei giorni il direttore sportivo nerazzurro Piero Ausilio vedrà l’agente del Toro, Alejandro Camano.

No al City Per tutti e due si tratta di una scelta di vita. Perché a Lautaro non sono mancate

Coppia d’oro

classe 1997

Nicolò Barella e Lautaro Martinez, entrambi nati nel 1997: presente e futuro dell’Inter, stanno trattando il rinnovo nonostante le offerte ricevute da altri top club

le offerte economiche e sportive per andar via. E lo stesso si può dire per Barella. A proposito del quale va raccontato un retroscena. A fine agosto, nell’ultima settimana di mercato, in viale della Liberazion­e arrivò una richiesta d’informazio­ni ufficiale da parte del Manchester City. Il club inglese aveva da poco abbandonat­o la pista Paquetà e decise di bussare prima all’Inter poi allo stesso Barella. Ma né il club né il giocatore hanno aperto la porta, tanto che non è mai neppure partita una trattativa in tal senso. Ma quel no, quella mancata voglia di approfondi­re il discorso, è indice di un giocatore che ha le idee molto chiare sul suo futuro. Per carità, le vie del mercato sono sempre infinite ed è bene non avere mai certezze assolute. Di sicuro però si può dire che stare all’Inter, oggi, non è una forzatura per nessuno. Dice Marotta: «Siamo tornati a essere un club appetibile, oggi i giocatori vogliono venire da noi». Figurarsi chi in nerazzurro c’è già: perché decidere di andarsene?

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le forze. Contempora­neamente non deve agevolare l’Inter nel suo cammino verso lo scudetto. Passare da +1 a -7 in poche settimane è stato uno shock, il rischio che la squadra molli, anche solo inconsciam­ente, è alto ed è proprio quello che allenatore e dirigenza vogliono evitare. Allegri ha ricordato ai suoi che quello che è successo a loro, ovvero avere un periodo storto, può capitare anche all’Inter, che oltre al campionato dovrà pensare anche alla Champions League. Magari non succederà e i nerazzurri le vinceranno tutte, ma semmai dovessero rallentare la Juventus non deve avere il rimpianto di essersi arresa troppo presto.

Esperienza e Supercoppa I numeri sono dalla parte di Max: 53 punti, il miglior risultato del secondo ciclo allegriano. Con un solo punto in più nel 2015-16 la Juventus vinse lo scudetto, il secondo in bianconero per il tecnico di Livorno. Allegri è convinto che questa squadra abbia grandi margini di crescita ma anche poca esperienza e scarsa abitudine a lottare per traguardi importanti e questo è uno dei motivi con cui si spiega i cali di tensione accusati in stagione. In realtà nell’undici che ha affrontato l’Udinese c’erano solo due giocatori nati dal Duemila in poi (Cambiaso e Weah), tutti gli altri sono nazionali, molti anche titolari, e più di qualcuno (Szczesny, Chiesa, Alex Sandro, Rabiot, Locatelli) ha già provato l’ebbrezza di vincere un trofeo. Oltre che sulle teste, Allegri dovrà lavorare anche sul gioco. Il dato da cui bisogna ripartire è sicurament­e que

della gara, ha sofferto in tribuna insieme a Danilo, squalifica­to. Dusan e il capitano saranno due recuperi molto preziosi per il tecnico. Senza Vlahovic l’attacco si è inceppato e con il suo ritorno Allegri spera di risolvere il problema del gol. Nei prossimi giorni si capirà se l’attaccante sarà in grado di giocare dall’inizio. Se la risposta sarà positiva, il ballottagg­io sarà ancora tra Chiesa e Yildiz per l’altro posto. Probabile che ci sia qualche cambiament­o anche sulle fasce, dove Weah, preferito a Kostic (con Cambiaso spostato a sinistra) non ha convinto.

Opzione tridente Difficile che si riparta dal tridente, a cui Max ha fatto ricorso nel secondo tempo contro l’Udinese nel disperato tentativo di ribaltare il risultato. In questo momento il tecnico la vede più come una soluzione a gara in corso e sembra intenziona­to ad andare avanti con il solito 3-5-2. Ancora out Moise Kean e Mattia Perin, s’avvicina invece il rientro di Mattia De Sciglio: il difensore, fuori causa per la rottura del legamento crociato dallo scorso maggio, ha fatto gran parte dell’allenament­o con la squadra.

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