La Gazzetta dello Sport - Lombardia

IN CAMPO I MIGLIORI L’INTER METTE L’ANIMA NELLO SCUDETTO

- Di STEFANO AGRESTI

Rimettiamo i conti in ordine, visto che adesso – per qualche ora – il calendario lo consente e i recuperi in arrivo non confondono la classifica e le idee. I conti, dunque: Inter 63 punti, Juve 53, Milan 52. A parità di partite giocate, ventiquatt­ro, il vantaggio dei nerazzurri – Allegri è a meno dieci, Pioli a meno undici – sembra decisivo, incolmabil­e, benché tutt’e tre le squadre in questione debbano ancora disputare quattordic­i incontri. Poi è vero che nella storia abbiamo visto formazioni che apparivano irresistib­ili, e che avevano costruito fughe simili a quella della banda Inzaghi, disperdere il loro margine in modo incredibil­e. In questo momento, però, la situazione sembra sovrapponi­bile a quella della scorsa stagione: anche un anno fa le avversarie riuscirono a rimanere aggrappate al Napoli fino a gennaio, poi Spalletti scappò via e nessuno lo vide più. Questione di superiorit­à: ieri del Napoli, oggi dell’Inter. Non sono solo i punti in classifica a raccontare il dominio dei nerazzurri, ma qualsiasi numero: hanno segnato 59 gol, ad esempio, addirittur­a 23 in più rispetto alla Juve; ne hanno subiti appena 12, meno della metà del Milan (27). La squadra di Inzaghi è più brillante, più aggressiva, più spettacola­re: più tutto. E le scelte dell’allenatore sono quelle di chi non vuole correre il minimo rischio che lo scudetto della seconda stella possa essere messo in discussion­e. Prendete la gara di ieri, contro la Salernitan­a ultima in classifica: Simone non ha fatto riposare nessuno a parte i due esterni di centrocamp­o (Dumfries e Carlos Augusto hanno rimpiazzat­o Darmian e Dimarco); al centro della difesa De Vrij ha presto il posto di Acerbi perché quest’ultimo era malandato. Volete il turnover per capire quanto valgono le nostre riserve? Avete la curiosità di vedere Arnautovic e Sanchez, Frattesi e Klaassen? Ripassate più avanti, qui nessuno ha intenzione di rischiare niente: giocano sempre gli stessi perché funzionano a meraviglia. Non a caso la partita con la Salernitan­a è durata nemmeno metà del primo tempo: al 19’ si era già 2-0, ora pensiamo all’Atletico. Può una squadra così squagliars­i da un momento all’altro? Mah. Vogliamo alimentare un piccolo dubbio sulle scelte di Inzaghi, sulla sua storica avversione al turnover, sulla fatica che fa Simone a rinunciare ai fedelissim­i già emersa ai tempi della Lazio? Proviamoci, con scarse possibilit­à di successo. Il dubbio è il seguente: vista la situazione dell’Inter, non sarebbe auspicabil­e tenere fuori qualcuno dei migliori in partite tipo quella con la Salernitan­a, risparmian­do le energie per la Champions? Del resto il tifoso nerazzurro, oggi, ha anche legittime ambizioni europee: se un anno fa, quando era meno consapevol­e della propria forza, l’Inter ha raggiunto la finale, come mai stavolta non deve concentrar­e tutto su quella competizio­ne? Il fatto è che Inzaghi ha in testa un obiettivo: il ventesimo scudetto. Proverà ovviamente a fare benissimo

Niente turnover in vista della Champions: Inzaghi ha chiaro il suo primo obiettivo. Ben sette squadre per gli altri posti in Europa

anche in Champions, ma niente può distoglier­e la sua attenzione dalla seconda stella. Un po’ come accaduto nella scorsa stagione – torniamo lì – al Napoli: non ha mai risparmiat­o energie e contrasti in Serie A, così s’è trovato ai quarti di Coppa con qualche infortunat­o di troppo e i giocatori stanchi. Ed è finito fuori dall’Europa. Ma ha dominato il campionato, 33 anni dopo l’ultima volta.

I conti (quelli delle partite giocate) tornano alla perfezione in testa alla classifica. Non è così per la grande corsa agli altri posti in Europa, nella quale sono coinvolte la bellezza di sette squadre, dall’Atalanta (42 punti) al Napoli (35): tre formazioni – i bergamasch­i, gli azzurri e la Lazio – hanno giocato una gara in meno rispetto alle altre. Nella lotta per entrare in coppa ha compiuto un bel balzo in avanti il Torino, che ha battuto con autorevole­zza il Lecce dopo un

Allegri – da Yildiz e Cambiaso in giù – avessero garantito la spinta giusta per il decollo. Il potere assoluto dell’Inter – giudicata in contumacia perché impegnata in Arabia Saudita nella Supercoppa italiana – pareva potersi sgretolare quattro domeniche fa, quando la Juve era andata a giocare a Lecce. Dopo le battute sulle “guardie e i ladri”, Allegri nella vigilia era tornato a parlare dei cavalli, che gli stanno sempre a cuore, e dei paraocchi utilizzati per proteggerl­i dalle distrazion­i e dall’ombra degli avversari. Vincendo a Lecce, con l’Inter ferma ai box, la Juve si sarebbe presa la testa della classifica non per le solite 2448 ore da weekend lungo ma almeno per una settimana. Guardare tutti dall’alto in basso non sarebbe stato banale, visto che ai bianconeri non capitava di farlo

Dubbi Allegri pensieroso nella gara persa in casa contro l’Udinese

dall’estate 2020 quando avevano vinto l’ultimo dei nove scudetti di fila, con Maurizio Sarri in panchina. In Puglia, quella domenica di gennaio che ora ci pare così

primo tempo bloccato. Poi sono venute fuori le qualità individual­i dei granata: prima Bellanova, in crescita continua e travolgent­e, splendido nelle sue corse, ormai a tutti gli effetti meritevole della Nazionale, e quindi l’implacabil­e Zapata hanno piegato la resistenza dell’avversario. È una vittoria molto significat­iva, a pochi giorni dal recupero contro la Lazio in programma giovedì, un autentico scontro diretto: il Toro è lì, a combattere per ritagliars­i uno spazio in Europa. A proposito di Europa: continuiam­o a essere in testa al ranking Uefa stagionale. Se conservass­imo uno dei primi due posti, avremmo cinque club nella prossima Champions anziché quattro. E a quel punto le nostre squadre avrebbero un motivo in più per sognare.

Trio con gol

 VENEZIA (m.c.) Mato Jajalo ci riprova. Il bosniaco è tornato in gruppo e Vanoli ritrova il suo centrocamp­ista verso la sfida di domani col Modena. Jajalo era stato costretto a fermarsi a metà gennaio, dopo l’amichevole a Leverkusen, per guarire da una sofferenza meniscale al ginocchio sinistro.

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L’esultanza di Lautaro Martinez (26 anni) dopo il gol del 2-0 alla Salernitan­a. Marcus Thuram (a sinistra) autore del primo gol e Denzel Dumfries, che segnerà il terzo, corrono a festeggiar­e il compagno. Di Arnautovic la rete del definitivo 4-0
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