La Gazzetta dello Sport - Lombardia
Quarto mandato dei presidenti Rielezione proibita col ballottaggio
Aquarto mandato per i presidenti che ne hanno alle spalle tre consecutivi. Prima di raccontare cosa è accaduto in Consiglio è necessaria una premessa: il 27 luglio 2023 un emendamento al decreto per la pubblica amministrazione aveva cancellato il limite di tre mandati, istituito nel 2018 dall’ex ministro Lotti, precisando che per la riconferma sarebbe stata necessaria la maggioranza dei due terzi dei votanti. A questo era seguita il 29 settembre la sentenza della Corte Costituzionale che confermava
Il Coni approva: occorrono i due terzi dei voti, ma i leader plurimandatari resterebbero comunque esclusi in caso di secondo turno
l’illegittimità del divieto. Il documento approvato ieri in Consiglio nazionale, redatto da una commissione di otto presidenti, riprende le indicazioni dell’emendamento di agosto, ponendo come condizione per il quarto mandato «che si consegua un numero di voti pari ai due terzi dei voti validamente espressi (50%+1 degli aventi diritto)». Ma con un paio di aggiunte importanti che hanno fatto storcere il naso a qualcuno. Se il presidente uscente non raggiungesse i due terzi dei voti, «in assenza di più di due candidati» l’assemblea verrebbe sciolta e riconvocata ex novo ma chi punta non al quarto mandato non sarebbe ricandidabile. Se invece i candidati fossero almeno tre, si procederebbe «al ballottaggio fra i rimanenti con esclusione del presidente uscente». Tradotto: se un candidato al quarto mandato non ottiene subito almeno il 66% dei voti non ha più possibilità di essere eletto. Addirittura, se pure arrivasse a prendere il 65% in una corsa a tre, al ballottaggio andrebbero gli altri due.
Il dibattito Su questi ultimi punti ieri hanno mosso i loro appunti diversi presidenti vicini al loro potenziale quarto mandato. Come Sabatino Aracu della Federazione sport rotellistici: «Mi sembrano indicazioni giuridicamente inaccettabili. Non devono esserci vessazioni sulle candidature». Ma anche chi non fa parte dei presidenti “longevi”, come Angelo Cito della Federazione taekwondo: «Sono molto perplesso, non si può impedire a una persona di candidarsi ad una nuova assemblea». Parole che hanno spinto il presidente Malagò a intervenire: «Avete scelto una strada dopo esservi incontrati in commissione e questo documento è stato già approvato dal ministro che aveva tra l’altro intenzioni diverse. Non approvarlo adesso sarebbe poco serio e anche uno sgarbo istituzionale». Risultato? Documento approvato all’unanimità, senza astenuti o tantomeno contrari.
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