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MUORE IN CARCERE NAVALNY L’OPPOSITORE DI PUTIN LE ACCUSE DEGLI STATI UNITI «LA COLPA È DEL CREMLINO»
È morto nella colonia artica dove scontava 19 anni di carcere il dissidente Navalny. Tre giorni fa, su X, diceva di essere stato messo in punizione per la quarta volta. Secondo le autorità carcerarie, un malore dopo la passeggiata, ma l’Occidentale punta
Il dissidente più famoso era in una prigione speciale in Siberia La tv di Mosca: «Una trombosi». Ma l’Occidente non ci crede Le parole dure di Biden. La replica: «Conclusioni predefinite» La morte di Alexei Navalny, il dissidente anti-Putin in cella da anni, allunga ombre inquietanti e riaccende lo scontro tra l’Occidente e la Russia.
L’oppositore è morto ieri, a 47 anni, nella colonia penale dove era detenuto da dicembre scorso, nel circondario autonomo di Yamalo-Nenets, in Siberia, a duemila chilometri da Mosca. E piovono nuove accuse su Vladimir Putin, suo nemico giurato. Stando alla versione del carcere, Navalny «si è sentito male dopo una passeggiata, perdendo conoscenza. Gli operatori sanitari sono immediatamente arrivati», si legge nel comunicato, «le misure di rianimazione non hanno dato risultati. I medici del pronto soccorso hanno confermato la morte, si stanno accertando le cause». Putin è stato subito informato. Le cause della morte di Navalny «saranno accertate dai medici» ha detto il portavoce del Cremlino, Peskov. In serata, la versione della tv Russia Today parlava di «un coagulo sanguigno», di una «trombosi». Cosa può essere accaduto? «Sotto il termine trombosi rientra un po’ di tutto: dall’infarto all’ictus, l’embolia polmonare, perfino l’ipotesi di avvelenamento» spiega il presidente della Società italiana di cardiologia, Pasquale Perrone Filardi.
Chi era Navalny.
Era nato nel 1976: padre ufficiale dell’Armata rossa, madre economista. Attivista politico sin da giovane, sempre contro Putin e quello che definiva «il suo regime corrotto». Navalny ha sempre assunto posizioni nazionaliste, ma se nel 2014 aveva sancito l’annessione della Crimea «che in realtà è nostra, parte della Russia», dopo l’invasione russa dell’Ucraina, a febbraio 2022, si è espresso per l’integrità territoriale dell’Ucraina. La storia di Navalny, il suo impegno politico, le aggressioni, l’avvelenamento denunciato, gli abusi in carcere, si intrecciano con le vicende giudiziarie, udienza dopo udienza, con l’ostracismo più duro per un oppositore del potere in Russia. Navalny era uno dei volti più riconoscibili, sin dal 2011-2012, delle manifestazioni contro le frodi elettorali di Putin e contro «il partito dei truffatori», come Navalny definiva Russia Unita.
Era diventato un simbolo.
Dopo i vari arresti, era stato condannato per la prima volta il 17 luglio del 2013. La sentenza più pesante, a 19 anni «per estremismo politico», era arrivata ad agosto del 2023. E si sommava alle condanne a 11 anni e mezzo, per «frode» e altre accuse. Ha più volte denunciato avvelenamenti e tentativi di ucciderlo. Mercoledì scorso, era stato trasferito in una cella di isolamento, per la 27a volta dall’inizio della detenzione. Avrebbe dovuto passare lì un periodo di 15 giorni, un record anche per il vessatorio sistema penitenziario russo. Domenica scorsa era terminato un altro periodo di isolamento di dieci giorni. Il suo ultimo messaggio, affidato alla piattaforma X, risale a mercoledì scorso. «Mi hanno appena dato 15 giorni in una cella di punizione. Cioè, questa è la quarta cella di punizione in meno di 2 mesi che sono con loro», aveva scritto Navalny. In ogni caso, nulla lasciava presagire quello che è successo ieri. Tre giorni fa, parlando in videoconferenza con un gruppo di diplomatici europei, il braccio destro di Navalny, Leonid Volkov, aveva detto che l’uomo era «in condizioni psicofisiche sorprendentemente buone» e che non temeva per la sua vita, assicurando di «sentirsi al sicuro». La sua morte allunga la lista degli oppositori del Cremlino scomparsi in modo misterioso: da Litvinenko a Politkovskaja, da Nemtsov a Prigozhin. Ieri manifestazioni di cordoglio vietate a Mosca, ma in tutta Europa sit-in davanti alle ambasciate russe.
Accuse al Cremlino, da tutto il mondo.
In primis, dagli Stati Uniti. «Non sappiamo esattamente quello che è successo, ma non ci sono dubbi che la morte di Navalny è la conseguenza di qualcosa che Putin e i suoi banditi hanno fatto» ha detto il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, prima di aggiungere: «Dobbiamo continuare a finanziare l’Ucraina». Dall’America all’Europa. Navalny «è stato lentamente assassinato dal presidente Putin e dal suo regime, che non temono altro che il dissenso del popolo. Non risparmieremo alcuno sforzo per chiedere conto alle autorità russe, di stabilire tutti i fatti riguardanti la morte di Navalny. La Russia deve rilasciare immediatamente tutti
Tutti dobbiamo combattere contro l’orribile regime russo
Yulia Borisovna Moglie di Alexei Navalny
Maria Zakharova
Portavoce ministro degli Esteri russo
Nessun esame, ma le conclusioni dell’Occidente sono già pronte