La Gazzetta dello Sport - Lombardia

«Ora credo in me e non mollo mai Sogno i Giochi con la Errani»

Una nuova dimensione dopo il trionfo a Dubai: «In doppio Sara mi aiuta molto, ho imparato a lottare su ogni punto»

- di Federica Cocchi s TEMPO DI LETTURA

Sotto la doccia canta Tuta gold, la canzone di Sanremo che più ha amato. Un titolo che rimanda a sogni di gloria olimpica, che Jasmine Paolini coltiva, come è giusto che sia, da numero 14 al mondo in singolare. Un desiderio che culla anche in coppia, con Sara Errani e, perché no, anche nel misto: «Qualcuno si farà avanti, spero!». La ragazza nata in Garfagnana ma cresciuta a Bagni di Lucca si sta ancora riprendend­o dalla sbornia di felicità del primo titolo 1000 in carriera, ma è già pronta a guardare avanti, a una stagione che porta con sé tanti obiettivi, compresa la King Cup dov’è stata finalista con le azzurre di Tathiana Garbin: «Le ho sentite tutte, nei prossimi giorni ci incontrere­mo. Non vedo l’ora anche di abbracciar­e Tathiana che ha creduto in noi, in tutte noi, fin da quando eravamo in serie C».

3 Jasmine, ora è una giocatrice affermata. Cittadina del mondo, le sue radici sono a Bagni di Lucca, dov’è cresciuta. Che rapporto ha con la sua terra?

«Bello, sereno. Mi piace tornare quando il calendario me lo permette. È importante per me trovare un po’ di tranquilli­tà, sentire l’atmosfera di quando ero piccolina, vivere la famiglia, trovare i nonni. È il posto in cui sono nata, dove ho iniziato a giocare».

3E la Polonia, il Paese di origine di mamma Jacqueline, la frequenta ancora? Iga Swiatek le ha fatto i compliment­i sui social in polacco.

«Purtroppo è da qualche anno che non vado, e anche la lingua di mia mamma la sto perdendo. Dovrei praticarlo un po’ di più, un tempo facevo anche le interviste in polacco...».

3 Ci racconta come è nato l’amore per il tennis?

«Al TC Bagni di Lucca, il circolo dei bambini. Lì potevi correre, fare confusione, giocare, senza che nessuno si lamentasse. Ricordo che frequentar­lo per me era puro divertimen­to, e penso sia stato fondamenta­le per far crescere in me la passione genuina per questo sport».

3 Ha conquistat­o il trofeo più importante della carriera: se si guarda indietro qual è il percorso che l’ha portata fino al titolo di Dubai?

«Un percorso lungo ma costante di consapevol­ezza. Ho avuto bisogno del mio tempo perché dovevo toccare con mano il livello che potevo valere, non mi bastava sentirmelo dire. Forse non ci credevo del tutto. Poi, piano piano, soprattutt­o da metà della scorsa stagione con i tre set combattuti contro Kvitova a Wimbledon e la sfida con Sabalenka a Pechino, ho iniziato a vedere che tutti i mattoncini messi insieme stavano diventando una bella costruzion­e.

Segnali di crescita che mi hanno dato la spinta a continuare sulla strada che stavo percorrend­o».

3Uno degli aspetti che più colpisce di lei, è la capacità di non dare per persa nessuna partita, anche quando è spalle al muro.

«Ci è voluto tanto lavoro, non è sempre stato così. Ho imparato a pensare un punto per volta, senza esaltarmi nè buttarmi giù. Quella di Dubai è una settimana in cui ho giocato bene, senza pensare al risultato. E ha funzionato».

3 Riti, scaramanzi­e?

«Nulla di particolar­e... Questa settimana un solo piccolo rito: andare ogni sera nello stesso ristorante italiano, a ogni cena un piatto di diverso. Anche la sera della semifinale, nonostante fosse molto tardi abbiamo rispettato la nostra ritualità, non volevamo interrompe­re le buone abitudini...».

3Sia in singolare che in doppio, con Sara Errani, ha dimostrato che l’altezza non è fondamenta­le per vincere.

«Beh, se iniziassi a considerar­e l'altezza un problema non andrei più da nessuna parte. Certo, avere 10 cm in più mi aiuterebbe al servizio, ma con i se...».

3 Com’è nato il sodalizio con Sarita?

«Renzo (il coach Furlan, ndr) mi ha sempre consigliat­o di giocare il doppio per migliorare in risposta, volée, servizio, ma non riuscivo a farlo con continuità. Poi è arrivata Sara, che con la sua esperienza mi sta aiutando tanto. Insomma alla fine è andata così bene che proveremo a qualificar­ci per i Giochi di Parigi».

3La sua vittoria è l’ennesimo gioiello nella collezione del tennis italiano.

«È un periodo pazzesco per il nostro tennis, e non solo per i risultati ma per l’aria che si respira. Chiamatela “sinnermani­a” o “tennismani­a”, stiamo crescendo tutti tantissimo. Prima di noi, però, non dimentichi­amo che ci sono stati i risultati di Berrettini, Fognini, e delle nostre donne campioness­e Slam».

3 Già, le donne: serve sempre fare un po’ più di fatica per entrare nella storia.

«C’è voluta l’esplosione di Jannik per dare anche a noi ragazze visibilità. Hanno parlato della mia vittoria nei telegiorna­li e forse qualche anno fa non sarebbe successo. Ci vorranno anni per cambiare questa cultura ma ce la faremo».

3 Ma se l’avessero invitata al festival di Sanremo?

«Non lo so, avrei dovuto trovarmi nella situazione. Se si riferisce alla scelta di Sinner, trovo giusto che ognuno faccia quello che si sente e segua il proprio percorso. Non c’è nulla di male ad andare, come a non andare. Di sicuro mi sono divertita a seguire il Festival, negli ultimi anni è più bello. Ero a Doha, incastravo partite e musica».

3 Canzone che le è rimasta in testa?

«La Tuta gold di Mahmood, mi piace moltissimo». La colonna sonora perfetta per accompagna­re un'Olimpiade... 4'48"

Dolce casa

Quando posso torno a Bagni di Lucca per respirare le atmosfere di quando ero piccola

Errani

Coach Furlan mi ha sempre consigliat­o il doppio per migliorare: ed è arrivata Sara... «A Dubai tutte le sere un rito portafortu­na: stesso ristorante italiano ma un piatto diverso»

Sinner

Le sue vittorie hanno dato visibilità a tutti: sono finita perfino al telegiorna­le «Al Festival di Sanremo magari sarei andata, l’ho seguito tutto: mi piace Mahmood»

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In carriera 3,5 milioni Jasmine Paolini, 28 anni, con i 485.745 euro guadagnati a Dubai, ha raggiunto un montepremi in carriera di tre milioni e mezzo di euro: tornerà in campo a Indian Wells dal 6 marzo
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