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«DISSE NO A ROCCO PER LA FAMIGLIA IO STUDIO ECONOMIA E NON CONOSCO NOIA»

In scadenza restano solo Badelj, Ekuban e Strootman Riscattati Messias e Malinovsky­i, tocca a De Winter

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Gazzetta.it Sul nostro sito potrete trovare notizie, approfondi­menti video, analisi, interviste su tutto quello che concerne anche la Serie A «Lui era molto bravo a giocare, Nereo Rocco lo voleva portare al Padova, siamo alla fine degli anni cinquanta».

3Quel Padova nel 57-58 finì il campionato al terzo posto. Era quello di Pin, Blason, Scagnellat­o, Humberto Rosa, Brighenti e di un giovanissi­mo Kurt Hamrin. Rocco dimostrò lì di essere un grande allenatore..

«Ecco, Rocco voleva mio nonno proprio in quella squadra. Ma lui era l’unico maschio di una famiglia contadina in cui c’erano otto figlie femmine. Il mio bisnonno aveva bisogno di braccia nei campi per lavorare la terra e decise, allora si faceva così, che a Rocco si dicesse di no. Mio nonno Gabriele giocava da libero, un ruolo che non c’è più. Era tanto forte ed aveva molta passione per il calcio. Però non ha potuto continuare. Anche mio padre giocava vicino casa, in una squadra amatoriale. I Fabbian da generazion­i portano il calcio nel sangue o nel Dna».

3 E come vive, nonno Gabriele, il suo successo?

«Penso sia proprio orgoglioso, felice. Un Fabbian in serie A alla fine ci è arrivato. Segue tutte le partite in television­e e quando farà più caldo verrà anche allo stadio con i miei. Credo che veda sé stesso, nella mia maglietta. Lui è una persona serena, ha faticato tanto e ora si gode la vecchiaia. L’unico consiglio che mi ha dato è di divertirmi, di restare tranquillo. E io lo faccio, i grilli per la testa non ci sono, e se si manifestan­o, li scaccio».

3Lei appartiene a quella nuova generazion­e di calciatori che non si limita ad allenarsi e andare in campo ma studia e, in qualche modo, si prepara il futuro.

«Ho fatto le superiori seguendo l’indirizzo del liceo scientific­o sportivo, prima a casa e poi presso la scuola dell’Inter. Preso il diploma di maturità mi sono iscritto a Economia e Commercio. Mi interessan­o le materie, ho già dato tre esami. Calciare e pensare non sono due termini in contraddiz­ione. Nel calcio ci vuole talento, che è una forma di intelligen­za istintiva, ma pure capacità di ragionamen­to, visione del gioco, scelta dei tempi, disciplina tattica. Tutte cose che hanno a che fare con il sapere. Ecco, io non sento una frattura tra quello che faccio in campo e quello che mi spinge a capire i libri universita­ri».

3 Quando studia? Immagino che tra partite e allenament­i..

«Studio quando posso, quando il lavoro mi consente di farlo. Lo sento come un dovere e non mi dispiace affatto farlo. Mi sembra di non sprecare tempo. So che la carriera di un calciatore non è infinita e che bisogna crearsi una

L’interno del Bologna: «La mia serie A la dedico a lui. In rossoblù sto benissimo e penso anche al mio futuro»

seconda strada per il dopo».

3 Molti suoi colleghi hanno parlato di noia, spesso per motivare scelte sbagliate, come le scommesse. Davvero un calciatore di serie A si annoia?

«Noia? Ognuno, finito il lavoro, usa il tempo come vuole. Non saprei giudicare la vita di altri: ciascuno ha il suo carattere, la sua sensibilit­à, il suo progetto futuro. Io non mi annoio. Non ho tempo per annoiarmi».

3Che allenatore è Thiago Motta? Dovunque è stato ha lasciato un segno e quest’ anno il vostro Bologna delizia chi ama il bel calcio. E, diciamoci la verità, nessuno a inizio campionato lo aveva previsto.

«Con lui mi trovo benissimo. È un maestro di calcio che chiede molto a ciascuno di noi e sa garantire un clima molto bello, molto sereno all’interno dello spogliatoi­o, in campo e fuori. Sa essere duro, quando serve. E aiuta a migliorare, tecnicamen­te e tatticamen­te».

3 La simpatia che la vostra squadra comunica è il prodotto di una certa allegria, di una libertà di inventare calcio e di sentirsi squadra che ormai è rara…

«Siamo un gruppo di ragazzi che hanno una gran voglia non solo di vincere, ma di giocare al calcio. Che consideran­o questo verbo, giocare, non come una pura definizion­e, ma come un invito a vivere il football come invenzione e profondità e di costruire fraseggi da vicino. Tutto il calcio, in un ruolo solo».

3Penso che lei sia il tipo di giocatore che piace a Spalletti, non solo per come gioca, ma per come è.

«Ora non ci penso, mi sembra tanto, troppo. Ovviamente sarei felice, onorato. La maglia azzurra è il sogno che popola l’immaginazi­one di ogni ragazzino che spera di giocare al calcio. È quindi anche il mio sogno, ma posso attuarlo solo giocando bene e comportand­omi meglio. Così, solo così, questo tipo di desideri si avvera».

Se piaccio a Spalletti? Ora non ci penso, mi sembra troppo. A Bologna vedo gioia nella gente

Credo che veda se stesso nella mia maglietta. Segue tutte le mie partite

3 Non le chiedo se tornerà all’Inter o cosa farà, tanto lei non mi rispondere­bbe.

«Sto benissimo qui, e non è una risposta diplomatic­a. È un gran gruppo, ci divertiamo. Il domani lo affrontere­mo domani».

3Lei andò via di casa per raggiunger­e il collegio dell’Inter a quindici anni. Si ricorda quel momento preciso?

«Ho dovuto salutare la famiglia ed è stata dura. Ero un bambino o poco più e qualche lacrima è scesa. Però è stata un’esperienza bellissima, che mi ha fatto crescere. Con molti di quei ragazzini soli ho mantenuto un legame che credo resterà per sempre. La prima notte è stata difficile, ma ero curioso di provare cose significav­a bastare a sé stessi, vivere senza la cura dei genitori e dunque anche avere autonomia. Mi creda, anche quando la nostalgia mi acchiappav­a il cuore, non ho mai avuto voglia di tornare indietro».

ono i primi mattoni del Genoa che verrà. Johan Vasquez ha prolungato il suo accordo con i rossoblù sino al 30 giugno 2028, per Morten Frendrup l’annuncio è questione di giorni. Pure il tuttocampi­sta danese, che ha molti estimatori in Premier League («È il vostro giocatore che più di qualunque altro potrebbe far parte di qualunque squadra del campionato inglese», ha detto un procurator­e all’ a.d. Blazquez al Ferraris), prolungher­à il suo contratto

Ssino al 30 giugno 2028. D’altra parte, se con grande realismo l’obiettivo principale di Alberto Gilardino è quello di scollinare oltre quota quarantadu­e punti, Albert Gudmundsso­n ha messo fra i suoi desideri quello di chiudere questa stagione nella top ten. E, c’è da giurarci, lui e tutta la banda dei compagni faranno l’impossibil­e per centrare questo secondo e ambizioso traguardo stagionale. Mentre per il futuro a medio termine, parole della società, il Genoa dovrà continuare a crescere per andare a stabilizza­rsi in quella fascia intermedia dei club che ambiscono al sogno europeo. Così, tanto per capire che questi 33 punti raccolti sin qui (dopo ventisei giornate, lo stesso bottino del Genoa di Gasperini nel 2014-15 che finì 6°) sono tutt’altro che casuali e vanno considerat­i come la base del futuro.

Telaio solido Ecco perché Blazquez e Ottolini, in attesa delle mosse sul prossimo mercato, vogliono innanzitut­to blindare la rosa attuale, in buona parte composta da elementi protagonis­ti del ritorno in A dopo soltanto un anno di purgatorio. Intanto sono stati riscattati Messias (obbligo previsto al primo punto conquistat­o nel mese di febbraio), mentre pure il cartellino di Malinovsky­i (in anticipo) è ora tutto rossoblù, con il Genoa più che soddisfatt­o dal rendimento

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