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USA, TRUMP A VALANGA HALEY SI FA DA PARTE MA NON LO APPOGGIA È CORSA A DUE CON BIDEN
Dopo il “Super Tuesday” quasi scontato il duello del 5 novembre La repubblicana si ritira: «Dovrà conquistare i miei voti» Per gli sfidanti restano le incognite legate a età, guai e politica estera L’esito del Super Tuesday è arrivato. Per le Presidenziali americane, il prossimo 5 novembre, sarà quasi sicuramente corsa a due, come nel 2020: Joe Biden contro Donald Trump.
Conti fatti dopo la più affollata tornata delle primarie, con consultazioni in 15 Stati e un territorio (dall’Alabama al Minnesota, dal Colorado al Texas). Adesso, gli staff del presidente Joe Biden e dello sfidante, l’ex presidente Donald Trump, possono tirare le somme dei delegati conquistati, in vista delle convention di quest’estate. Biden, che praticamente non aveva rivali all’interno del partito democratico (Dean Phillips e Marianne Williamson hanno raccolto le briciole), ha già ottenuto 1.556 delegati sui 1.968 necessari per mettere al sicuro la nomination (i dem si radunano dal 19 al 22 agosto, a Chicago), mentre il tycoon ne ha adesso 1.053, di cui 777 nel “Super Martedì”, sui 1.215 minimi. Prossime tappe, cruciali per Trump, saranno il 12 e il 19 marzo, quando il tycoon potrebbe conquistare la certezza della nomination repubblicana (a Milwaukee, a metà luglio). Pochi giorni fa, per
Trump era arrivata un’altra buona notizia: la Corte Suprema ha annullato la sentenza del tribunale del Colorado e il tycoon «è eleggibile alla Casa Bianca». Non c’è alcuna inidoneità per il ruolo nella rivolta di Capitol Hill, il 6 gennaio 2021.
I due hanno sbancato le consultazioni, ma non sono mancate alcune sorprese.
«Abbiamo fatto una cosa che nessuno aveva fatto prima nella storia», ha sottolineato Trump tra gli applausi dei suoi sostenitori, accusando Biden di essere il «peggior presidente di sempre». Dal fronte opposto, Biden ha risposto che «Trump è determinato a distruggere la nostra democrazia, a strappare le libertà fondamentali, e ad approvare un altro round di miliardi di dollari in tagli fiscali per i ricchi. Farà qualsiasi cosa per andare al potere». A “intaccare” il successo dei due principali candidati, ci sono solo due colpi di scena. Jason Palmer ha privato Biden dell’en plein nel “Super Tuesday”, infliggendogli la prima inattesa sconfitta nelle primarie. “Illustre sconosciuto”, l’imprenditore 52enne che ha lavorato per Microsoft ed è amico di Bill Gates, ha vinto a sorpresa alle Samoa, le isole che nel 2020 avevano premiato l’ex sindaco di New York Michael Bloomberg. E Trump si è arreso al risultato del liberal Vermont, che ha regalato all’avversaria repubblicana Nikki Haley “il gol della bandiera”.
Trump farà qualsiasi cosa per tornare al potere
Alla luce dei risultati, si è subito fatta da parte la repubblicana Nikki Haley. Ma i suoi voti non andranno automaticamente a Trump.
L’ex ambasciatrice all’Onu ieri ha scelto il suo Stato, la South Carolina di cui è stata governatrice, per annunciare la rinuncia alla corsa. La 52enne, figlia di immigrati indiani, interrompe così il sogno di diventare la prima donna a capo degli Stati Uniti. «Ho lanciato la mia campagna per la presidenza perché amo il mio Paese e una settimana fa mia madre, un’immigrata, ha votato per sua figlia. Ma ora è tempo di lasciare», ha detto in un breve intervento. «Non ho rimpianti e non cesserò di usare la mia voce», ha aggiunto, sottolineando che «il Congresso è pieno di seguaci e non di leader». Nessun sostegno scontato al tycoon. «Ora tocca a Trump guadagnare i voti di coloro che, all’interno e all’esterno del nostro partito, non lo hanno sostenuto. E spero che lo faccia», ha aggiunto Haley. Ed è già partita la caccia ai sostenitori rimasti “orfani” della loro candidata. Trump li ha invitati a «unirsi al più grande movimento nella storia della nostra nazione», ma ha continuato a criticare Haley, sostenendo che «gran parte del suo denaro proveniva dai democratici della sinistra radicale, così come molti dei suoi elettori, quasi il 50% secondo i sondaggi». Un’uscita che potrebbe irritare i fan di Haley, che Biden è pronto ad accogliere sul carro dei democratici. «Trump ha messo in chiaro che non vuole i supporter della Haley, c’è posto per loro qui con me», ha sottolineato il presidente in carica.
In vista del voto, contano i finanziatori e gli endorsement di personaggi famosi.
Secondo i media statunitensi, domenica scorsa Trump in Florida ha incontrato Elon Musk, fondatore di Tesla e proprietario dell’ormai ex Twitter, più altri finanziatori repubblicani. Va a caccia di soldi per la sua campagna e forse anche per pagare i quasi 500 milioni di sanzioni per gli asset gonfiati. Proprio ieri, però, Musk ha gelato tutti. «Giusto per essere chiarissimo, non donerò soldi a nessuno dei candidati alla presidenza», ha specificato in un
Joe Biden
Presidente degli Stati Uniti
Non ho rimpianti e non smetterò di far sentire la mia voce
post su X. Nella corsa alle presidenziali, Musk aveva sostenuto il governatore della Florida, Ron DeSantis, che però a gennaio ha interrotto la sua campagna. Trump, proprio di recente, ha incassato un altro endorsement: quello del leader di minoranza al Senato Mitch McConnell, uno dei big del partito, il “grande vecchio” che dopo il risultato delle presidenziali del 2020 gli aveva voltato le spalle. Biden sa invece di poter contare sul sostegno di buona parte del mondo dello spettacolo, e spera in un impegno concreto della seguitissima cantante Taylor Swift, per ottenere un beneficio in termini di voti, come fu per Barack Obama nel 2008 con Oprah Winfrey, che per qualcuno - spostò oltre un milione di voti a favore del candidato dem, risultato vincitore.
L’età dei due, le scelte fatte in politica estera: tutti i dubbi fino al 5 novembre.
L’America si ritrova a scegliere tra gli stessi contendenti di quattro anni fa, in un contesto internazionale però completamente mutato. Rispetto al 3 novembre 2020, non c’è più il Covid a fare paura, ma una guerra tra Russia e Ucraina che va avanti da oltre due anni e un conflitto in Medioriente che si è allargato oltre i confini di Israele e della Striscia di Gaza. Scelte fatte, errori e prese di posizioni conteranno, nei prossimi mesi. Nel giudizio su Biden potrebbe pesare il sostegno senza alcun indugio all’Ucraina di Zelensky, nel giudizio su Trump le posizioni “benevole” nei confronti della Russia. Altre perplessità sono legate alla loro età e alla ormai “ridotta” lucidità. Biden, di cui hanno fatto discutere gaffe e recenti vuoti di memoria, potrebbe compiere 82 anni da presidente rieletto, due settimane dopo il voto. Trump, invece, arriverà all’Election Day che ne avrà già 78. Sulla strada verso l’appuntamento del 5 novembre, e sull’opinione pubblica, in ogni caso, potrebbero avere un peso anche il processo a Trump, per i presunti soldi versati alla pornostar Stormy Daniels per ottenerne il silenzio (la prossima udienza è fissata tra poco, il 25 marzo). Poi sarà il tempo delle convention e dei confronti, fino al voto del 5 novembre. Un film già visto, ma con un finale – al momento – difficile da prevedere.