La Gazzetta dello Sport - Lombardia

Julio Cesar

- S TEMPO DI LETTURA

compagni del 2010: c’è qualcosa di vagamente ”tripletist­a” anche nell’Inter di oggi?

«Niente paragoni, noi eravamo speciali ed è ancora bello ritrovarsi e vestire il nerazzurro tutti insieme. La squadra di oggi ha caratteris­tiche diverse, ma è speciale a suo modo».

3 Allora, come le pare l’Inter che vola verso la seconda stella?

«Forte e agguerrita. Ho sempre pensato che nel calcio la cosa più bella, importante, quasi magica, sia la fiducia. Fiducia in se stessi e nei compagni. Sentirsi forti tutti insieme e, grazie a questo, esserlo poi in campo. Questa Inter è l’esempio perfetto di cosa significhi ‘fiducia’. Lo vedi nel modo in cui giocano, si cercano, credono in quello che fanno vincono. Hanno raggiunto uno status che permette di puntare a qualsiasi obiettivo: per lo scudetto il più è fatto e pure la Champions è possibile».

3La macchina nerazzurra funziona così bene per merito di…?

«Del City! Potrei citare Inzaghi che sta gestendo tutto in una maniera fantastica, ma molto di quello che stiamo vivendo è nato nella finale di Champions. Per tutti il Manchester City avrebbe dovuto stravincer­e e invece ha rischiato… L’eredità di quella partita è stata importante a prescinder­e dal risultato: in quel momento tutto il mondo si è accorto di quanto questa Inter sia diventata matura. Prima di tutti, però, se n’è accorta l’Inter stessa: questa convinzion­e accompagna ora la squadra. In più, ha giocatori forti e funzionali in tutti i ruoli».

3 Partiamo dal capitano: è ormai al livello dei big europei?

«Non c’è dubbio: Lautaro è uno dei migliori in circolazio­ne. Io penso che la sua maturazion­e non sia terminata perché ogni anno aggiunge qualcosa, non si accontenta mai. Ora segna sempre, ma a me è piaciuto soprattutt­o quando la palla non entrava: il modo in cui ha gestito i momenti difficili, nonostante la pressione esterna, è stato davvero da campione. Non è un caso che sia capitano e un punto di riferiment­o per tutto il mondo Inter: se riesci a raggiunger­e questo livello in un club così grande, devi essere per forza grande».

3Si aspettava un Sommer così?

«Sono onesto, no… Mi ha stupito positivame­nte, è una sicurezza. Veniva dopo Onana, un portiere che aveva cambiato l’Inter col suo modo di far partire l’azione dal basso. Sommer ha preso il suo po

Julio Cesar Thiago Motta. Zanetti Cambiasso

In piedi

esto con semplicità, del resto non si passa al Bayern per caso: sostituire Neuer non è da tutti. Per le qualità che ha, Sommer è venuto fuori tardi: nel calcio capita, o forse, sempliceme­nte, non si è guardato nella giusta direzione…».

3In più, non gli arrivano poi così tanti tiri.

«La difesa interista è un muro e applica in maniera perfetta un sistema di gioco che le permette di rischiare poco, ma la bravura di un portiere da top team sta nella capacità di restare concentrat­o e farsi trovare pronto quando riceverà dei tiri. Succederà poche volte, ma succederà, e lì ti giochi la vita. Mou prima delle partite mi guardava negli occhi e mi dava la giusta carica: “Mi servi per due interventi, non di più…”».

eIn basso

È nato a Duque de Caxias, in Brasile, il 3 settembre 1979. Ha esordito nel Flamengo nel 1997. Dal 2004 ha difesa la porta del Brasile e si è meritato la chance in Europa. Nel 2005 arriva in Italia, prima al Chievo poi all’Inter, dove è stato protagonis­ta nel Triplete e ha conquistat­o 5 scudetti

3La prossima in A è col Bologna di un altro fratello come Thiago Motta: sorpreso da quanto sia bravo?

«Una cosa è giocare bene e un’altra è capire come giocare bene. Molti calciatori eseguono gli ordini, ma non hanno presente ciò che stanno facendo. Perché si muovono in un modo o in un altro durante le partite. Thiago in campo leggeva benissimo ogni sfumatura del gioco: molti non lo capivano, si chiedevano come facesse a giocare nell’Inter o nel Barcellona uno così lento? Invece era strepitoso, con i piedi e soprattutt­o con la testa. Non avevo dubbi sul fatto che sarebbe diventato un grande allenatore. Lui e Cambiasso avevano una dote innata, erano portati per un ruolo di responsabi­lità, poi il Cuchu non ha scelto questa profession­e ma aveva tutto per sedersi in panchina. Quello che Thiago conosce, sa insegnarlo, altra dote del bravo tecnico. A Bologna ha trovato il posto giusto per farlo, con ottimi giocatori. Merita la qualificaz­ione Champions».

3La panchina dell’Inter è occupata, Thiago Motta rischia di andare su quella di una rivale…

«Posso solo dire che Thiago sia destinato al massimo. Senza nulla togliere al Bologna, è normale che prima o poi andrà in squadre più grandi».

3E Atletico-Inter che sfida sarà?

«L’Inter deve combattere in modo intelligen­te, senza snaturarsi. Giocare: senza scoprirsi, ma palleggian­do e tenendo il controllo come fa quasi sempre. L’Atletico sa fare male anche in ripartenza, ma il rischio maggiore sta paradossal­mente nell’1-0 dell’andata. Avere due risultati su tre a volte condiziona psicologic­amente, ma questa squadra è saggia, sa gestire questa situazione».

3E se passa il turno poi che succede?

«Se passa, poi, nessuno sarà contento di giocarci contro. Giustament­e». 4’21”  (cont.) Doppietta di Figo, pure di qualità, nello stadio da cui Kvaratskhe­lia ha preso il volo verso Napoli, quello della Dinamo Batumi. Qui nella seconda città della Georgia, la “Las Vegas sul Mar Nero”, le Legends dell’Inter hanno battuto in amichevole una selezione di glorie locali, tra cui anche Kakha Kaladze che avrà risentito aria di derby. Il 20 è tutto a firma del portoghese, che ha giocato in attacco con Milito e Sneijder appena dietro: per Wesley 15 minuti praticamen­te da fermo, ma con il tocco di sempre, prima di alzare bandiera bianca. Zanetti, Cambiasso e pure Maicon i più in forma della compagnia in una squadra a forte trazione “tripletist­a”: erano ben 10 i reduci del 2010 nella trasferta georgiana (e di ritorno in bus hanno pure cantato «la capolista se ne va» come fanno i loro vecchi tifosi a San Siro).

Questa Inter è l’esempio perfetto di cosa significhi avere fiducia

Il Bologna di Motta merita la Champions Thiago sa insegnare quello che conosce

Lautaro è un grande: ha saputo reggere la pressione dei momenti difficili

Sommer mi ha sorpreso. La difesa dell’Inter è un muro. Lui è sempre concentrat­o

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