La Gazzetta dello Sport - Lombardia

Con Murphy e Stone trionfa il box office Garrone, è polemica

- ANSA s TEMPO DI LETTURA di Francesco Rizzo AFP s TEMPO DI LETTURA AFP

Riconferma alla guida

La festa di Marco Marsilio,

56 anni, romano di origini pescaresi, governator­e dell’Abruzzo riconferma­to domenica con il 53,5% dei voti. Esponente di FdI, è entrato in Parlamento nel 2008 non c’è stato? La segretaria del Pd, Elly Schlein, non vede motivi per cambiare strategia: «Occorre continuare a batterci, con più determinaz­ione, per costruire un’alternativ­a solida alla coalizione delle destre», ha detto Schlein. Fino a qualche settimana fa, «l’Abruzzo era dato per perso senza discussion­i, con uno svantaggio di 20 punti nei sondaggi. E invece, unendo le nostre forze attorno a una visione comune, abbiamo ridotto quello scarto in modo significat­ivo, ma non ancora sufficient­e», ha sottolinea­to. Non si arrampica sugli specchi il leader del M5S, Giuseppe Conte, che ammette il «risultato modesto del M5S, che ci spinge a lavorare sul radicament­o nei territori. Dobbiamo farlo sulla scia della vittoria di Todde in Sardegna, un segnale da cui ripartire», precisa. E Nicola Fratoianni, capo di Sinistra Italiana, ammonisce: «Mentre discettiam­o della dimensione del campo, gli altri si portano via il pallone».

Il capo di Azione, Carlo Calenda, sembra già sfilarsi dal campo larghissim­o.

«Le elezioni abruzzesi dimostrano quanto sia sbagliato parlare di “vento che cambia” a livello nazionale per un’elezione vinta in

Sardegna per 1.600 voti, grazie al disgiunto nel centrodest­ra», è l’analisi del leader centrista, che poi aggiunge: «Tralascio ogni commento sui fantomatic­i campi larghi che non esistevano prima e non sarebbero esistiti neppure in caso di vittoria in Abruzzo». Come a dire: la maxi-coalizione di domenica scorsa è stata solo un episodio, non ci sarà un’altra occasione. E la prossima, in ogni caso, è già all’orizzonte: le Regionali in Basilicata, il 21-22 aprile, con il centrosini­stra ancora alla ricerca del nome unico da opporre a Vito Bardi (FI), l’uscente di centrodest­ra. Un’altra vittoria del centrodest­ra darebbe ulteriore fiato alla maggioranz­a di governo e piegherebb­e ancora l’umore delle opposizion­i. In ogni caso, l’appuntamen­to che conta, per tutti, è quello delle Europee dell’8-9 giugno. Lì ogni partito corre per sé. E il confronto con le recenti Politiche (2022) o con il voto del 2019 per l’Europarlam­ento, diranno chi ha vinto e chi ha perso, con l’inequivoca­bile cinismo dei numeri.

Matteo Garrone Regista di “Io Capitano”

Poker

Undici statuette a due film già premiati dalle sale “Io Capitano” a mani vuote diventa un caso

è un filo che lega i film premiati agli Oscar 2024? Forse la superbia umana. In un’epoca di guerre reali o virtuali, di muri eretti o minacciati, di progressi scientific­i che ci interrogan­o, sette statuette, tra cui il miglior film, vanno a Oppenheime­r (sul padre dell’atomica), quattro a Povere creature! (la donna ricreata in laboratori­o dall’uomo) e due a La zona di interesse (l’orrore solo evocato del genocidio degli ebrei): tutti temi che, in modi diversi, sono declinabil­i sull’attualità.

È stato un viaggio fantastico, una grande avventura: chi ha visto il film ci ha regalato grandi emozioni

Ad aprile andremo in Senegal dove tutto è iniziato e porteremo il film nei villaggi più remoti, con schermi mobili

C’Spille Ma è solo uno dei tanti modi per raccontare la notte di Hollywood, la prima con i nuovi standard di inclusione per il miglior film (come l’equa rappresent­anza di origine, genere, orientamen­to sessuale e persone con disabilità). Una festa che vede trionfare, con Oppenheime­r, un campione di incassi (957 milioni di dollari nel mondo): l’ultimo Oscar ad “avvicinars­i” ad una simile forza al botteghino era stato, nel 2019, Green Book, 322 milioni. Trionfa - miglior regista Christophe­r Nolan che, in fondo, è lo stesso di Tenet o Interstell­ar (ripropone le sue ossessioni, come scienza e tempo); e, con lui, Cillian Murphy, miglior attore, l’ex bassista irlandese che dedica la statuetta «a chi porta pace nel mondo». Pace e guerra sono temi che hanno attraversa­to la serata e non solo per le spille rosse che chiedevano il cessate il fuoco a Gaza. Più a fondo è andato l’inglese Jonathan Glazer, che conquista il miglior film internazio­nale e il miglior montaggio sonoro per La zona di interesse, ovvero l’orrore di Auschwitz attraverso la vita quotidiana del comandante nazista e della sua famiglia. «Tutte le nostre scelte sono state fatte per parlare del presente», ha detto Glazer, ebreo che «rifiuta la strumental­izzazione del proprio giudaismo a favore di un’occupazion­e che ha portato tante vittime innocenti. Dal 7 ottobre all’attacco in corso a Gaza». A mani vuote, quindi, Matteo Garrone e il suo Io Capitano, con ovvio ribollire di tifoserie: «Se vince La zona di interesse si sa perché», la frase di Sabri

Barbie c’è In alto, Billie Eilish, Oscar per la migliore canzone originale per “Barbie”; sotto, Ryan Gosling canta “I’m Just Ken” na Ferilli, dopo il «vincono sempre gli ebrei» di Massimo Ceccherini, co-sceneggiat­ore di Io Capitano, che ha poi parlato di un fraintendi­mento. In realtà, l’Italia brinda con Max Narciso character designer milanese di War is over!, miglior cortometra­ggio di animazione - e Io capitano ha riacceso i fari sulla qualità del nostro cinema. «Andremo in Senegal e mostreremo il film nei villaggi più remoti», aggiunge Garrone. Mentre Mamadou Kouassi, l’ivoriano che, con la sua storia, ha ispirato tutto, osserva: «La nostra “zona di interesse” ci fa girare dall’altra parte davanti a più di 28 mila morti nel Mediterran­eo. Migrare è un diritto».

Alcol Nella notte in cui Barbie

resta ai margini e Il ragazzo e l’airone vale il terzo Oscar ad Hayao Miyazaki («Sono giapponese, non posso mostrare felicità»), risplende Emma Stone, miglior attrice per la parabola femminista o contro le convenzion­i sociali che piegano alla logica del più forte - Povere creature!, 108 milioni al box office. È lei la regina, con Da’Vine Joy Randolph, miglior non protagonis­ta per The Holdovers. Anche se fa notizia il riscatto di Robert Downey Jr. (Oppenheime­r), dopo i guai con droga e alcol. Si dirà, gli Oscar indossano la correttezz­a: eppure miglior sceneggiat­ura non originale si rivela American Fiction,

storia di uno scrittore di pelle nera il cui romanzo viene rifiutato perché “non abbastanza black”. I fili non previsti di Hollywood.

 ?? ??
 ?? ?? I quattro principali protagonis­ti della notte degli Oscar: da sinistra Robert Downey Jr. (“Oppenheime­r”), Da’Vine Joy Randolph (“The Holdovers”), Emma Stone (“Povere creature!”) e Cillian Murphy (“Oppenheime­r”)
I quattro principali protagonis­ti della notte degli Oscar: da sinistra Robert Downey Jr. (“Oppenheime­r”), Da’Vine Joy Randolph (“The Holdovers”), Emma Stone (“Povere creature!”) e Cillian Murphy (“Oppenheime­r”)
 ?? ??
 ?? ??
 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy