La Gazzetta dello Sport - Lombardia
Con Murphy e Stone trionfa il box office Garrone, è polemica
Riconferma alla guida
La festa di Marco Marsilio,
56 anni, romano di origini pescaresi, governatore dell’Abruzzo riconfermato domenica con il 53,5% dei voti. Esponente di FdI, è entrato in Parlamento nel 2008 non c’è stato? La segretaria del Pd, Elly Schlein, non vede motivi per cambiare strategia: «Occorre continuare a batterci, con più determinazione, per costruire un’alternativa solida alla coalizione delle destre», ha detto Schlein. Fino a qualche settimana fa, «l’Abruzzo era dato per perso senza discussioni, con uno svantaggio di 20 punti nei sondaggi. E invece, unendo le nostre forze attorno a una visione comune, abbiamo ridotto quello scarto in modo significativo, ma non ancora sufficiente», ha sottolineato. Non si arrampica sugli specchi il leader del M5S, Giuseppe Conte, che ammette il «risultato modesto del M5S, che ci spinge a lavorare sul radicamento nei territori. Dobbiamo farlo sulla scia della vittoria di Todde in Sardegna, un segnale da cui ripartire», precisa. E Nicola Fratoianni, capo di Sinistra Italiana, ammonisce: «Mentre discettiamo della dimensione del campo, gli altri si portano via il pallone».
Il capo di Azione, Carlo Calenda, sembra già sfilarsi dal campo larghissimo.
«Le elezioni abruzzesi dimostrano quanto sia sbagliato parlare di “vento che cambia” a livello nazionale per un’elezione vinta in
Sardegna per 1.600 voti, grazie al disgiunto nel centrodestra», è l’analisi del leader centrista, che poi aggiunge: «Tralascio ogni commento sui fantomatici campi larghi che non esistevano prima e non sarebbero esistiti neppure in caso di vittoria in Abruzzo». Come a dire: la maxi-coalizione di domenica scorsa è stata solo un episodio, non ci sarà un’altra occasione. E la prossima, in ogni caso, è già all’orizzonte: le Regionali in Basilicata, il 21-22 aprile, con il centrosinistra ancora alla ricerca del nome unico da opporre a Vito Bardi (FI), l’uscente di centrodestra. Un’altra vittoria del centrodestra darebbe ulteriore fiato alla maggioranza di governo e piegherebbe ancora l’umore delle opposizioni. In ogni caso, l’appuntamento che conta, per tutti, è quello delle Europee dell’8-9 giugno. Lì ogni partito corre per sé. E il confronto con le recenti Politiche (2022) o con il voto del 2019 per l’Europarlamento, diranno chi ha vinto e chi ha perso, con l’inequivocabile cinismo dei numeri.
Matteo Garrone Regista di “Io Capitano”
Poker
Undici statuette a due film già premiati dalle sale “Io Capitano” a mani vuote diventa un caso
è un filo che lega i film premiati agli Oscar 2024? Forse la superbia umana. In un’epoca di guerre reali o virtuali, di muri eretti o minacciati, di progressi scientifici che ci interrogano, sette statuette, tra cui il miglior film, vanno a Oppenheimer (sul padre dell’atomica), quattro a Povere creature! (la donna ricreata in laboratorio dall’uomo) e due a La zona di interesse (l’orrore solo evocato del genocidio degli ebrei): tutti temi che, in modi diversi, sono declinabili sull’attualità.
È stato un viaggio fantastico, una grande avventura: chi ha visto il film ci ha regalato grandi emozioni
Ad aprile andremo in Senegal dove tutto è iniziato e porteremo il film nei villaggi più remoti, con schermi mobili
C’Spille Ma è solo uno dei tanti modi per raccontare la notte di Hollywood, la prima con i nuovi standard di inclusione per il miglior film (come l’equa rappresentanza di origine, genere, orientamento sessuale e persone con disabilità). Una festa che vede trionfare, con Oppenheimer, un campione di incassi (957 milioni di dollari nel mondo): l’ultimo Oscar ad “avvicinarsi” ad una simile forza al botteghino era stato, nel 2019, Green Book, 322 milioni. Trionfa - miglior regista Christopher Nolan che, in fondo, è lo stesso di Tenet o Interstellar (ripropone le sue ossessioni, come scienza e tempo); e, con lui, Cillian Murphy, miglior attore, l’ex bassista irlandese che dedica la statuetta «a chi porta pace nel mondo». Pace e guerra sono temi che hanno attraversato la serata e non solo per le spille rosse che chiedevano il cessate il fuoco a Gaza. Più a fondo è andato l’inglese Jonathan Glazer, che conquista il miglior film internazionale e il miglior montaggio sonoro per La zona di interesse, ovvero l’orrore di Auschwitz attraverso la vita quotidiana del comandante nazista e della sua famiglia. «Tutte le nostre scelte sono state fatte per parlare del presente», ha detto Glazer, ebreo che «rifiuta la strumentalizzazione del proprio giudaismo a favore di un’occupazione che ha portato tante vittime innocenti. Dal 7 ottobre all’attacco in corso a Gaza». A mani vuote, quindi, Matteo Garrone e il suo Io Capitano, con ovvio ribollire di tifoserie: «Se vince La zona di interesse si sa perché», la frase di Sabri
Barbie c’è In alto, Billie Eilish, Oscar per la migliore canzone originale per “Barbie”; sotto, Ryan Gosling canta “I’m Just Ken” na Ferilli, dopo il «vincono sempre gli ebrei» di Massimo Ceccherini, co-sceneggiatore di Io Capitano, che ha poi parlato di un fraintendimento. In realtà, l’Italia brinda con Max Narciso character designer milanese di War is over!, miglior cortometraggio di animazione - e Io capitano ha riacceso i fari sulla qualità del nostro cinema. «Andremo in Senegal e mostreremo il film nei villaggi più remoti», aggiunge Garrone. Mentre Mamadou Kouassi, l’ivoriano che, con la sua storia, ha ispirato tutto, osserva: «La nostra “zona di interesse” ci fa girare dall’altra parte davanti a più di 28 mila morti nel Mediterraneo. Migrare è un diritto».
Alcol Nella notte in cui Barbie
resta ai margini e Il ragazzo e l’airone vale il terzo Oscar ad Hayao Miyazaki («Sono giapponese, non posso mostrare felicità»), risplende Emma Stone, miglior attrice per la parabola femminista o contro le convenzioni sociali che piegano alla logica del più forte - Povere creature!, 108 milioni al box office. È lei la regina, con Da’Vine Joy Randolph, miglior non protagonista per The Holdovers. Anche se fa notizia il riscatto di Robert Downey Jr. (Oppenheimer), dopo i guai con droga e alcol. Si dirà, gli Oscar indossano la correttezza: eppure miglior sceneggiatura non originale si rivela American Fiction,
storia di uno scrittore di pelle nera il cui romanzo viene rifiutato perché “non abbastanza black”. I fili non previsti di Hollywood.