La Gazzetta dello Sport - Lombardia
IL PATTO PER DARE A KIEV «ARMI A LUNGO RAGGIO» E LA RUSSIA VA ALLE URNE TRA ESPLOSIONI E ARRESTI
Vertice a Berlino con Scholz e Macron: «Mosca non deve vincere» L’impegno: no all’escalation. Missili su Odessa, venti le vittime Voto per il Cremlino: molotov nei seggi. Putin: «La pagheranno»
«La Francia è stata trascinata nel conflitto in Ucraina ed è pronta ad aumentare il suo coinvolgimento», ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. Da Roma, il ministro degli Esteri Antonio Tajani frena: «Credo che la Nato non debba entrare in Ucraina, mi auguro che non accada. Entrare lì e fare guerra alla Russia significa rischiare la Terza guerra mondiale», la linea italiana.
Siamo uniti e determinati: faremo tutto quello che serve
I tre leader hanno provato a smorzare alcuni toni: ma resta la spinta ad aumentare la spesa militare in Europa.
Francia, Germania e Polonia concordano di «non prendere mai l’iniziativa di un’escalation in Ucraina», ha detto il francese Macron. E anche Scholz ha sottolineato che «non siamo in guerra con la Russia. Ma Putin deve sapere che non cesseremo di sostenere l’Ucraina». E il polacco Tusk ha rimarcato che «parliamo con una voce sola». Ma emerge anche la volontà di incrementare l’impegno sulle armi, malgrado le recenti frizioni tra Parigi e Berlino (solo giovedì il cancelliere frenava ancora sulla consegna di missili Taurus a Kiev). Proprio Scholz ha annunciato «una coamissione
Emmanuel Macron Presidente della Francia
lizione degli alleati dell’Ucraina sulle armi a lungo raggio, perché Putin non deve vincere». E dopo aver trovato l’accordo, mercoledì scorso, su altri 5 miliardi di aiuti militari a Zelensky, l’Unione europea ha stanziato 500 milioni di euro per la produzione di munizioni, con l’obiettivo di arrivare a due milioni di proiettili all’anno, entro la fine del 2025. La ComUe ha inoltre varato il Programma di lavoro per il rafforzamento dell’industria della Difesa europea attraverso un approvvigionamento comune, oltre al Fondo per la Difesa Ue, il tutto per un valore complessivo di quasi due miliardi di euro.
Anche un importante esponente dell’Ue prefigura il rischio di un’escalation, mentre a Odessa scorre il sangue.
«La possibilità di una guerra convenzionale ad alta intensità in Europa non può più essere esclusa. Quasi tutte le capitali europee stanno ora lavorando a questo scenario, sperando ovviamente che non si concretizzi mai», ha ammesso l’Alto rappresentante per gli Affari esteri dell’Ue Josep Borrell, parlando negli Stati Uniti. «Il contesto è molto preoccupante, ma potete stare certi che la posizione dell’Europa nei confronti dell’Ucraina non si indebolirà. Né dovrebbe farlo quello dell’America», spiega Borrell. E da Cassino, nell’ottantesimo anniversario del bombardamento della città, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha sottolineato che «la guerra non sa mai arrestarsi sulla soglia della barbarie», e ha ricordato che la Costituzione la ripudia «come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali». Sul campo, il conflitto va avanti. Il presidente ucraino Zelensky ha condannato come «assolutamente spregevole, opera di carogne», il blitz russo su Odessa, che ha provocato almeno 20 morti e 70 feriti.
In Russia si vota fino a domani.
Il presidente Putin ha votato ieri, nel primo dei tre giorni delle consultazioni, e lo ha fatto online. Putin - che si presenta come indipendente - è di fatto l’unico vero candidato, malgrado le schede riportino anche i nomi di Leonid Slutski (Partito Liberal-democratico, Ldpr), Nikolai Kharitonov (Partito comunista) e Vladislav Davankov (Nuova Gente). Sottotraccia, la protesta anti-Putin, accentuata dalla recente morte del dissidente Alexei Navalny, si fa notare. E se il presidente, quasi certo del suo quinto mandato per il Cremlino, ha fatto appello al voto patriottico («Il destino della Russia è nelle mani dei russi», ha detto), l’oppositore Ilya Yashin, dal carcere dove è re